La politica birmana Aung San Suu Kyi è stata condannata a scontare 4 anni di prigione dal tribunale del Myanmar. L’accusa è quella di importazione illegale di walkie-talkie e la donna era già stata condannata per altre violazioni a suo carico. Si tratta solo di una parte del processo per cui alla fine rischia altri decenni di detenzione.

Le condanne di Aung San Suu Kyi

Aung San Suu Kyi famosa per il suo attivismo in difesa dei diritti umani in Birmania, e da tempo contro la dittatura militare del suo paese, che ora controlla anche il sistema giudiziario, era già agli arresti domiciliari dopo essere stata arrestata il 1º febbraio 2021 durante un colpo di Stato guidato dalle forze armate del Paese, per rovesciare il governo istaurato a seguito delle elezioni legislative del 2020 che avevano siglato la vittoria della Lega Nazionale per la Democrazia, partito guidato proprio da Aung San Suu Kyi.

La donna era stata inoltre era stata già condannata lo scorso dicembre per aver violato le restrizioni anti-coronavirus proprio durante la campagna elettorale.

Aung San Suu Kyi da tempo si scaglia contro la dittatura militare istaurata in Birmania dal 1962, tanto che la sua prima detenzione risale al 1989.
Una lotta la sua per i diritti umani che non si è mai interrotta nonostante i tentativi duri e violenti compiuti dall’opposizione, e che l’ha fatta trionfare alle elezioni del 2015 e a quelle del 2020.
Nella sua vita si conta che la donna nel corso di 21 anni, sia stata in carcere per il tempo complessivo di 15 anni riuscendo anche a scapare ad un agguato in cui morirono molti sostenitori del suo partito.
Ha ricevuto nel corso della sua battaglia politica numerose onorificenze, tra cui il Premio Nobel per la pace nel 1991.

Con quest’ultima sentenza la donna è però ora costretta a tornare in prigione, ma si tratta solo di una parte del processo a suo carico, per cui rischia una condanna fino a 100 anni di carcere. Deve infatti ancora rispondere del reato di corruzione e di violazione di segreti di stato.

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