Benvenuti nell’universo cinematografico di Movie Award. Faremo un viaggio a Venezia per parlarvi di un film che ha conquistato il Leone d”oro pur non essendo il favorito finale. Ricorderemo un compianto e talentuoso regista scomparso recentemente a causa del Covid. Abbiamo dedicato questa puntata a “Pietà” di Kim Ki-duk.
Dopo “Ferro 3” e la “Samaritana” con “Pietà” Kim Ki-duk continua il suo viaggio trasgressivo arrivando al suo culmine espressivo. Per farlo il compianto regista coreano, morto recentemente a causa del Covid, si ispira ad una famosa opera d’arte come la “Pietà” di Michelangelo Buonarroti. Lo fa non rinunciando al suo forte significato di redenzione cattolica. Un cambiamento che sconvolgerà la vita del protagonista.
La regia di Kim ki-duk e il dualismo violenza-amore
In “Pietà” Kim ki-duk racconta la storia di uomo inizialmente sadico e violento strozzino poi persona fragile e bisognosa d’affetto dopo l’improvviso ritorno della madre che lo aveva abbandonato da bambino. Il compianto regista coreano, che già aveva impressionato la critica con i suoi precedenti lavori, qui con uno stile finalmente maturo si sofferma pienamente sugli eccessi che caratterizzano il suo film.
Il protagonista è infatti un uomo eccessivamente violento così come le vittime sono eccessivamente succubi. Del resto anche la madre sopporta di tutto pur di ricostituire il rapporto perduto con il figlio. Non manca infine una certa ironia a pervadere diverse scene di questa pellicola che rappresenta perfettamente il difficile tragico percorso di rinnovamento del protagonista.
Una vittoria inaspettata
Kim Ki-duk vinse con “Pietà” nel 2012 il Leone d’oro a Venezia. Una vittoria al quanto inaspettata se si pensa che il favorito era “The Master”, il film su Scientology di Paul Thomas Anderson a cui andò il Leone d’argento per la regia. Al compianto Philip Seymour Hoffman e a Joaquin Phoenix , protagonisti del film di di Anderson, andò la Coppa Volpi per la miglior interpretazione maschile.
Il premio principale andò invece a “Pietà” che sarebbe stato messo in cima alla lista dall’allora presidente di giuria Michael Mann dopo la prima visione. Da un lato la vittoria di Kim Ki-duk fu vista come una scelta lungimirante dall’altro un fatto avvenuto solo perchè da regolamento non si potevano assegnare tutti i premi al film di Anderson.
Stefano Delle Cave