Dante Alighieri è considerato il poeta che inventò l’Italia e la lingua Italiana. La sua grandezza sta nella creazione di opere senza modelli e senza precedenti, che hanno condizionato e continuano ad influenzare la nostra storia e la nostra cultura. La Vita Nuova è un prosimetro, una commistione di versi e prosa, stesa da Dante tra il 1292 e il 1293. Le prose, come l’autore chiarisce nell’Incipit, sono di accompagnamento e di spiegazione alle liriche. Sotto il segno del Dio Amore, il testo si concentra sul tema del rinnovamento. In vita e morte di Beatrice, Dante racconta la sua storia, una storia d’amore non corrisposto che culminerà con la poesia della lode, una nuova espressione poetica.
La grandezza del Libello, Vita Nuova
Come tutti i capolavori danteschi, la Vita Nuova rappresenta l’originalità assoluta: è un’opera senza precedenti. I modelli potrebbero essere degli esperimenti di prosimetri in latino, composti principalmente da Boezio. Per quanto riguarda la prosa, sembra essere scritta sulla scia dello stile ciceroniano, mentre le liriche sono sicuramente di ripresa provenzale. Una grande novità della Vita Nuova è l’uso esclusivo della nascente lingua volgare: l’autore la sceglie perchè comprensibile da tutti e non solo da pochi eletti.
L’Amore provoca rinnovamento. Dante aveva trattato l’argomento nella stesura delle liriche giovanili, riprese per quest’opera, ma anche durante numerose tenzoni con i suoi amici stilnovisti. Il recupero delle rime precedenti conferisce una forte coerenza autobiografica all’opera.
Un’autobiografia dantesca
La narrazione si apre con il primo incontro tra Dante e Beatrice: il poeta la nota all’età di 9 anni e sperimenta gli effetti sconvolgenti di Amore. Da qui ha inizio una lunga storia di rinnovamento interiore. Attraverso l’aiuto della ragione, che non riesce a prevalere mai su Amore e l’inserimento del racconto di alcuni sogni premonitori, riviviamo con Dante i suoi struggenti sentimenti. Dopo la concessione del saluto da parte della donna, l’uomo vive un periodo di straordinaria felicità.
Dante non riesce, però, a celare i segni del suo amore per la donna. Dunque, per non compromettere la sua immagine, ricorre all’uso di una donna schermo: finge di essere innamorato di un’altra. Ma quando anche la donna schermo va via da Firenze, nascono numerose maldicenze e Beatrice gli toglie il saluto e ride di lui. Il poeta cade in uno sconforto profondo, tanto da recuperare alcune rime petrose. L’amore di Dante si trasforma profondamente: diventa assoluto e disinteressato. Le parole diventano il punto cardine dell’espressione autosufficiente della lode di Beatrice.
A causa della morte improvvisa e prematura della donna, il poeta viene completamente investito dal dolore. Alla ricerca di un ristoro per la propria sofferenza, Dante sceglie di rifugiarsi nella filosofia. Quando nascerà in lui il desiderio per un’altra donna, si sentirà imbarazzato e gli apparirà in sogno Beatrice che lo restituirà al dominio della ragione. L’opera si conclude con l’annuncio di una nuova opera in cui Dante avrebbe raccontato di Beatrice quello che non è mai stato detto di nessuna. Presumibilmente fu un primo accenno alla composizione della Commedia.
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