Nomadland di Chloe Zhao è un road movie per i nostri tempi, ora ancora più importante e attuale in questo momento di ridefinizione e cambiamento. È un vasto ritratto panoramico dello spirito nomade americano che segue il flusso della manodopera. Vediamo lo splendore dell’Ovest americano, dalle Badlands del South Dakota al deserto del Nevada fino al Pacific Northwest. Il tutto attraverso gli occhi della sessantunenne Fern, protagonista interpretata da Frances McDormand. È stata proprio l’attrice a coinvolgere nel progetto Chloe Zhao dopo aver trovato uno spirito affine nel precedente film della regista, The Rider – Il sogno di un cowboy.
Insieme hanno creato il ritratto di una donna che ha perso suo marito e tutta la sua vita precedente, dopo che la città mineraria in cui viveva è stata dissolta. Ma durante il suo percorso diventa più forte e trova una nuova vita. Fern (Frances McDormand) trova la propria comunità nei raduni tra nomadi a cui partecipa, nella forte amicizia con Dave (David Strathairn) e nelle persone che incontra durante il suo viaggio. Ma soprattutto, come afferma Zhao, “nella natura, mentre lei si evolve. Nelle terre selvagge, nelle rocce, negli alberi, nelle stelle. È in questi luoghi che trova la sua indipendenza”.
“Nomadland”, da dove tutto ebbe inizio
Nel 2017, Frances McDormand e il produttore Peter Spears collaborano per opzionare i diritti del libro Nomadland. Un racconto d’inchiesta della scrittrice Jessica Bruder. Dopo aver visto al Toronto Film Festival il film di Chloe Zhao The Rider – Il sogno di un cowboy, Frances McDormand si convince che la regista sarebbe stata perfetta per dirigere il film.
Fran è venuta da me semplicemente come produttrice. Fin dal primo giorno mi ha chiesto se avesse dovuto far parte del progetto anche come attrice, ricorda Chloe Zhao. Sentivo però che non sarebbe stato semplice convincere il pubblico. C’è una discriminazione basata sull’età in questo paese, un pregiudizio contro le storie incentrate sulle persone più anziane e sulla gente che vive ai margini della società. Dunque ho pensato che, se Fran fosse stata d’accordo, avremmo potuto affrontare questo pregiudizio nel film.
La creazione dei personaggi
Per un risultato più verosimile, la regista ha optato per inserire degli interpreti non professionisti nel film. Ha selezionato molti dei veri nomadi presenti nel film nel corso di diversi mesi trovando una o due persone alla volta e lavorando con coloro che avevano legami più stretti all’interno della comunità. Swankie e Linda May sono state ingaggiate fin dall’inizio perché erano citate anche nel libro di Jessica Bruder.
Chloe si immerge nelle vite e nelle storie delle persone reali che vuole raccontare. Si mette alla ricerca della chiave che le fornisca un arco drammatico per un film, afferma McDormand. Il processo per realizzare Nomadland è stato complicato per entrambe, dato che da una parte c’erano interpreti non professionisti provenienti dalla comunità nomade e dell’altra eravamo io e David, due attori professionisti. Chloe ha passato del tempo con noi e si è appuntata dei dettagli sulle nostre vite e sulle interazioni tra noi due come amici. Da lì è partita per sviluppare la sua idea del rapporto tra i personaggi di Fern e Dave.
I veri nomadi: Swankie e Linda May
Swankie ricorda positivamente la sua esperienza lavorativa con Zhao. “All’inizio mi intimidiva, ma dopo averla conosciuta meglio mi sono accorta che era l’unica persona in grado di vedere il quadro complessivo. Da come si comportava con me sembrava che io fossi una famosa star del cinema, e lei una mia fan. Durante la realizzazione del film mi sono sentita più amata, voluta e apprezzata che in tutta la mia vita.”
Linda May descrive lo stile di vita nomade, da molti criticato. “Le persone che incontro lungo la strada sono persone con cui non avrei mai socializzato per via delle nostre carriere, dei luoghi in cui vivevamo. I nostri percorsi erano molto diversi, ma quando ci siamo incontrati abbiamo instaurato un grande spirito di squadra. Abbiamo subito iniziato a sostenerci a vicenda e occuparci l’uno dell’altro.” Per Swankie il nomadismo non è un viaggio né un’avventura. “Cerco soltanto di vivere pienamente la mia vita, provando ad allungare i miei orizzonti. Non vivo avventure, non visito luoghi turistici per poi tornare a casa. Tutto ciò che possiedo è qui con me. Essere nomade è una scelta, non una circostanza.”
Il potere del cinema secondo Chloe Zhao
Il potere del cinema e di finzione è ciò che mi ha colpito di più e mi ha ispirato a realizzare film. E in questo periodo stiamo correndo il rischio di dimenticare questo potere. Non volevo solo concentrarmi su qualcuno che usava la strada come un mezzo per un fine. Non ero interessata a fare un commento sociale su quanto sia brutto il capitalismo americano. Preferirei vedere un documentario su questo argomento girato da qualcun altro. Ciò che volevo fare era entrare in questo mondo ed esplorare un’identità americana unica: il vero nomade. È questo il campo dove voglio incontrare il pubblico. spero di incontrarlo e magari coinvolgere uno spettatore alla volta.
Il successo di “Nomadland”
Presentato in anteprima durante la 77a Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia e al Toronto International Film Festival, Nomadland ha fin da subito riscosso molto successo vincendo il Leone d’Oro al miglior film a Venezia e il Premio del pubblico a Toronto. Premiato anche ai Golden Globe e ai Satellite Awards, è candidato agli Oscar 2021, previsti per oggi 25 aprile, nelle seguenti categorie:
- Candidatura per il miglior film
- Candidatura per la miglior regista a Chloe Zhao
- Candidatura per la miglior attrice a Frances McDormand
- Candidatura per la migliore sceneggiatura non originale a Cloe Zhao
- Candidatura per la migliore fotografia a Joshua James Richard
- Candidatura per il miglior montaggio a Chloe Zhao
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Articolo a cura di Eleonora Chionni