Se una storia partorita dal genio di Stephen King non bastasse a garantire un’ottima visione, ne “Il Miglio verde“, tratto dal romanzo del re dell’horror, troviamo il talento di Tom Hanks a dare corpo, voce e vita al personaggio centrale di questa pellicola pluricandidata agli Oscar.
Un’affascinante, e a tratti inquietante, rosa di personaggi ruota attorno a quel “miglio verde” che è il corridoio che devono percorrere i condannati a morte prima di sedersi sulla sedia elettrica. Siamo in un luogo letteralmente mortifero, il braccio della morte, i cui abitanti sembrano vivere delle vite statiche, infertili, scandite solo da dolore e malattia.
La trama de “Il Miglio verde”: il miracolo che si fa strada in un mondo sadico
Anno 1935, Paul Edgecombe (Tom Hanks), guardia carceraria resposabile del braccio della morte, accoglie un nuovo detenuto nel Braccio E: John Coffey (Michael Clarke Duncan), condannato per aver violentato ed ucciso due bambine. Addentrandoci nella quotidianità di questo luogo ci accorgiamo di un sadismo pervasivo: quello dei testimoni delle esecuzioni sulla “vecchia scintillante” (molto più simili al pubblico di uno spettacolo) ma, soprattutto, quello della guardia Percy Wetmore (nella brillante interpretazione di Doug Hutchinson) che vive il braccio della morte come “un secchio di piscio in cui annegare i topi di fogna“.
Ne nasce una contrapposizione binaria buoni\cattivi, sani\folli, in cui la crudeltà si palesa nella sua posizione dominante. Laddove l’unica punizione per una presunta colpa, l’unica prospettiva per saldare il proprio debito, è la morte, la giustizia si fa strada per altre vie, inattese ed in-credibili, attraverso quello che sembra un miracolo. Una deriva surreale che sembra quasi suggerire che in un sistema marcio (che diventa metonimia per un mondo marcio), l’unica possibilità di giustizia è nell’assurdo.
Guardare “Il Miglio verde” oggi
Volenti o nolenti, siamo figli e figlie del nostro tempo, e sembra quindi inevitabile guardare questo cult con il filtro degli avvenimenti che segnano le nostre giornate.
L’ultimo anno ci ha obbligato a prendere atto della violenza sistematica della polizia nei confronti degli afroamericani negli USA. E proprio mentre giungeva la notizia della condanna di Dereck Chauvin per l’omicidio di George Floyd, lo scorso 21 aprile, Amnesty International ha pubblicato il rapporto sulla pena di morte nel 2020: gli Usa sono l’unico paese del continente americano ad aver eseguito la pena di morte nel continente negli ultimi 12 anni e l’amministrazione Trump ha riesumato dopo 17 anni le esecuzioni federali, eseguendone 10 in meno di 6 mesi nel 2020, nonostante le difficoltà causate dal Covid-19.
Film del 1999, “Il Miglio verde” parla dell’oggi molto più di quanto forse non vorrebbe. Stasera lo troviamo su Rete4 alle 21.27.
Debora Troiani
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