A due giorni dall’interrogatorio di Luana Coppini, titolare dell’”Orditura”, azienda tessile di Montemurlo in cui il 3 maggio ha trovato la morte la giovane Luana D’Orazio, agganciata e stritolata da un macchinario tessile, arrivano le prime indiscrezioni sulla perizia. Notizie che confermano le prime ipotesi avanzate dagli investigatori circa la possibilità di una manomissione dello stesso orditoio killer.
Secondo le indiscrezioni, infatti, la perizia voluta dalla Procura – non ancora ultimata – evidenzierebbe una manomissione al quadro elettrico che avrebbe consentito il funzionamento dell’orditoio anche senza che la saracinesca di protezione del macchinario si abbassasse. La perizia avrebbe anche rilevato una modifica capace di consentire il funzionamento dell’orditoio in automatico. Ci sarà da stabilire se tali modifiche, apportate anche al macchinario gemello presente nell’azienda, siano da collegare all’obiettivo di avere una maggiore produttività, quindi ad evitare interruzioni e velocizzare così la produzione.
Durante il sopralluogo dei periti sarebbe stata infatti accertata la manomissione del quadro elettrico per permettere il funzionamento del macchinario anche senza che vi fosse la saracinesca di sicurezza abbassata. Protezione che sarebbe stata rimossa, si ipotizza per velocizzare il lavoro. Nell’avviso di accertamento tecnico della procura, è stato scritto che gli indagati “rimuovevano dall’orditoio marca Karl Mayer TexilmachineFabrik Gmbh la saracinesca protettiva, ovvero un meccanismo destinato a prevenire infortuni sul lavoro”. E già sull’orditoio gemello – anch’esso sequestrato – era stata accertata l’assenza della fotocellula di sicurezza. La relazione del perito potrebbe essere consegnata alla Procura della Repubblica di Prato già nei prossimi giorni.
Si tratta di novità che trapelano dagli accertamenti condotti sui due macchinari presenti nell’azienda tessile e che confluiranno nella perizia dell’ingegner Carlo Gini, incaricato dalla Procura. La relazione dovrà arrivare sulla scrivania del procuratore Giuseppe Nicolosi e del sostituto procuratore Vincenzo Nitti – a cui è affidato il caso – entro e non oltre l’11 di luglio.
Come noto la tesi accusatoria si concentra proprio sulla saracinesca di protezione, un meccanismo che bloccando la produzione è garanzia di tutela per i lavoratori addetti all’orditoio, macchinario da un milione di euro dove i fili girano su due grossi rulli per comporre i tessuti.
Notizie che andrebbero a confermare l’ipotesi avanzata dagli investigatori nell’immediatezza della tragedia, secondo la quale i sistemi di sicurezza dei macchinari sarebbero stati manomessi per far funzionare il macchinario anche con i cancelli di protezione alzati. Nel fascicolo aperto alla Procura ai tre indagati (la titolare dell’azienda Luana Coppini, il marito Daniele Faggi e il tecnico manutentore Mario Cusimano) oltre all’omicidio colposo viene contestato anche il reato di rimozione o omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro. Meno certezze rispetto arriveranno invece dall’analisi della scatola nera dell’orditoio Karl Mayer, inviata dagli investigatori alla casa madre tedesca per decrittare i codici in essa contenuti. Sembra infatti che la ditta produttrice si sia espressa negativamente riguardo alla possibilità di trarre informazioni preziose dalla memoria del macchinario. “Restano ancora da chiarire le circostanze che hanno portato alla tragica morte di Luana D’Orazio. A più di un mese dall’incidente auspichiamo che venga fatta giustizia al più presto”, commenta il sottosegretario Tiziana Nisini.
“Non si può morire sul luogo di lavoro come cento anni fa, a maggior ragione quando i protocolli di sicurezza, ottenuti con il sacrificio di tante battaglie da parte dei lavoratori e delle Istituzioni, vengono messi da parte. Ci aspettiamo il prima possibile di sapere cosa sia successo il 3 maggio scorso”.