La canzone del Piave, nota anche come La leggenda del Piave, è fra le più celebri canzoni patriottiche italiane. Il brano, composto nel 1918, è del maestro Ermete Giovanni Gaeta. Si adottò come inno nazionale dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 fino al 1944 quando si introdusse nuovamente la Marcia Reale d’ordinanza; inno nazionale del Regno d’Italia sin dall’unificazione del Paese (1861).
La canzone del Piave, il contesto storico che ispirò l’autore
Probabilmente fra le canzoni patriottiche più importanti all’interno della cultura italiana. I fatti storici che ispirarono E.G.Gaeta nella composizione de La canzone del Piave, sono da ricercarsi nella notte tra il 23 e il 24 maggio del 1915, data in cui l’Italia entrò in guerra: l’occasione perfetta per attuare il processo di unità nazionale liberando sia il Trentino che la Venezia Giulia dell’egemonia dovuta al dominio austriaco. L’esercito italiano marcia in silenzio ma con coraggio verso la frontiera austriaca: nell’attraversare il fiume Piave, l’autore immagina che il corso d’acqua esprima con un tripudio d’onde la gioia nel vedere i suoi soldati andare a combattere per la propria Patria:
Il Piave mormorava
Calmo e placido, al passaggio
Dei primi fanti, il ventiquattro maggio
L’esercito marciava
Per raggiunger la frontiera
Per far contro il nemico una barriera
Muti passaron quella notte i fanti
Tacere bisognava, e andare avantiS’udiva intanto dalle amate sponde
Sommesso e lieve il tripudiar dell’onde
Era un presagio dolce e lusinghiero
Il Piave mormorò: “Non passa lo straniero”.
Il 24 ottobre del 1917, il nemico ruppe il fronte orientale italiano a Caporetto; le forze italiane ebbero l’ordine di arretrare per evitare l’accerchiamento. L’esercito italiano subì ingenti perdite: la morte di molti uomini costrinse al richiamo di giovani di 18 anni, classe 1899, che per il valore e la prodezza dimostrata si meritarono l’appellativo di ”classe di ferro”.
Il Piave divenne simbolo patriottico come la stessa canzone recita; una Patria che, successivamente, fu difesa sotto la guida del Generale Armando Diaz.
La Battaglia del Solstizio e la vittoria d’Italia che placò le acque del Piave
I fatti storici che ispirarono La canzone del Piave risalgono, precisamente, al 15 giugno 1918, quando ebbe inizio la Battaglia del Solstizio, nome coniato da Gabriele D’Annunzio. L’Impero austro-ungarico decise di sferrare un attacco sul fronte del fiume Piave; l’intento era piegare maggiormente l’esercito italiano già reduce dalla sconfitta di Caporetto. L’esercito austriaco avanzò verso le località venete di Grave di Papadopoli e del Montello: tuttavia, fu costretto ad arretrare a causa della piena del fiume Piave. Inizia così la resistenza delle Forze armate del Regno d’Italia:
”No” disse il Piave, “No” dissero i fanti
Mai più il nemico faccia un passo avantiE si vide il Piave rigonfiar le sponde
E come i fanti combattevan le onde
Rosso del sangue del nemico altero
Il Piave comandò: “Indietro va’, straniero”Indietreggiò il nemico
Fino a Trieste, fino a Trento
E la vittoria sciolse le ali al vento
Fu sacro il patto antico
Tra le schiere, furon visti
Risorgere Oberdan, Sauro, Battisti.
Il 24 ottobre 1918, nel giorno dell’anniversario della sconfitta di Caporetto, l’ esercito austro-ungarico si disgregò consentendo alle truppe italiane di sfondare le linee nemiche e decretando la vittoria d’Italia, proprio nel luogo dove avvenne un anno prima lo sfaldarsi dell’esercito. Il 3 novembre le truppe italiane presero Trento e Trieste; l’Austria si arrese e firmò l’armistizio. Tale atto sancì la fine della Grande Guerra, il 4 novembre 1918: solo allora si placarono le acque del Piave, quando furono sconfitti gli oppressori e gli italiani ebbero pace e libertà:
Infranse, alfin, l’italico valore
Le forche e l’armi dell’impiccatoreSicure l’Alpi, libere le sponde
E tacque il Piave: “Si placaron le onde”
Sul patrio suolo, vinti i torvi Imperi
La Pace non trovò né oppressi, né stranieri.
La canzone del Piave, i temi sociali all’interno del testo
La composizione de La canzone del Piave si ebbe nel giugno 1918, successivamente alla Battaglia del Solstizio. L’inno fu fatto conoscere ai soldati dal cantante Enrico Demma che contribuì a risollevare il morale alle truppe italiane. Il generale Armando Diaz scrisse un telegramma all’autore affermando:
«La vostra leggenda del Piave al fronte è più di un generale!»
Successivamente, fu pubblicata da Giovanni Gaeta con lo pseudonimo di E. A. Mario il 20 settembre del 1918, quaranta giorni prima della fine. Ma quali sono i temi trattati dal nel testo?
- Condizione di vita degli alpini: si sottolineano le condizioni di vita, sia fisiche che psicologiche degli alpini in quanto estenuanti. La durezza dell’esistenza che si è costretti a condurre ma, anche, il male di vivere che spesso si incontra;
- Angoscia e solitudine: una solitudine che è un tarlo che, piano piano, ingloba l’anima. Si tratta di una solitudine individuale scaturita dall’angoscia di una possibile morte e dal senso di pericolo;
- Nostalgia: generalmente di casa o degli affetti, in quanto, la guerra rappresenta nella vita di ogni soldato una esperienza desolante in ogni epoca. Si ricordino, per esempio, le poesie di Ungaretti come Soldati, Veglia, Fratelli o San Martino del Carso. Una nostalgia che si mescola a un senso di precarietà dovuta al pericolo costante;
- Paura: la paura della precarietà della vita, della nostalgia e delle dure condizioni fisiche sopportate si somma al timore del nemico; alle scende crudeli e violente che si vedono in ogni guerra di ogni tempo e che portano, successivamente, risvolti psicologici devastanti;
- Morte: nonostante il timore la morte poteva rappresentare, per alcuni soldati, anche una liberazione dalle condizioni di vita che erano costretti a sopportare ogni giorno.
Oltre queste tematiche, La canzone del Piave è anche simbolo di lotta per la pace, la speranza e la libertà ma, soprattutto, simboleggia l’alto ideale patriottico: l’amore di un popolo stremato dalla guerra che difende la sua terra; le truppe non desistono per l’amore della propria Patria, nonostante le sofferenze. E’ soprattutto un omaggio a quei soldati che morirono per i propri ideali, per gli alti valori, per il proprio Paese, e il mormorio del Piave rappresenta l’allegoria di un’immagine poetica: un fiume che appartiene alla terra, la stessa terra che i soldati proteggono. Lo stesso corso d’acqua gonfierà le sponde per difendere gli stessi soldati a sua volta: simbolo di amore reciproco.
Stella Grillo
Foto in copertina: La canzone del Piave – Photo Credits: veja.it