Dentro le mura dei Ministeri e a Palazzo Chigi tiene banco la discussione sul green pass.
Tra mediazioni necessarie e urgenze sempre più pressanti, dati dai numeri del contagio in crescita, i giorni prossimi si riveleranno decisivo per capire quale sarà la via italiana a questo dilemma.
Casi in aumento
Soltanto nell’ultima settimana i nuovi casi giornalieri sono raddoppiati: ieri sono stati 2153 i nuovi contagiati contro i 1010 di sette giorni fa. Numeri che rendono non più rinviabile la necessità di trovare misure che concilino contenimento e ripresa delle attività economiche. Pressioni provengono dai rappresentanti dei pubblici servizi, ristoratori e baristi, che potrebbero vedere un esodo di clienti.
Le due vie del green pass all’italiana
Sono due le ipotesi sul campo per scegliere la via italiana al green pass: da un lato quella di Sileri e dall’altra quella di Costa.
Secondo il sottosegretario alla salute Pierpaolo Sileri la soluzione più efficace è quella adottata dalla Francia e ritiene il green pass uno strumento utile per evitare restrizioni più che per imporre indirettamente l’obbligo vaccinale. Differentemente, Costa ritiene che l’uso alla francese del pass possa essere motivo di eccessivi oneri a carico delle famiglie italiane. Per andare al ristorante infatti sarebbe necessario, se non vaccinati, provvedere a un tampone e alle relative spese. La Gelmini crede che sia necessario non inseguire modelli stranieri e che si debba trovare “una via italiana all’utilizzo ampio del green pass per incentivare le vaccinazioni”. L’unico punto su cui sono tutti d’accordo è uno: il vaccino è l’unico mezzo per uscire dalla pandemia e chi non si vaccina fa un danno all’intera collettività.
Seguici su Twitter
Giulia Moretti