La maggior parte degli articoli che scrivo tratta di femminismo. O meglio, tutti gli articoli che scrivo parlano di femminismo.

Ne parlo con naturalezza, con termini semplici, con il desiderio di far comprendere a chi legge cosa sia effettivamente il femminismo. Sicuramente qualcuno dei nostri lettori si starà domandando “Che bisogno c’è di spiegare cos’è il femminismo? Non è cosa risaputa?”. No.

Il concetto di femminismo non è cosa risaputa: il concetto di femminismo andrebbe riabilitato poiché, troppo spesso, la gente ne parla, parlando di femminismo tossico. Femminismo tossico, avete capito bene e no, non c’entra nulla con Britney Spears e la sua iconica “Toxic”.

Lotta tra titani

femminismo

/fem·mi·nì·ṣmo/

sostantivo maschile

Storicamente, il movimento diretto a conquistare per la donna la parità dei diritti nei rapporti civili, economici, giuridici, politici e sociali rispetto all’uomo: le prime manifestazioni del femminismo risalgono al tardo Illuminismo e alla Rivoluzione francese; estens., il movimento, ampio e articolato, che tende a porre l’accento sull’antagonismo donna/uomo, nel sociale come nel privato, e a realizzare una profonda trasformazione culturale e politica, riscoprendo valori e ruoli femminili in senso antitradizionale.

Questa è la definizione di femminismo, secondo l’Enciclopedia Treccani.

Il femminismo, quello buono, quello sano e tradizionale punta alla parità dei sessi, spogliandoli dei ruoli stereotipati imposti dalle regole sociali. Questo modus operandi smonta proprio quel meccanismo esercitato dal femminismo tossico.

Il femminismo tossico viene esercitato su donne e uomini, in maniera indistinta, da parte di altre donne che si nascondono dietro i concetti di sessismo e patriarcato. Il patriarcato viene rappresentato come un complotto messo in atto dagli uomini verso le donne stesse che, a loro volta, si permettono di fare discriminazione, aggirando così il famigerato mito della sorellanza femminista, nei confronti di altre donne, sostenendo che l’appartenenza allo stesso genere non renda, ciò che fanno, sessismo; nei confronti del maschio, invece, questo viene attuato colpevolizzandolo, a prescindere da ciò che faccia, solo per essere uomo. Questo genera una visione assolutista e dittatoriale, in cui, le donne si sentono onnipotenti e superiori all’altro. Trasformando quelle che vengono, solitamente, etichettate come vittime in carnefici spietati.

Le femministe tossiche, da sempre, vengono chiamate “feminazi”, riprendendo la radice del termine “nazismo” proprio per designare quel totalitarismo che le contraddistingue, allontanandole dall’obiettivo comune e lasciandole concentrare su questioni di poco conto in cui manifestano il loro estremismo, rasentando la follia. Inoltre, tutto ciò incrementa l’aumento e lo svilupparsi della cosiddetta mascolinità tossica, compagna speculare di tale fenomeno. Insomma, avviene un processo sociologico rappresentabile come un cane che si morde continuamente la coda, senza uscirne mai: un effetto domino devastante.

Perché è importante saper riconoscere il femminismo tossico?

Riconoscere il femminismo tossico è importante perché, come il patriarcato, è un nemico della parità di genere. È  importante saperlo riconoscere per non condannare qualcosa di razionalmente buono. È necessario saperlo riconoscere per evitare lo sviluppo di complessi patologici identitari ed emotivi, per evitare il nascere di nuovi ed ulteriori ruoli di genere, peggiori dei precedenti. È un dovere morale, di chiunque, imparare a riconoscerlo e debellarlo.