Migliaia di persone hanno sfilato al Gay Pride di Budapest contro l’escalation omofoba del governo di Viktor Orban che a inizio mese ha introdotto una legge che vieta il tema dell’omosessualità nelle scuole. Trentamila persone, ottomila in più rispetto a due anni fa, che hanno celebrato i diritti Lgbtq e protestato in modo pacifico tra musica, balli, bandiere, ventagli e ombrellini arcobaleno per difendersi da un insolito caldo. All’evento anche una delegazione di politici italiani, tra cui Brando Benifei e Alessandro Zan del Pd, Vladimir Luxuria ed esponenti di Più Europa che hanno sfilato assieme al sindaco della capitale, Gergely Karácsony, esponente di punta dell’opposizione. “Quella legge è un oltraggio. Viviamo nel ventunesimo secolo e cose del genere non dovrebbero accadere. Non siamo più in epoca comunista, siamo in Ue e tutti dovrebbero poter vivere liberamente”, ha detto Istvan, 27 anni, che ha partecipato alla marcia nel centro di Budapest con il suo ragazzo.

La Commissione europea ha avviato una procedura di infrazione contro il governo di Orban definendo la legge discriminatoria e contraria ai valori europei della tolleranza e delle libertà individuali. Il premier nazionalista ha risposto annunciando un referendum sul controverso provvedimento “per fermare Bruxelles come avvenne cinque anni fa sulla questione dei migranti”.

Il leader di Fidesz già guarda alle elezioni del 2022 e con questo nuovo braccio di ferro con l’Europa vuole dimostrare che la sua presa sul Paese è ancora solida, così da raccogliere i consensi che gli garantirono la vittoria allo scorso voto. Eppure, secondo un sondaggio Ipsos del mese scorso, il 46% degli ungheresi è favorevole alle nozze gay. E secondo una ricerca del think-tank Globsec il 55% non è d’accordo con la “demonizzazione della comunità”. “Invece di proteggere le minoranze, il governo sta usando le leggi per emarginare gli Lgbtq nel proprio Paese”, hanno denunciato gli organizzatori. Il Gay Pride ha mostrato “ai politici assetati di potere” che la comunità non si farà “intimidire”.