“Durante la notte, a Roma, par di sentire ruggire leoni”. Scriveva nel dopoguerra Carlo Levi. E più che a una savana stellata, o allo zoo di Villa Borghese, chissà, se alludesse alla storia. Quando i leoni al Colosseo o al Circo Massimo, sbranavano i cristiani; o ad una metaforica comparazione con i ruggenti uomini della notte romana. Ben altri tipi di felini, giovani e belli. Dalle fauci insaziabili di mondanità e piacere. Renzo Arbore a capo del clan naïf, di giovani emergenti nel mondo radiofonico-televisivo. Di certo non rimorchiatori di gran lusso, ma ogni sera a cantare con la chitarra, rendevano introvabile un tavolo libero.

Quando la famiglia italiana spegneva il televisore per andare a dormire, puntuale ogni notte, iniziava il tour dei giramondo. Facce da “night”. Viveur mascherati da star, o stelle del cinema che interpretavano se stesse. A Trastevere, le lunghe notti, melodicamente rasserenate dallo scroscio dell’acqua delle fontanelle, si passavano allo “Scarabocchio“. Nel locale ci sono degli infiltrati, Arbore e i suoi amici. Così immaginiamo gli esordi del mattatore di Foggia. Che nella capitale caotica e rumorosa, vinse un concorso in Rai. Era il 1964. “A Roma non ci si va, ma vi si torna”, diceva Luis Borges, anche per Renzo era come conoscerla. Una città dove tutto avveniva ‘dopo il Tg’. E le porte degli anni ’60, si spalancarono conoscendo Gianni Boncompagni. La radio ‘grattava’ i brani dei Beatles, perché loro lo vollero fermamente. Pur non ritenuti idonei all’epoca dai dirigenti Rai: un gruppo vocale strumentale con difetti di intonazione! I primi in assoluto, Renzo e Gianni, amici per la pelle, a lanciare il periodo beat. Vuoi vedere che Ringo, Lennon e Mc Cartney devono ai due radiofonici il successo in Italia?

Renzo, una voce alla radio…

“Abbiamo inventato tante cose insieme”, ricorda così Renzo Arbore, il compagno di scorribande Gianni Boncompagni, che gli insegnò a non essere timido. Ci sono i parenti da casa che vogliono sapere, i vicini che chiedono. Così il ragazzo agli esordi, potrà raccontare di mirabili avventure: da “Bandiera gialla“, “Alto gradimento“, “L’altra domenica“, “Cari amici vicini e lontani…“, fino “Indietro tutta!“. ‘Lorenzo o, come dicevan tutti, Renzo‘, ha avuto il talento e il merito, di scoprire nuovi personaggi: Roberto BenigniGegè TelesforoGiorgio BracardiMario MarencoMarisa LauritoNino FrassicaMilly CarlucciDaniele Luttazzi. Lanciandone altri come Michele Mirabella, Luciano De Crescenzo e Maria Grazia Cucinotta. In un’intervista a Vincenzo Mollica, dichiarò di essere stato il primo a indossare i jeans a Foggia. Tra lo scompiglio di suo padre, scettico a quei pantaloni ‘da elettricista’, senza piega.

Renato Carosone pensò a lui quando scrisse la canzone “Tu vuó fa l’americano“. Quel ragazzo avventuriero che girava per Napoli vestendo all’americana, che “Puorte ‘e cazune cu nu stemma arreto“. Uno spirito da innovatore, visionario, con la musica come quintessenza. Inventore di brevetti televisivi. Giramondo, ma con il cuore ben piantato in Italia. Colui che cambiò il varietà. Quando sfidò il sonno degli italiani, che alle 23.10, non esistendo la seconda serata in tv, avevano già la testa appoggiata al cuscino. La formula ispiratrice erano le feste a casa Arbore. Con Andy Luotto, Pazzaglia l’intellettuale, Frassica il frate ‘Antonino da Scasazza‘, debuttava su Rai Due nel 1985, un ‘tirartardi’ dal titolo “Quelli della notte“. Con le telecamere che sembravano impazzire spaziando a casaccio sui soggetti. Due anni dopo arrivò “Indietro tutta“.

Arbore, avanti tutta!

CHE MI HAI PORTATO A FARE SOPRA A POSILLIPO SE NON MI VUOI PIÙ BENE?”, un film di Arbore con Luciano De Crescenzo. Che, dopo il successo de “Il pap’occhio“, immaginano di ritrovare casualmente una sceneggiatura di Fellini (“Federico Fellini Sud Story”), caduta dalla finestra del Maestro, che se la prese non poco. Un manager rozzo (Renzo Arbore), che parla in dialetto napoletano, accompagna in tour per la riviera, grazie all’Organizzazione Caporetto-Grandi Successi, una giovane promessa della canzone partenopea. Spicca nella pellicola Cloaca Massima, che in un ristorante della capitale, mangia un piatto di spaghetti facendovi cadere dentro la forfora, spalmando sul tavolo il sudore delle ascelle. Regalando di tutto dalle orecchie e dai piedi, e, il peggiore dei mali, ruttando.

Renzo vestito da donna ha dato il meglio di se. Al cinema o in tv, forse copiando, dopo averle lanciate, le turbolenti “Sorelle Bandiera“. Tre uomini che surriscaldavano il comune senso del pudore del pubblico, travestiti da donne, al suono profetico di “Rum e Cocacola“. Mille aneddoti ha da raccontare Renzo Arbore, frutto di quell’incoscienza, ottimismo, carattere allegro di chi aveva superato la seconda guerra mondiale, e s’inventava la vita. Dalla sua casa ‘pop’, sono passati tutti: tra plastiche da collezione, vinili e reperti ‘chick’, con un jukebox rigorosamente a gettone. E al ritmo della canzone che ispirò “whisky e soda e rock’n roll“, compì la sua missione. Con una corda in più nel mandolino della sua orchestra, o come un Tito Stagno con una ‘bandiera gialla’ in mano, sbarcò, re assoluto, sul pianeta delle risate. Lui che fu lo ‘sponsor’ mai passato di moda, del ‘Cacao Meravigliao‘. Il cartello da Castroni in via Cola di Rienzo, parlava chiaro: “Non vendiamo Cacao Meravigliao“. Quella voglia di scherzare, da allora, non è mai passata. Ha vinto lui e…’avanti tutta!’.

Federica De Candia per MMI e Metropolitan Cinema. Seguici !