Usciva il 18 novembre 1974 “The lamb lies down on Broadway“, il primo concept album dei Genesis in cui Peter Gabriel dà vita a un lungo racconto scandito in 23 tracce. Un album ricco di spunti di riflessione, “The lamb lies on Broadway” avrebbe potuto diventare anche una storia da raccontare al cinema.

“The lamb lies down on Broadway”: la trama

The lamb lies on Boradway” dei Genesis è un piccolo gioiello progressive rock che rispecchia il flusso della musica del tempo. Come i Pink Floyd, per citare i migliori, anche i Genesis avvertono la necessità di costruire uno specchio in cui dipingere un quadro esistenziale molto sentito negli anni ’70. Abbiamo paura, sesso, morte e ansia esistenziale, ma anche sogno e caotica follia. In questo specchio dipinto in musica, Peter Gabriel non fa altro che dare forma al proprio riflesso creando Rael, il protagonista della storia e suo alter ego.

The lamb lies down on Broadway” racconta la storia di Rael, un ragazzo appena uscito dal riformatorio che si trova risucchiato in un onirico viaggio temporale. Di ritorno da una delle sue scorribande notturne infatti, incrocia sulla strada di Broadway un agnello sdraiato che gli sbarra il cammino. Ipnotizzato dall’animale, il protagonista verrà gradualmente sovrastato da una fitta nebbia che si solidificherà sopra di lui. Terrorizzato e poi colpito dal blocco di pietra sceso su di lui, sverrà per poi ritrovarsi invischiato in un’altra dimensione.

“The lamb lies down on Broadway”: un film mancato e un inferno dantesco

The lamb lies down on Broadway“, oltre ad essere un capolavoro musicale, avrebbe potuto diventare anche un film. L’avventura di Rael nello spazio-tempo, così sorprendente quanto onirica e interpretabile su più livelli, sarebbe stata perfetta su pellicola. Non a caso infatti, a interessarsi al progetto di realizzazione fu il regista cileno Alejandro Jodorowsky. Purtroppo il progetto non è mai andato in porto, seppure l’album potrebbe ancora oggi essere rivisto in chiave cinematografica.

Le avventure di Rael sarebbero effettivamente state delle scene perfette per il cinema. Basti pensare al momento in cui il protagonista passa per una fabbrica che produce esseri umani, oppure all’incontro sessuale con delle creature metà serpente e metà donne. Seppure sia comunque difficile trovare un filo conduttore all’interno di ogni vicenda narrata, e anche Peter Gabriel ci intima a non farlo, “The lamb lies down on Broadway” si potrebbe leggere anche in chiave dantesca. L’inferno c’è, come anche un intricato percorso interiore fiancheggiato da bizzarri personaggi e una velata critica sociale.

Un suono diverso e il giudizio della critica

Oltre all’aspetto testuale e di significato, l’album è caratterizzato da un suono che i Genesis non avevano ancora sperimentato fino in fondo. L’orecchio più abituato si accorgerà presto di trovarsi in un mondo musicale dal suono più duro e aggressivo rispetto a quello degli album precedenti. Abbiamo Steve Hackett che dà il meglio di sé alle chitarre per dare corpo alla vicenda narrata. La batteria magistrale di Phill Collins è forse per la prima volta messa in primo piano, e il basso di Rutherford emerge con dura prepotenza.

Un suono diverso, quello di “The lamb lies down on Broadway“, che ai tempi della sua uscita ha diviso la critica: c’è stato chi lo ha visto come un esperimento testuale e sonoro troppo complesso, e c’è stato chi invece ha letto nell’album il punto più alto della produzione dei Genesis. Nel 2015 si pone al nono posto nella classifica “miglior album progressive rock di tutti i tempi” della rivista Rolling Stones. Divide il pubblico generico e i critici musicali, ma non i fan. I più affezionati hanno amato la rappresentazione scenica nei live di Peter Gabriel e hanno poi rimpianto, dopo quest’album, il suo abbandono della band.

Immagine di copertina © Hipgnosis Studio

Marta Barone

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