Benvenuti nell’universo narrativo di StoryLine. Si sta avvicinando il 2 febbraio perciò abbiamo deciso di dedicare il nostro racconto di oggi alla Candelora. Per farlo ci siamo ispirati al racconto evangelico che vede protagonista l’anziano Samuele che non sarebbe morto prima di vedere il Messia rivedendolo in chiave moderna.
Candelora, l’inizio
In quella fredda mattina di Candelora al vecchio Samuele Luchini nella RSA dove risiedeva sembrò di rivedere la luce dopo un enorme tunnel di rimorsi in cui era finito quarant’anni prima. Era appoggiato ad un vetro ed a causa delle attuali restrizioni non poteva toccare il suo nuovo amico eppure gli sembrava di conoscerlo da sempre e che in realtà non se ne fosse mai andato. Improvvisamente il sorriso gli era tornato dopo che il peso di un rimorso che aveva dimenticato era tornato a schiacciarlo. C’era stato un attimo che aveva pensato di non avercela fatta e che sarebbe finita tragicamente come in passato.
Tutto era cominciato quando nella RSA era giunto un nuovo infermiere. Si diceva che fosse strano e che avesse uno sguardo perso quasi come se nella sua mente fosse da un altra parte. Samuele non si era lasciato prendere dal panico e da voci di corridoio fino ad una sera in cui cadde vittima di un violento improvviso attacco di ira dell’infermiere. Si salvò dal peggio grazie all’intervento di due persone. Il giorno dopo venne a sapere che l’uomo in questione era stato accusato di aver rubato alcune siringhe e dei lacci emostatici. Samuele aveva già capito perchè l’uomo lo aveva fatto e da cosa era scatenato l’attacco d’ira. Si rifiutava però di crederci perchè aveva già visto una persona in quello stato parecchi anni prima.
Non succederà ancora
Quando seppe che l’infermiere era stato cacciato ebbe anche la terribile conferma delle sue ipotesi. L’uomo era un tossicodipendente e l’ira era stata scatenata dall’astinenza. Qualcosa che Samuele aveva già visto e per cui aveva perso qualcuno che amava molto. Qualcuno che inizialmente era suo figlio e che poi la droga aveva trasformato in una fioca immagine chiusa nel cassetto della memoria. Erano quarant’anni che non parlava più del figlio e nemmeno ora che le cose sembravano ripetersi voleva parlarne. Anzi quando il suddetto infermiere gli inviò una lettera di scuse stava quasi per cestinarla senza leggerla quando un nome che aveva già sentito lo colpì.
Decise allora di rispondergli, di stabilire un contatto pur non sapendo se il loro dialogo si fosse esaurito con una semplice risposta. Scrisse con parole semplici offrendogli la sua amicizia se ne avesse avuto bisogno. Pensava di dire qualche parola di conforto e poi di lasciar perdere per evitare di aprire vecchie ferite. Seppe molte cose della vita privata dell’infermiere, dell’inizio della sua tossicodipendenza cominciata per scherzo durante una festa con amici poco raccomandabili. L’uomo inoltre aveva perso la moglie a causa della sua dipendenza. Samuele pian piano pensava di smarcarsi dalla situazione poi si ricordò di una promessa fatta al figlio dopo averlo trovato privo di sensi con una siringa nel braccio. Samuele non sarebbe morto prima di averlo rivisto.
Ora posso andare
Per questo iniziò a pensare come aiutare l’infermiere cercando di ritrovare il figlio perduto dentro di se. Iniziarono una fitta corrispondenza anche durante il lockdown in cui il vecchio Samuele gli dava consigli e gli faceva coraggio cercando di fargli comprendere che oltre il buio c’è sempre una luce che ti aspetta e sta solo a noi raggiungerla oppure no. Dalle notizie che riceva l’infermiere sembrava rimettersi lentamente in sesto. Samuele aveva scoperto qualcosa che aveva temuto di dare al figlio non fidandosi di lui. Una cosa semplice che può segnare un rapporto tra due persone come la fiducia.
Capitò poi per qualche mese di non ricevere più lettere e questo fece temere a Samuele che fosse accaduto di nuovo il peggio. Poi inaspettatamente quell’uomo si presentò proprio quella fredda mattina di Candelora con la moglie. Si era disintossicato e si era trasferito in un’altra città per ricominciare. Samuele fu talmente contento di rivederlo e che gli altri membri dello staff della RSA non riuscirono a capire perchè. “Sai ho appena rivisto Cristiano e ora posso andare in pace”, disse ad uno di loro che gli spingeva la carrozzina. Cristiano infatti era il nome sulla prima lettera che lo aveva spinto ad agire. Curiosamente anche il figlio di Samuele si chiamava così.
Stefano Delle Cave