Uscito sulle piattaforme on demand il 21 aprile, Non mi uccidere è il lungometraggio di Andrea De Sica con protagonisti Alice Pagani e Rocco Fasano nel ruolo dei “sopramorti” Mirta e Robin, due fidanzati morti per overdose e risvegliatisi vampiri. Tratto dall’omonimo romanzo di Chiara Palazzolo, è stato definito il Twilight italiano, ma non basta una coppia di vampiri per giustificare il paragone.

Se da una parte infatti abbiamo un blockbuster americano che ha fatto sognare un’intera generazione, dall’altra abbiamo un prodotto di dimensioni e rilievo sicuramente ridotti ma che, a un’attenta analisi, si dimostra ottimo ed efficace nel genere cinematografico in cui va inserirsi, quello dei teen drama. Nonostante dalla critica abbia ricevuto pareri negativi, Non mi uccidere si rivela più centrato di quanto non sembri.

Non mi uccidere, la recensione

Alice Pagani e Rocco Fasano in una scena del film © repubblica.it
Alice Pagani e Rocco Fasano in una scena del film © repubblica.it

Per i nostalgici che hanno letto il romanzo nel 2005, sarà immediato notare che il regista ha preso alcune libertà narrative nella realizzazione di Non mi uccidere. La ragione è presto detta: appartenendo a un universo letterario composto da tre volumi, il film ha bisogno di tastare il terreno, vedere come viene recepito dalla critica al fine di realizzare eventuali sequel.

L’opera tuttavia segue abbastanza fedelmente il romanzo, nonostante manchi una componente che in quest’ultimo era fondamentale: i boschi. Andrea De Sica preferisce invece tornare sulle tracce di Baby e ripercorrere i pavimenti dei pub e dei locali notturni e le strade delle città. Non mi uccidere diventa un teen drama horror urbano, che sullo schermo ha una buona resa grazie alla regia e alla fotografia.
De Sica grazie all’uso della macchina da presa strizza l’occhio alla tradizione del cinema horror, restituendoci così delle sequenze che, grazie a degli ottimi effetti speciali, risultano eccellenti per il genere del film.

Colonna sonora e deus ex machina

Alice Pagani e Silvia Calderoni in una scena del film © cinematographe.it

L’accurato studio registico fatto da Andrea De Sica per Non mi uccidere si ritrova in altre due scelte.
Prima di tutto, la colonna sonora: da una parte abbiamo Twin Peaks, il teen drama horror degli anni ’90 per eccellenza, grazie a “The Nightingale” di Julee Cruise; dall’altra siamo catapultati in uno shaker in cui il regista aggiunge Arancia Meccanica e Old Boy, grazie a una scena di un combattimento “una contro tutti” che si svolge all’interno di un corridoio sulle note di “Lascia ch’io pianga”.

E poi bisogna menzionare Silvia Calderoni, che nel film interpreta Sara, una sopramorta che arriva in aiuto di Mirta come un deus ex machina. L’attrice, stupenda nel suo aspetto androgino e nei suoi capelli platino, riesce a calzare perfettamente i panni di questa aiutante quasi scesa dal cielo, o sbucata da non si sa che mondo per soccorrere la vampira appena nata. Andrea De Sica inoltre le cuce addosso una scena davvero girl power, in cui tramite uno sguardo in macchina continuo insegna prima alle spettatrici, e poi a Mirta, a difendersi dagli aggressori. Una scelta sicuramente originale, che rende però il film dinamico e piacevole da guardare.

Ma quindi Non mi uccidere è il nuovo Twilight italiano?

Assolutamente no. Non mi uccidere è un film in cui la critica non ha creduto, complice anche la “fratellanza” scomoda con Baby, eppure se guardato con un occhio meno pregiudizievole risulta una piccola perla nel teen drama italiano.
Le atmosfere dark e underground che prendono per mano la tradizione horror rendono il film quasi una novità nella nostra cinematografia, specialmente quella destinata ai più giovani. Grazie anche al suo finale aperto, Non mi uccidere ci regala una nuova eroina soprannaturale, pronta a fronteggiare una minaccia più grande di lei. Fino all’inatteso e scioccante scontro finale.

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Crediti fotografici: mam-e.it, repubblica.it, cinematographe.it

CHIARA COZZI