Fumettibrutti è tra le fumettiste più seguite in Italia. Non ha scelto uno stile bello in modo inequivocabile, ma una linea grezza e in perenne movimento, che si disfa sotto lo sguardo e si apre alla lettura di testi intimi.

Josephine Yole Signoretti, in arte Fumettibrutti, disegna da tutta la vita, dalle panche della chiesa del suo paese, fino all’esordio con Feltrinelli di Romanzo esplicito. “La fine della felicità”, così Josephine ha chiamato la trilogia che ha preso forma nel tempo e riunisce:

  • Romanzo esplicito (2018)
  • P. La mia adolescenza trans (2019)
  • Anestesia (2020)

Fumettibrutti dopo anni di studio

Lo stile di Josephine Yole Signoretti, al contrario di quanto avverta il nome d’arte “Fumettibrutti” non è brutto, ma non è neanche bello. Non è un bello convenzionale, ricercato, studiato, anzi è per allontanarsi da questo concetto di bello che nasce lo stile veloce e dai tocchi un po’ annoiati di Fumettibrutti.

“Ho lottato tutta la vita con il concetto di bellezza:
non c’è un canone e la diversità è una ricchezza“.

Inizia a disegnare durante la messa – racconta in un intervista -, nella Chiesa di San Gaetano a Catania. Josephine nasce proprio a Catania, il 10 dicembre 1991 e sempre a Catania si diploma all’Istituto Statale d’Arte in grafica (2010). Si iscrive all’Accademia delle Belle Arti, corso di pittura e dopo essersi laureata si trasferisce a Bologna per seguire il corso di specializzazione in Linguaggi del fumetto dell’Accademia felsinea.

“Studiando disegno da tutta la vita ero arrivata a dei buoni risultati nella rappresentazione di soggetti realistici o classici, ma mi gratificava solo quando mi dicevano che ero brava, non ero felice per il disegno in sé o per la gioia di averlo fatto, m’importava soltanto dell’obiettivo, di stupire. Dopo anni a decostruire quel talento sono orgogliosa e grata per ogni linea. Non voglio dimostrare più niente a nessuno“.

Specchio sul tema della transessualità in Italia

La prima volta che venne picchiata Josephine aveva undici anni, lo racconta su Corriere della sera. “All’uscita della biblioteca […] dei ragazzi mi circondano e mi picchiano. Uno dice: ‘Perché sei più carina della mia ragazza’“.

Nei suoi fumetti, quelli della trilogia e quelli che ogni giorno pubblica su Instagram, Josephine racconta sé stessa, il proprio corpo, la propria sessualità; senza dimenticare il filo conduttore di ogni vignetta: il dolore.
Un dolore che è alle volte ronzio, altre esplode (kaboom, scrive sopra una testa esplosa)

Non sono mai incazzata (contro i pregiudizi), solo un po’ frustata all’idea di tutto il lavoro che c’è ancora da fare per promuovere più consapevolezza“, sottolinea Fumettibrutti.
Questa consapevolezza passa per l’artista attraverso le tavole, come la scelta di fare coming out al suo secondo fumetto, con P. La mia adolescenza trans (2019).

Il percorso verso il corpo non è stato facile, lo ha raccontato in tre splenditi volumi, dal tribunale all’operazione, dalle relazioni con gli altri alla lotta con sé stessi. Un messaggio di consapevolezza e allo stesso tempo di sensibilizzazione e liberazione che continua sui social sui temi di attualità.

Fumettibrutti – Photo Credits: Instagram (account Fumettibrutti)

Questa sera Fumettibrutti sarà ospite della prima puntata di Venus Club, un late show tutto al femminile di Mediaset, presentato da Lorella Boccia.

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Articolo di Giorgia Bonamoneta.