Era il 1928, quando il britannico Alexander Fleming, cambia la storia della medicina, con la rivoluzionaria scoperta della penicillina. La casuale scoperta, avvenne tramite una piastra di una cultura. Sulla quale si era formata una muffa. Da qui la scoperta: tramite questa muffa particolare, la crescita dei batteri era inibita. Viene isolata per la prima volta nella storia, la penicillina G. In passato altri medici, avevano iniziato studi su questa particolare muffa. Come ad esempio un medico partenopeo, Vincenzo Tiberio, nel 1895. Studi e ricerche, che però caddero nel dimenticatoio, perchè prese sottogamba e poco apprezzate.
La penicillina, è quindi prodotta da un fungo specifico. Introdotta, nel mondo della medicina, è un efficace cura contro la maggior parte dei batteri. Come gli stafilococchi, streptococchi, meningococchi, ecc. La penicillina, ha dunque un ruolo di rilievo nella storia del farmaco. Negli ultimi anni, grazie alla scienza farmaceutica, è stato possibile creare varie forme di assunzione della penicillina. Partiti dalle iniezioni, oggi è possibile assumerla anche via orale, tramite compresse, sciroppi e capsule. Oppure per via topica, quindi con creme, unguenti, pomate e colliri. Alexander Fleming, grazie alla scoperta della penicillina, sarà insignito poi del prestigioso Premio Nobel.
La penicillina scoperta due volte
Sono in molti però , a ricordare che già il dottore italiano Vincenzo Tiberio, nel 1895, era sulla buona strada per scoprire la prodigiosa muffa. Per questo nel suo comune di origine, Arzano, su una targa a lui dedicata, viene omaggiato e ricordato, il suo rivoluzionario studio sulle proprietà antibiotiche delle muffe. Partendo proprio da quelle formatesi sulle pareti del pozzo della casa di Tiberio. Ma la scoperta della penicillina, si tinge anche di rosa. Infatti, anche se meno nota di Fleming, è doveroso ricordare la studiosa Mary Hunt. La quale scopre un’altra tipologia di penicillina, casualmente, da un melone acquistato al supermercato. Da qui la catalogazione, non a caso denominata nel mondo scientifico, come “muffa Mary“. Proprio in onore alla giovane ricercatrice.
a cura di Chiara Bonacquisti
Seguici su: Metropolitan Magazine