Durante il regime nazista, in Germania, alcune opere di artisti contemporanei e non solo, furono considerate arte degenerata. Vi facevano parte quelle della corrente del modernismo ed espressionismo, tra queste vi erano lavori dell’artista tedesco Paul Klee (1879-1940).
L’astrattismo di Paul Klee
Paul Klee fu pittore, musicista e poeta tedesco, nato nel 1879 a pochi chilometri da Berna in Svizzera. Artista tra i più importanti esponenti dell’astrattismo, corrente che si sviluppò in Germania nel Novecento. Questo movimento nasce dall’esigenza di reinterpretare la realtà, che non è più rappresentata da prospettive e realismo. Anzi si aveva il bisogno di esprimere il proprio sentimento attraverso un tripudio di forme geometriche incasellate le une nelle altre. Utilizzando colori vivaci ai quali si alternavano quelli caldi a quelli freddi.
Secondo la visione di Klee l’arte non doveva riprodurre semplicemente il visibile, piuttosto quello che agli occhi esteriori non lo era, distaccandosi dalla percezione dei soli sensi. Diverse furono le influenze alla pittura di Klee, da Vassilij Kandinskij, Franz Marc e altri artisti con i quali formò il gruppo denominato Der Blaue Reiter, il cavaliere azzurro. Che però ebbe breve durata, per lo scoppio della prima guerra mondiale. Un altro importante evento che segnò la sua arte, fu un viaggio a Tunisi, precisamente ad Hammamet. I colori che lo circondarono furono decisivi per lo stravolgimento della tela, nella quale sorsero questi arancioni e rossi, i colori caldi di questa regione. Sente di essersi congiunto al colore, e scrive:
“Questo è il momento più felice della mia vita…il colore ed io siamo una cosa sola: sono pittore“.
Paul klee e l’esilio a Berna
Durante la prima guerra mondiale l’artista dovette partire per il fronte, ma questo non gli impedì di dedicarsi alla pittura e al disegno. Compresa la scrittura di saggi come “la confessione creatrice“, nella quale si dedicò come studio alla forma e al colore. Continuò in ogni caso a esporre le sue opere in giro per la Germania. Intorno al 1920 aveva cominciato ad insegnare pittura, richiamato dall’architetto Walter Gropius. L’avvento del regime nazista, però lo costrinse, nel 1933 a lasciare la docenza dell’accademia di Düsseldorf e tornò a Berna in esilio. La sua produzione artistica non rientrava tra i canoni accettati dal nazismo. Aveva anche rinnegato la cittadinanza tedesca, ma quella elvetica gli fu concessa solo dopo la sua morte che avvenne nel 1940 a Muralto.
La mostra d’arte degenerata di Monaco
Con l’avvento del terzo reich si riutilizzò l’espressione “arte degenerata” che indicava quelle opere non approvate dal regime. Il cui unico detentore della scelta tra opere considerate ammissibili e quelle inaccettabili era il cancelliere Adolf Hitler. Vi rientravano per lo più opere di realizzazione astratta o con figure irrealistiche o quelle considerate lesive del comune pudore. Venivano ritirate anche opere che erano considerate di scarsa abilità tecnica. E tra questi vi erano anche opere di artisti ebrei.
Pertanto nel 1937 a Monaco di Baviera fu istituita un’esposizione dal titolo “mostra d’arte degenerata” che comprendeva opere confiscate dai musei tedeschi, tra le quali alcune dello stesso Klee. Con il solo intento di denigrare queste forme espressive e i loro produttori. Contemporaneamente ve ne era una che aveva lo scopo propagandistico di celebrare l’arte tedesca, considerata “pura”. Le opere presentate invece dovevano essere di gusto neoclassico e di propaganda nazionale raffigurando temi quali la forza lavoro, la potenza militare e la maternità.
La censura artistica operò circa 5000 sequestri di dipinti e molti di essi erano custoditi in musei tedeschi, mentre altri provenienti da collezioni private probabilmente di nobili famiglie ebree, furono prima rubati e poi distrutti. Una parte di essi fortunatamente è sopravvissuta fino ai giorni nostri.
Marina Nicotra
Seguici su
Facebook, Instagram, Metrò, La Rivista Metropolitan Magazine