Il 6 febbraio è la giornata mondiale contro le mutilazioni genitali femminili (MGF) e noi di BRAVE abbiamo approfondito il tema in questo articolo. Non si combatte la violenza della mutilazione un solo giorno all’anno, per questo motivo abbiamo deciso di mostrare il progetto di AIDOS sulle mutilazioni genitali femminili.
AIDOS e le dinamiche sociali
L’associazione italiana donne per lo sviluppo (AIDOS) nasce nel 1981, con lo scopo, tanto in Italia quanto all’estero, di promuovere e difendere i diritti umani, la dignità e la libertà delle donne e della comunità LGBTQIA.
All’agenzia di stampa Dire Valentina Fanelli, responsabile dei programmi sull’abbandono dell’MGF per AIDOS spiega: “Noi lavoriamo molto nella formazione di professionisti del sistema sanitario, operatori e operatrici sociali che si occupano di sensibilizzazione, insegnanti, e, in Europa, nel sistema di accoglienza di migranti e richiedenti asilo. Tantissime categorie professionali che poi intercettano le donne con mgf e possono svolgere un ruolo fondamentale, sia nella prevenzione, affinché le figlie di queste donne non le subiscano a loro volta, sia nella presa in carico di quelle che riportano conseguenze sanitarie e psicologiche importanti”.
Dinamica di una norma sociale: mutilazioni genitali femminili
Il video di AIDOS “Mutilazioni genitali femminili” fa parte di una raccolta di video che usciranno nei prossimi mesi, realizzati per il progetto “Building Bridges between Africa and Europe to tackle FGM”, nell’ambito del Programma congiunto UNFPA – UNICEF per l’eliminazione delle MGF.
Dal 2008 il programma ha aiutato a prevenire, proteggere e curare oltre 3,2 milioni di donne e ragazze legate alla MGF e 31,5 milioni di persone hanno abbandonato la pratica di questa violenza. Non solo solo numeri, ma persone, madri e figlie che hanno contribuito attivamente all’eliminazione di una violenza approvata dalla società in ben 13 paesi. C’è ancora bisogno di parlarne, solo in Italia le donne a rischio sono tra le 80 e le 90mila.
AIDOS contro le mutilazioni genitali femminili
Come si racconta una violenza in una società nella quale tale pratica è definita “cultura e tradizione”?
Diretti dalla registra Adele Tulli e animati dall’artista Peque Varela i video, come quello per la giornata mondiale contro le mutilazioni genitali femminili, sono realizzati per raccontare in maniera semplice un tema complesso e ricco di sfaccettature. “L’auspicio è che riescano a comunicare i contenuti e ad arrivare in modo semplice e immediato a un pubblico il più ampio possibile”, spiega Tulli.
“È difficile prendere la decisione di non praticarle se il resto della società continua a farlo – spiega Valentina Fanelli –, perché c’è un giudizio, un meccanismo di sanzione ed esclusione sociale nei confronti delle ragazze non sottoposte a mgf”.
Come spiega il video di Adele Tulli, la gran parte dei nostri comportamenti sono interdipendenti e quindi influenzati dalle persone che ci circondano. Le norme sociali sono azioni che si fanno perché compiute dagli altri intorno a noi. Le mutilazioni genitali femminili sono una norma sociale dannosa.
Non essere conforme a certe azioni collettive porta a “sanzioni”, come l’isolamento e riprovazione pubblica.
Bisogna supportare le famiglie che non vogliono mutilare le figlie. Proprio questa dinamica è essenziale per spezzare una norma sociale dannosa e limitante per le donne e far entrare il cambiamento in un sistema chiuso e retrogrado.
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Articolo di Giorgia Bonamoneta.