Non so cosa vi aspettiate da questa recensione di Biomutant. Non posso sapere se la state leggendo come una conferma del sospetto instillato da altre recensioni prodotte prima del lancio; che hanno, nella quasi totalità dei casi, bocciato il doppia A di THQ ed Experiment 101. Oppure, se preferireste leggere una recensione controcorrente, che lodi l’open world stramboide ed evocativo, la lore complessa e stratificata, l’impegno profuso nel costruire una narrazione diversa dal solito, ricca ed “economica” allo stesso tempo. Io stesso ho vissuto la mia permanenza in Biomutant con il feroce dubbio perennemente pronto a balzarmi addosso: bocciato o promosso? La verità, infine, è che Biomutant non lo si può promuovere a pieni voti, ma nemmeno bocciare senza riserve. 

Il voto che leggerete in calce a questa recensione va inteso quindi come un incoraggiamento a levigare maggiormente gli angoli del prossimo titolo di Experiment 101, più che come una vera e propria nota di merito. In un’epoca dove il 7 è un’insufficienza, e il 6 è la bocciatura più nera, ho voluto dare ai lettori di questa recensione la possibilità di non perdere un gioco potenzialmente perfetto per loro. Con un ultimo invito, prima di iniziare, a leggere con attenzione non solo il numero, ma anche tutte le parole a supporto; per non avere brutte sorprese e restare fortemente delusi da un gioco che, in questi tempi di critica videoludica “da divano” (tutti allenatori guardando la partita eh?) forse ha scelto il momento peggiore per uscire.

Biomutant Recensione
Davide contro Golia. Procione contro… Vattelapesca.

Biomutant Recensione, C’era(vamo) una volta

C’era una volta… la terra. E con lei, c’eravamo anche noi: gli esseri umani. La trama di Biomutant ci getta in medias res; nell’universo parallelo dove la terra è già abitata dalle creaturine protagoniste della narrazione da diverso tempo. Gli umani hanno invece abbandonato il pianeta a sè stesso dopo averlo devastato con prodotti chimici e radioattivi, tanto potenti da innescare un’evoluzione folle e sconsiderata di alcune creature marine. Rendendo la terra inabitabile per le precedenti forme di vita. 

Come da tradizione “post apocalittica”, però, la natura si dimostra resiliente (parola quanto mai di moda in questo periodo eh?) e con il passare del tempo si è ripresa quel che l’uomo le aveva sottratto… non senza qualche compromesso. Determinate aree restano inesplorabili, corrotte da radiazioni, bassi livelli di ossigeno, caldo e freddo intensissimi. Tutto il resto del mondo, però, è tenuto in vita da giganteschi alberi purificatori, le cui radici si distribuiscono ovunque rendendo verde e lussureggiante ogni zona abbastanza “pulita” da subirne l’influenza. 

Biomutant Recensione, potere ai piccoli! Oscurità o luce?

Tutto ciò che vi ho appena riassunto però, non è che la lore del pianeta di Biomutant. La base su cui si costruisce la trama che coinvolge il nostro personaggio: un ibrido gatto/procione/piccolo mammifero alle prese con una vendetta da portare a termine… e un pianeta da salvare. L’albero della vita dell’area in cui ci infiltriamo, infatti, purifica una porzione di mondo a nostra libera fruizione: la mappa di gioco.

Gli abitanti di questo ampio territorio, però, sono da tempo divisi in fazioni perennemente in lotta fra loro; ciascuna con una precisa idea su come portare avanti la vita sul pianeta. Dopo la comparsa di creature definite “mangiamondo”, infatti, alcune tribù hanno pensato che l’unica via per salvarsi fosse ripartire ancora una volta da zero. Consentendo, quindi, ai mangiamondo di divorare le quattro radici principali dell’albero della vita, uccidendolo. Altre fazioni, invece, intendono salvare l’albero ad ogni costo: persino facendo guerra a chi si oppone alla loro idea di “salvezza”. 

Il nostro personaggio, ovviamente, si inserisce in questo contesto come “libero”, e sta a noi decidere quale fazione supportare con le nostre azioni. Combatteremo per salvare l’albero della vita? Oppure lasceremo che venga distrutto? Il finale del gioco, chiaramente, dipende dalle nostre scelte. A proposito di scelte: in Biomutant ci confrontiamo anche con la nostra coscienza interiore, rappresentata da due piccoli “Ori” tendenti alla luce e all’oscurità. Piccoli gesti e scelte nei bivi dialogici con NPC, principali o meno, faranno tendere l’ago della nostra moralità al buio o alla luce. Sbloccando di conseguenza nuove scelte, possibilità, personalizzazioni del personaggio e potenziamenti/mutazioni. Stranamente, però, non influenzando lo svolgimento della trama. 

