Jannik Sinner è l’unico azzurro dei sei in campo nel Day 2 degli Australian Open a evitare l’eliminazione. Il ventenne altoatesino con la vittoria su Sousa è l’unico superstite italiano, insieme a Matteo Berrettini e Lorenzo Sonego, al secondo turno dello Slam aussie.

Sinner raggiunge Berrettini e Sonego al 2° turno degli Australian Open:

Dodicesimo successo Slam in carriera, secondo agli Australian Open, per Jannik Sinner, che contro Joao Sousa ha vinto e convinto, seppur non senza qualche difficoltà. Per i primi due set, infatti, il portoghese gioca il suo solito buon tennis, energico da fondocampo, con cui riesce a dare qualche grana all’altoatesino, disturbato dal vento alzatosi sulla Kia Arena. Dopo la prima metà interlocutoria del primo set, Jannik inizia a far aumentare i giri dei suoi colpi e risolve sul 6-4, non prima di cedere a sua volta un turno di battuta. Sousa, nonostante sia qualche spanna sotto Sinner, infatti cerca di rimanergli incollato accettando i lunghi scambi da fondocampo al ritmo dell’azzurro. Un copione che si legge anche nel secondo set, che, dopo uno scambio iniziale di break, si gioca sull’equilibrio dei turni di battuta.

Sousa trova più spesso il campo con la prima e Sinner resta in agguato prendendogli le misure e aspettando il momento giusto per accelerare in risposta. Ciò avviene nel dodicesimo e ultimo game, quando una serie di risposte pestifere di Jannik trovano angoli stretti o vanno a cadere vicino i piedi di Sousa, che fa quel che può per evitare il fatale break. Fatale perché il portoghese arriva più stanco al terzo set e alle risposte di Sinner si fa trovare spesso troppo fermo e poco reattivo. Nel parziale i break dell’azzurrino saranno due, proficui per chiudere sul tombale 6-1 dopo 32 minuti. Nota a margine felice: Sinner ha vinto 20 punti a rete su 26 discese nei pressi del nastro.

Per tutti gli altri azzurri in campo la pallina è amara

Ai due italiani eliminati nella giornata di ieri se ne aggiungono altri cinque, bisogna dirlo, avversari di giocatori superiori o in una condizione migliore. Veramente poco da rimproverare, ad esempio, a Gianluca Mager, affondato in meno di 90 minuti dalla testa di serie numero cinque, Andrey Rublev. La bassa percentuale (51%) di prime palle messe in campo dal sanremese significa sanguinare davanti lo squalo russo, che lascia all’azzurro appena sette giochi in tutta la partita. Estremamente complicata anche la partita di Stefano Travaglia, che come al solito dimostra di avere un cuore enorme e fa sudare sette camice a Bautista Agut prima di arrendersi. Il tennista marchigiano, che è riuscito pure a strappare il terzo set per 7-5, ha costretto infatti lo spagnolo a quasi tre ore di maratona, capitolando però nel quarto parziale, dominato 6-1 dal numero 18 del mondo.

Qualche rimpianto in più invece per Lorenzo Musetti (alle prese anche oggi con qualche guaio fisico), che contro Alex De Minaur parte in quinta aggiudicandosi il primo set 6-3, per poi calare drasticamente nei successivi tre set, vinti dall’australiano 6-3, 6-0, 6-3. Lasciano un retrogusto amaro anche le sconfitte, entrambe a zero, di Marco Cecchinato e Andreas Seppi. Il primo, sempre più in difficoltà sulle superfici dure (nelle passate due stagione ha perso 13 partite ufficiali su 15 giocate), ha ceduto dopo poco più di due ore contro il 38enne Philipp Kohlschreiber. Il secondo, alla sua 66esima presenza nel tabellone principale dell’Australian Open (staccato Roger Federer a quota 65), subisce una netta sconfitta (6-1, 6-1, 7-5) dall’ottimo polacco Kamil Majchrzak.

ENRICO RUGGERI

Photo Credit: via Twitter, @FiorinoLuca

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