L’ormai ex premier Giuseppe Conte non nasconde ai suoi l’amarezza per l’epilogo di questa crisi di governo che in qualche modo era nell’aria: “Era tutto già scritto. Renzi aveva già un accordo col centrodestra. Salvini e Berlusconi gli hanno garantito che ci staranno, altri non potranno che accodarsi. A me era chiaro sin da subito, a qualcun altro forse no”.

Ai suoi fedelissimi concede una battuta preparata probabilmente da settimane: “Per citare il poeta, sono sereno…”

L’annuncio di Mattarella

La certezza però è arrivata solo in serata, dopo il colloquio del presidente della Camera Roberto Fico con Sergio Mattarella e il conseguente annuncio che non c’erano le condizioni per creare un nuovo governo sostenuto da una maggioranza politica.

In realtà anche questo era ormai trapelato da ore, con un tweet pubblicato da un esponente di Italia Viva in cui si citavano tutte le condizioni poste da Conte e dai suoi. La conferma di Bonafede e della Azzolina e il no al Mes, tanto per citarne alcune, e tanto è bastato a far saltare il tavolo delle trattative.

Lo sfogo di Conte

Se Conte da una parte non è stato sorpreso dell’esito della trattativa, “Io non resto a Palazzo Chigi a fare il prigioniero di Renzi o di qualcun altro” avrebbe detto in uno sfogo telefonico con Crimi prima e Franceschini poi, dall’altra si pente della scelta delle dimissioni:  «ho sbagliato a dimettermi, se non avessi fatto quel passo forse, ora…».

Lo scontro con Renzi

In questa frase forse il senso di uno scontro che l’avvocato del popolo non poteva vincere, per definizione, contro un politico esperto e navigato come Matteo Renzi.

Non essere un politico di professione ha pagato molto bene ultimamente dal punto dei vista dei consensi elettorali, o presunti tali, ma sapersi muovere con destrezza dentro i palazzi della politica è un’altra cosa e Conte oggi ha pagato il prezzo di questa ingenuità.

Mario Draghi convocato al Quirinale

Tra poco Mario Draghi è atteso dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che gli conferirà il mandato di formare un nuovo governo, sostenuto da un’ampia maggioranza parlamentare.

Un nome, quello di Draghi, invocato a gran voce ormai da mesi come l’unico in grado di guidare l’Italia in questo delicato periodo. Di sicuro il prestigio internazionale dell’ex governatore di Bankitalia è indiscusso, anche se dal governo istituzionale si sono già sfilati la Meloni, probabilmente Salvini e un pezzo del M5S con Di Battista in testa.

Una resa dei conti inevitabile con un futuro politico ancora tutto da scrivere, sperando di uscirne, tutti insieme, “whatever it takes”.

Valerio Altieri