Oggi, nel Giorno della Liberazione, Edith Bruck sarà ospite a Che Tempo che Fa, in onda su Rai 3 alle 20:30. La scrittrice e poetessa possiede un patrimonio culturale inestimabile, in quanto, come sopravvissuta ai campi di concentramento, ci permette di non dimenticare.
Edith Bruck, nome d’arte di Edith Steinschreiber, nasce in un piccolo villaggio ungherese, al confine con la Slovacchia, il 3 maggio 1931. Cresce a Tiszakarád, come la sesta di sei fratelli, di una povera famiglia ebraica. Conosce la cattiveria delle leggi razziali fin da subito. Infatti, nel 1944, viene deportata ad Auschwitz, e girerà molti altri campi di concentramento tedeschi.
Edith Bruck: la carriera come scrittrice
Edith si troverà, alla fine della guerra, in un mondo totalmente sconvolto. Tenterà il rimpatrio in Ungheria, che le viene negato, e cercherà il ricongiungimento con una sorella a Budapest, ma il tentativo non va a buon fine. Decide quindi di provare a vivere in Israele, ma non si trova. Decide così, di trasferirsi in Italia, precisamente a Roma. Comincerà qui a rielaborare i suoi pensieri, dando voce al suo dolore in italiano, una lingua non sua. Le permette infatti di vivere con maggiore distacco gli orrori dei campi.
Si fa così testimone di un pezzo di storia, diventando scrittrice e testimone della Shoah. Subito dopo la guerra, nella prima metà degli anni 50, ha inizio la sua produzione letteraria, fatta di racconti e poesie. A Roma conoscerà anche Nelo Risi, suo grande amore, a cui resterà legata tutta la vita. Nonostante l’età non rinuncia al suo ruolo di testimone. Si aggiunge così, alla figura di testimone dell’orrore nazista, anche la memoria del defunto marito, scomparso nel 2015. La sua ultima produzione, Il pane perduto, risale a quest’anno.
Il suo ruolo di testimone è di fondamentale importanza, in una giornata di memoria e di lotta, in un momento storico di totale mancanza di fiducia nel futuro e nella speranza. La sua figura riesce, ancora oggi, a portare rispetto e compianto per tutte quelle persone che, come lei stessa sostiene, avrebbero voluto raccontare di persona gli orrori vissuti.
Marianna Soru
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