Sono attualmente in corso le votazioni della terza giornata per eleggere il tredicesimo Presidente della Repubblica. La ricerca di un punto di incontro tra le fazioni continua, ma non tutti viaggerebbero sulla stessa lunghezza d’onda. Nel pomeriggio di ieri, ad esempio, Enrico Letta e Antonio Tajani si erano incontrati nella speranza di poter arrivare ad un compromesso e, a detta dei diretti interessati, il colloquio si era rivelato costruttivo. Sfortunatamente, però, nel giro di poche ore qualcosa dev’essere cambiato. D’altronde, i ripensamenti tra le aule parlamentari sono all’ordine del giorno. Secondo i ben informati, pare che oggi il centrodestra farà nuovamente ripiego sulla scheda bianca, ad eccezione di Giorgia Meloni. La leader di Fratelli d’Italia, infatti, avrebbe proposto Guido Crosetto come suo candidato per il Quirinale.

Guido Crosetto, chi è il candidato di Giorgia Meloni?

Classe 1963, una breve frequentazione della Facoltà di Economia e Commercio all’Università di Torino e una passata militanza nella Democrazia Cristiana. Per non parlare delle esperienze in qualità di consigliere provinciale di Cuneo (la sua città natale), consigliere economico del Presidente del Consiglio Giovanni Goria e sottosegretario alla Difesa dell’ultimo governo di Silvio Berlusconi. Insomma, un curriculum politico decisamente di rilievo quello di Crosetto, papabile concorrente di bandiera per Giorgia Meloni in gara (per ora) per la carica di Capo di Stato.

Chiaramente, la rinuncia del Cavaliere ha riaperto i giochi e rimescolato le carte in tavola. A differenza dei vari nomi fioccati nei giorni scorsi, quello di Crosetto ha tutte le caratteristiche per poterla spuntare. O almeno, così sembrerebbe. Sulla questione è stato proprio lui ad esprimersi poco tempo fa, in un’intervista per La Repubblica, ribadendo la necessità di cercare qualcuno che abbia un peso sia a livello nazionale che internazionale. Questa mattina, invece, ha fatto nuove dichiarazioni sul suo profilo Twitter. “Diciamo la verità -scrive –uno dei problemi di questa elezione del PdR è che i gruppi parlamentari di quasi tutti i partiti, alcuni più altri meno, sono incontrollabili da parte del vertici. I sondaggi, il taglio dei parlamentari, le correnti interne, i vecchi rancori, lasciano il segno“.

Insomma, indipendentemente dai vari filoni di pensiero, potrebbe essere lui quello giusto? In fondo dovremo aspettare ancora un bel po’ per giungere ad una conclusione definitiva.

Scritto da Diego Lanuto.

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