Biomutant Recensione
I panorami di gioco possono cambiare radicalmente in base alle condizioni atmosferiche, di notte…

Biomutant Recensione, il narratore onnisciente mi piace da matti

Quando ero piccolo io (nemmeno troppo tempo fa a dire il vero, o a 28 anni sono già vecchio?) i prodotti multimediali come film, cartoni e persino cassette per il walkman avevano spessissimo un comun denominatore: un narratore onnisciente. Una voce calda e rassicurante, che spiegava con precisione quanto stava accadendo e ti faceva sentire avvolto nelle vicende raccontate, piuttosto che direttamente coinvolto in esse. In effetti, dato che la sensazione che ne deriva è effettivamente alienante, la scelta di dotare Biomutant di un narratore onnisciente, che fa anche da doppiatore di tutti i personaggi ed NPC, è quantomeno particolare.

Il videogioco, in effetti, dovrebbe puntare più possibile a garantire l’immersione del giocatore. Un narratore onnisciente, invece, permea l’esperienza con un’atmosfera poetica, d’altri tempi; ma meno immersiva e diretta: quasi onirica. Ed è esattamente questo, credo, l’obiettivo dei developer; sfruttando una tecnica effettivamente datata, ogni dialogo che i personaggi effettuano nella lingua inventata del mondo di gioco, è tradotto dal narratore.

Alienante, o piuttosto onirico?

La dilatazione che ne consegue sospende il giocatore nel tempo, facendo da contraltare alla freneticità delle battaglie. I momenti narrativi, quindi, che in molti hanno criticato nel corso dei giorni, sono sì lenti e cadenzati: ma volutamente. Per quanto questo possa piacere o non piacere, trovo ingiusto farne il portabandiera di  un elemento negativo a prescindere. Specialmente se, poi, la qualità del doppiaggio in Italiano è ottima, come in questo caso. 

Un plauso, dunque, ai doppiatori italiani, in particolare alla voce narrante (che poi, è sempre con voi fisicamente durante l’avventura… vediamo se capite al volo chi è! Pensate in piccolo… e in verde!). E, anche, un plauso alla scelta fortemente autoriale dei developer. Il mondo, si sa, è bello perchè è vario. E per me che scrivo questa review, quello che per molti altri è stato un elemento dispregiativo è in realtà cardine imprescindibile dell’evocatività di Biomutant

Biomutant Recensione
…e di giorno.

La direzione artistica mutevole (e mutante)

Di sicuro, inoltre, a supporto della narrazione fiabesca Biomutant offre un comparto artistico e un world design curato nei minimi dettagli. Non solo, senza scomodare eccellenze inarrivabili quali Breath of the Wild, il prodotto delle fatiche dei 20 developer di Experiment 101 non ha NIENTE da invidiare a Open World più blasonati. Vedasi quello dei recenti Assassin’s Creed, ad esempio. L’interattività offerta dalle molteplici azioni che è possibile svolgere esplorando è galvanizzante. In uno spazio che, per fortuna, non è esageratamente grande sono stati inseriti punti di interesse sotto forma di accampamenti, Mini-Boss e Boss, dungeon sotterranei da affrontare per ottenere loot unici, segreti da scoprire utilizzando strumenti particolari.

Inoltre, il posizionamento intelligente dei segnali per il trasporto rapido rende indolore l’irrinunciabile (per il genere) backtracking. Certo, sempre a patto che non preferiate raggiungere gli stupendi panorami cavalcando il vostro… mostro azzurro? O magari preferite un robottone dotato di fucile a procioni? Meglio ancora, una mano meccanica che, per sparare, fa il gesto della pistola con indice, medio e pollice. 

Per favore, non chiamatelo infantile

La fantasia dei dev è manifesta, insomma, in ogni aspetto della produzione; nella creazione di una lore non certo unica, ma coerente in ogni parte, e ampliata a neologismi costruiti sul concetto di post-apocalittico, ad esempio. Dettaglio questo che altri hanno definito “bambinesco”, o infantile (non si sa su che base). Trovo invece che i piccoli cambiamenti al vocabolario del narratore e degli NPC contribuiscano a costruire nella mente del giocatore il concetto di immersione in un mondo lontano dal nostro. Che, però, offre spunti e suggerimenti al fatto che, in effetti, quello che ci troviamo di fronte è il nostro mondo. Solo molti litri di sostanze inquinanti dopo, ecco.

