Da una relazione della DIA (Direzione investigativa antimafia) è emersa una tendenza da parte delle mafie ad infiltrarsi sempre più nel tessuto economico e sociale. Questo incremento è dovuto al prolungamento dell’emergenza da Covid.

La “DIA” ha riportato un incremento da parte delle mafie del tentativo di infiltrarsi nell’economia, a causa dell’emergenza da Covid

La DIA nell’ultimo semestre del 2020, ha eseguito 726 monitoraggi nei confronti di imprese impegnate in appalti per grandi opere e ha svolto 12.057 accertamenti su persone fisiche.

Dalla relazione che la DIA ha consegnato al Parlamento è emerso un incremento della tendenza delle mafie, ad infiltrarsi nel tessuto economico e sociale “sano”, questo a causa del prolungamento dell’emergenza dovuta al Covid.

Si tratta di una strategia criminale, avviata da parte delle mafie, che in un periodo di grave crisi, offrirebbe loro l’occasione, sia di poter rilevare a buon mercato imprese in difficoltà, sia di accaparrarsi le risorse pubbliche stanziate per fronteggiare l’emergenza sanitaria, come ad esempio i buoni spesa Covid. 

E’ emerso anche che La ‘ndrangheta rimane leader nel narcotraffico internazionale, ma non appare più così monolitica ed impermeabile alla collaborazione con la giustizia da parte di affiliati, nonché di imprenditori e commercianti, sino a ieri costretti all’omertà per il timore di gravi ritorsioni da parte dell’organizzazione mafiosa. 

Ecco l’analisi di come si stanno evolvendo le mafie

“I clan di Cosa Nostra, non riuscendo a ricostruire la Cupola, cui spettava il compito di definire le questioni più delicate, hanno adottato un coordinamento basato sulla condivisione delle linee di indirizzo e dalla ripartizione delle sfere di influenza, tra esponenti di rilievo dei vari mandamenti, anche di province diverse”.

“Nelle province di Palermo, Trapani e Agrigento, Cosa Nostra resta egemone e si registrano ripetuti tentativi di una “significativa rivitalizzazione” dei contatti con le famiglie all’estero. Le indagini rivelano come i clan abbiano riaperto le porte ai cosiddetti ‘scappati’, alle nuove generazioni di coloro i cui padri avevano dovuto trovare rifugio all’estero, a seguito della guerra di mafia dei primi anni ottanta”.

“Nell’area centro-orientale della Sicilia sono invece attive organizzazioni più fluide e flessibili che si affiancano ai clan storici”, tra queste nella relazione, viene dato particolare rilievo alla “Stidda“, “un’organizzazione inizialmente nata in contrapposizione a Cosa Nostra, ma che oggi tende a ricercare l’accordo con quest’ultima, per la spartizione degli affari illeciti”.

Le indagini hanno anche evidenziato come alcune di queste organizzazioni hanno fatto “un salto di qualità”, passando da gruppi dediti principalmente ai reati predatori, a sodalizi “in grado di infiltrare il tessuto economico imprenditoriale del nord Italia”.

“Sono sempre gli stessi i settori sui quali si concentrano le attenzioni dei clan: estorsione, usura, narcotraffico, gestione dello spaccio di droga, infiltrazione nel gioco d’azzardo illecito, infiltrazione in quelle aree economiche che beneficiano di contributi pubblici, in particolare nei settori della produzione di energia da fonti rinnovabili, dell’agricoltura e dell‘allevamento, possibili grazie alla complicità di politici e funzionari infedeli”.