All’arrivo del dottor Quinn nel telefilm “La signora del West”, tutta la città di Colorado Springs si stupì. Il medico Mike Quinn era infatti Michaela, una donna. Sono passati anni dalla fine della serie ambientata nel Massachusetts del XIX secolo ma le dottoresse di Frattamaggiore nel 2021 incontrano, nella realtà, quelle stesse forme di scetticismo e reticenza. Perché «Il linguaggio – come si legge nelle raccomandazioni per un linguaggio amministrativo inclusivo – non è solo uno strumento di comunicazione (…) ma anche fonte di conservazione o trasformazione».

Così, un gruppo di medici donna ha pensato fosse giunto il momento di invertire la tendenza che si stava consolidando ormai troppo facilmente ai danni di una categoria di operatori sanitari. L’ammonimento arriva quindi con un cartello degli stessi medici donna dell’ospedale San Giovanni di Dio, Azienda sanitaria Napoli 2 Nord.  «In questi ambulatori non esistono signorine. Firmato: le dottoresse». Un avviso educato ma categorico e, soprattutto, chiarificatore.

Linguaggio inclusivo

Il cartello, finito sui social, è stato comprensibilmente oggetto di condivisione e qualche polemica. La difesa di un linguaggio inclusivo è comunque costante e sentita nella provincia campana. Infatti, una recente circolare dell’Asl Napoli 1 Centro promuove i «requisiti linguistici paritari minimi per un uso non discriminante dei generi nel linguaggio amministrativo scritto». Il testo prevede escamotage per evitare il genere maschile quando i soggetti siano di genere differente. Anche quel documento, tuttavia, aveva tralasciato il termine «signorina». Quindi se il medico uomo è inevitabilmente “il dottore” un omologo donna può diventare infatti signorina.

Signorina

Le origini della parola sono vaghe. Potrebbe infatti essere stata formata a partire dal maschile signorino, documentato già dal 1501 oppure sul modello dell’antecedente spagnolo señorita. Oppure ancora come diminutivo di signora. L’uso del sostantivo affonda comunque le sue radici nel primo ‘900 quando veniva rivolto a donne nubili. Per molti si tratta di un termine sessista. Infatti, anche se non è mai stata approvata una legge che abolisse il termine, c’è stato un progetto nel 1982. In molti cartelli delle case chiuse il termine “signorina” si riferiva addirittura alle operatrici sessuali (o sex workers). Insomma, un diminutivo che sta ormai stretto a chi indossa lo stesso camice di un uomo.

di Serena Reda