La denuncia sociale è evidente in Biomutant. La natura che si riprende ciò che le spetta, ma con fatica, e sopravvive “nonostante” le azioni dell’uomo. Non più, come in altri media simili, identica a come era prima; diversa, più “strana”, almeno per noi che abitavamo il “mondo-di-prima”. 

Biomutant Recensione
Il WTF è sempre dietro l’angolo, a volte in positivo, altre… in negativo! Giudicate voi.

Biomutant Recensione, un po’ troppa confusione di generi

Ma non bastano, purtroppo, i design eccellenti dei Boss Mangiamondo; la varietà di approcci offerta dalle varie fasi degli scontri con loro; il percorso, meraviglioso, che si fa per arrivare ai loro nidi scavati nelle radici dell’albero della vita. Biomutant è infatti una creatura strana almeno tanto quanto quelle che propone ai giocatori. Mutevole, mutante per forza di cose; ibrida nei generi, al punto da risultare spesso confusa. Ma laddove si potrebbe scorgere dell’indecisione, io ho cercato di ravvisare il tentativo di rimanere coerenti con la tematica principale dell’avventura. Impossibile non notare, infatti, nello stile dei combattimenti, così come nelle animazioni, nel design di armi e armature, nelle architetture e nella flora del mondo di gioco una passione smodata per l’oriente. Per le arti marziali, certo, con un dichiarato tentativo di trasportare su schermo la flessuosità dei combattenti. 

Dove Biomutant cade, speriamo non durante una spaccata, è però nella rifinitura: nelle giunzioni. Si avverte un certo scollamento tra le fasi di avventura e quelle di battaglia. Meno evidente, e perciò palesemente non voluto, di quello che ho citato nel caso della narrativa. Se in quel caso la lentezza dei dialoghi è evidentemente ricercata, tra i combattimenti e l’esplorazione, la ricerca del paesaggio perfetto da fotografare e del segreto nascosto tra le fronde si sente come un “click”. E poi, a terminare l’opera di forzatura, interviene un sistema di combattimento anche lui fin troppo “ibrido”. Mal supportato nella sua freneticità da animazioni scattose, a tratti ferruginose, spesso non coerenti l’una con la successiva. E, perciò, posticce, opposte alla fluidità che invece scorre potente nei dialoghi, e nelle fasi di esplorazione di cui sopra.

Biomutant Recensione, crafting, e numeri da RPG

Infine, a complicare un gioco che era già esplorativo, d’avventura, quasi “soulesco” (non mi linciate) nella ricerca di esprimersi tramite il mondo di gioco e i suoi suggerimenti ambientali, ci pensa il sistema di crafting. Tutto il comparto da GDR, in realtà, che silenziosamente pretende la sua importanza con sempre maggior veemenza mano a mano che avanziamo nell’avventura. Se all’inizio, infatti, rimarrete quasi confusi dai tanti menù che si spalancheranno di fronte a voi, lentamente, ma inesorabilmente, comprenderete quanto sia intuitivo e soddisfacente il sistema di crafting di armi e armature. 

Non troverete, infatti, armi “precotte” in game, ma solo parti di esse da combinare liberamente insieme, per ottenere un prodotto finito che potete “aggiornare” di volta in volta. E questo vale sia per le armi corpo a corpo (martelli, spade, spadone, spadine, asce, accette, bastoni, un gigantesco pugno a razzo, un retino fatto con un bastone da polo) sia per le armi da fuoco. Tante, tutte diverse negli effetti e status impressi nei proiettili, nella cadenza e nella distanza di fuoco.

I momenti al rallentatore dopo una schivata perfetta sono SEMPRE fighissimi.

Level up!

Infine, vi perderete nella miriade di possibilità offerte dagli equipaggiamenti, potenziamenti delle statistiche, mutazioni genetiche (gestite con un sistema di punti ottenibili sconfiggendo, ad esempio, nemici radioattivi), mosse marziali e poteri psionici da far invidia ai Jedi. Tanto da farvi passare tanto tempo nei menù, quanto quello che trascorrete all’aria aperta.

