Sono passai ormai quarant’anni dall’attentato a Papa Giovanni Paolo II. Infatti, il 13 maggio 1981, un killer professionista, Ali Agca, spara quattro colpi di pistola al Santo Padre, ferendolo gravemente.
Nel Metropolitan Today di oggi infatti ripercorriamo quei terribili istanti, che si sono risolti con il perdono dell’aggressore. Tutt’ora, le circostanze e il movente dell’aggressione non sono chiari. Quel 13 maggio era un mercoledì pomeriggio. Il Santo Padre faceva il suo ingresso in Piazza San Pietro, per un’udienza. Dopo aver baciato una bambina, nello stesso punto dove Benedetto XVI fece apporre una lapide con la terribile data, scoppiarono quattro colpi di pistola, in due volte. Non ferirono solo il Papa, ma anche la pellegrina americana Ann Odre, alla quale verrà asportata la milza.
Le circostanze dell’attentato a Giovanni Paolo II
Dopo l’aggressione, il Papa viene subito portato in ospedale, ma perde conoscenza durante il tragitto. Si risveglierà poco prima dell’intervento, esprimendo la volontà ai medici di non spostare mai il suo braccio dallo scapolare di Nostra Signora del Monte Carmelo. Nel libro “Memoria e identità“, afferma poi di essere stato assistito dalla Madonna di Fatima con queste parole: «Potrei dimenticare che l’evento in Piazza San Pietro ha avuto luogo nel giorno e nel momento in cui la prima apparizione della madre di Cristo per i pastori è stato ricordato per 60 anni a Fatima, Portogallo? Ma in tutto quello che mi è successo quello stesso giorno, ho sentito che la straordinaria protezione materna e attenta si rivelò essere più forte del proiettile mortale.»
Dopo una lunga convalescenza e diversi interventi, nel Natale del 1983 Giovanni Paolo II si è recato in carcere dal suo aggressore Ali Agca. Gli ha infatti concesso il perdono, e ciò che è stato detto durante quel colloquio non è mai stato rivelato, come non sono mai state chiare le cause che hanno portato l’attentatore, membro di un gruppo dell’estrema destra turca, a compiere quel gesto. Ali ha scontato parte della sua pena in Italia ottenendo, nel 2000, l’estradizione per scontare la pena in Turchia. Ha inoltre incontrato il fratello di Emanuela Orlandi, affermando con sicurezza che lei sia ancora viva. Il 27 dicembre 2014 poi, si è recato alla tomba di Giovanni Paolo II, nell’anniversario del suo colloquio con il Santo Padre.
Marianna Soru
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Metropolitan Magazine n.1 – Aprile