Keisuke Honda torna a parlare dell’Italia e della sua personalissima esperienza in un Milan dimesso. Il calciatore giapponese, vestendo la maglia dei rossoneri, ha realizzato un sogno che coltivava fin da bambino. Ma le dichiarazioni non sono tutte rose e fiori: c’è spazio per le bacchettate a Mario Balotelli ed Alessio Romagnoli, ex compagni di squadra.
Una leggenda assoluta del calcio giapponese che, come Hidetoshi Nakata prima di lui, è riuscita a ritagliarsi uno spazio importante nel calcio europeo. Le due esperienze al CSKA Mosca e al Milan, con brevi parentesi anche in Eredivisie, hanno impreziosito la carriere da Keisuke Honda che, con la Nazionale del Sol Levante, ha messo insieme 98 presenze e 37 reti. In Italia, il fantasista asiatico ha difeso i colori milanisti per tre anni mettendo insieme la bellezza di 81 presenze e 9 reti. Non proprio uno di passaggio.
Keisuke Honda: “Qualcuno nel mio Milan non dava il massimo”
Ecco le parole, rilasciate a La Gazzetta dello Sport, di Keisuke Honda che, giocando nel Milan, ha realizzato un suo sogno d’infanzia: “Ho sempre bisogno di nuovi stimoli e di superare me stesso. Non è una questione di carriera, ci pensavo quando ero giovane. E neanche di soldi. Seguo soltanto la mia passione, il calcio. L’avevo scritto in un tema di scuola a 12 anni. Ancora oggi ringrazio Galliani per avermi dato l’opportunità di realizzare un sogno. Però c’erano tanti problemi. In un altro contesto forse non avrei mai giocato per il Milan, devo ammetterlo. Quella situazione difficile mi ha aiutato. Il club non aveva soldi per comprare top player. Quindi molti giocatori ‘normali’ hanno avuto la chance di indossare quella maglia. Non c’era strategia, una struttura societaria precisa, ogni tre mesi arrivava un nuovo allenatore. Con un clima così era impossibile fare risultati. Noi abbiamo dato il 100%, ma i tifosi si aspettavano di più“.
Rimproveri a Mario Balotelli e Alessio Romagnoli, carezza per Gianluigi Donnarumma: “Un talento enorme, eppure non faceva nulla per migliorare. Volevo cambiare la sua routine quotidiana: ‘Mario, fidati. Se vuoi diventare il migliore devi allenarti duramente’. Mi guardò con una faccia seria e il giorno dopo si presentò in palestra 40 minuti prima della seduta. Anche il giorno seguente. Al terzo, si era già stufato. Mario è così. Romagnoli? Un grande difensore, ma in quegli anni anche lui non si allenava al 100%. Dovrebbe credere di più in se stesso e avere una filosofia diversa. Donnarumma può diventare uno dei portieri migliori al mondo, come Buffon. Glielo dicevo sempre, se ci riesce dovrà offrirmi una cena con del buon vino”.
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