Non vorrei, ma essendo una recensione più “stagionata”, non posso esimermi dal chiedermi come mai siano stati espressi riguardo Biomutant pareri tanto dissonanti. Come i testi, più di uno o due, secondo i quali la libertà offerta al giocatore nella gestione delle statistiche diventa un problema. O peggio, un difetto. Se così fosse, qualunque RPG, compresi i mostri sacri come Skyrim, e i Souls, sarebbero da criticare, in quanto un PG che inizia la sua run come mago può finirla come Tank Meelee…

Biomutant Recensione, in conclusione: si poteva fare di più…

Innegabilmente, però, Biomutant poteva essere rifinito meglio. Si poteva restringere il ventaglio di generi da cui attingere per concentrarsi sulla fluidità delle animazioni, o limitare ulteriormente la dimensione dell’Open World per dare ancor più risalto e sfumature alla narrazione. Tutto considerato, però, l’open world di Biomutant rapisce e colpisce per la sua varietà e coerenza, per la densità di contenuti e il world design generale. NPC, nemici e Boss sono incredibilmente vari e testardi da affrontare; anche se la difficoltà massima è vagamente artificiale. Con nemici, cioè, eccessivamente duri ma non più impegnativi in senso strategico. 

Dulcis in fundo, l’alternanza tra narrazione e momenti di gioco è, a mio avviso, assolutamente coerente con il genere di riferimento; e con l’intendo di rifarsi alla filmografia e ai media orientali basati sulle arti marziali. Il mio falegname, con 30.000 lire non lo avrebbe fatto meglio, insomma; ma, forse, con una A in più avrebbe passato una mano di impregnante in più, e avrebbe stretto le viti un po’ lente di alcuni comparti. Su tutti, quello delle animazioni (nemmeno tutte, ma molte). 

A volte si rischia di restare senza fiato per lo stupore. Come può un procione commuovermi così? Voglio il rimborso!

…(ma sia dannato l’hype)

Maledetto sia l’hype e il mercato videoludico moderno. Concentrato, troppo spesso, su “come avrebbe potuto essere” e non su “come è”. Dannato sia quell’hype che fissa i giocatori (e i recensori) sul numero di A che antecedono il titolo di un gioco; e su concetti di marketing, dati di vendita e proventi, tempistiche e quant’altro che solo i veri addetti ai lavori ed esperti comprendono appieno. Biomutant, così come lo era Outward, così come lo furono Ghost of Tsushima, No Man Sky e Cyberpunk (questi su scala maggiore, e con una storia più controversa alle spalle…), è una vittima dell’hype. 

Dell’attesa che non è mai essa stessa il piacere; che il piacere lo distrugge e lo iper-analizza al microscopio, scomponendolo in parti che non andrebbero mai viste separatamente dal contesto. Di fatto, Biomutant è un titolo godibile, vasto e interessante tanto nell’art direction, quanto nella giocabilità. Con qualche difetto di troppo lato tecnico, e qualche eccesso di Ubris nella ricerca di offrire forse troppi spunti e generi diversi tutti in un solo pacchetto. Come Opera prima di 101 Experiment, però, forse andava considerata diversamente dai media. Che ne hanno, ne sono convinto, prematuramente decretato il semi-fallimento, consegnando ai giocatori opinioni eccessivamente severe e, spesso, superficiali. Ai posteri l’ardua sentenza. 

BIOMUTANT RECENSIONE | TESTATO SU PC (PIATTAFORMA STEAM)

In un mondo normale, in questa recensione di Biomutant avrei assegnato al titolo un 7 o 7.5, conscio del fatto che sarebbe stata la valutazione più corretta ed esemplificativa per un gioiellino grezzo come Biomutant. In questo, però, gli do 8. Con un pizzico di critica, una pacca sul sederino peloso del protagonista, e un occhiolino. Con la speranza che, un giorno, qualcosa cambi nel mondo videoludico. O che, almeno, non si finisca come nello scenario apocalittico di Biomutant. Ma credo che, in entrambi i casi, ci sia ben poco da fare.

+ Lore interessante, narrata con una modalità quasi onirica, pur se desueta. O si ama o si detesta. Il doppiaggio però è di altissima qualità.
+ Sistema di Crafting che, alla lunga, stuzzica la creatività del giocatore
+ Art direction fenomenale e unica: esplorare è sempre un piacere
+ Longevità generale soddisfacente e non tediosa
+ Picchi di genialità ludica e artistica…

– … immersi in vasche di gameplay e in una storyline generale ben più banali
– Problemi tecnici: molte animazioni sono a tratti “ferruginose”, cutscene inutili e “bruttine”
– Tutorial iniziale invasivo e lesivo della rigiocabilità

VOTO: 8