Pellicola d’apertura della Festa del cinema di Roma, vede l’attrice nei panni della famosa teleimbonitrice americana. Potrebbe essere la grande occasione di Jessica Chastain, e per giunta meritatissima, di stringere in mano il primo Premio Oscar della sua carriera. È tutto nello sguardo della teleimbonitrice americana che ha interpretato ne Gli occhi di Tammy Faye. Questa storia vera ha permesso di mostrare un’attrice trasformata, al punto di sembrare quasi la reincarnazione dell’evangelista a cui ha prestato il volto.

Gli occhi di Tammy Faye

La storia, diretta da Michael Showalter e da oggi nelle sale, è quella di uno dei predicatori più incisivi e potenti del piccolo schermo a stelle e strisce negli Anni Settanta e Ottanta, Jim Bakker (Andrew Garfield, protagonista del musical Tick, Tick… Boom!, su Netflix, favorito alla corsa agli Academy Awards). Ma stavolta non è lui a raccontarlo, come peraltro ha già fatto con un’autobiografia. Per chi se lo stesso chiedendo l’ha scritta dal carcere, dove è stato recluso per frode. No, l’intento della pellicola è dare una visione più autentica possibile di sua moglie, Tammy Faye (Jessica Chastain), che ha fatto del proselitismo una missione e resta l’artefice di gran parte del successo sul tubo catodico del consorte.

Come si scopre dal documentario di Fenton Bailey e Randy Barbato da cui il film è tratto, questa donna è stata fin da piccola messa all’angolo da una società severa, conservatoria e giudicante, ma ha creduto che il balsamo dell’amore potere compiere miracoli. Jessica Chastain a Roma ha raccontato di essere stata molto rispettosa nei confronti della signora, che prima ancora di essere una figura pubblica è una madre. Ha chiesto infatti la benedizione dei suoi figli per procedere in maniera decorosa e garbata, senza giudicare, ma mostrando proprio tutte le buone intenzioni che hanno sempre animato Tammy Faye.

A guardarla così, con i capelli cotonati, le unghie laccate e il trucco pesantissimo, sembra quasi grottesca. Ma facendo un passo indietro e usando il filtro socioculturale dell’epoca, si può vedere come sia figlia dei costumi dell’epoca, anche se poi reinterpretati con eccentricità.

La fede l’ha sempre guidata ad accogliere tutti e a girare per l’America per diffondere il Verbo. Il salto alla TV è stato lungo e graduale ma era evidente che la sua empatia e le doti canore l’avrebbero resa un personaggio familiare e di casa per milioni di persone, soprattutto per i bambini. Quel sogno di evangelizzare la terra si è infranto quando il marito è stato coinvolto in una serie di scandali, il primo di natura sessuale. Il loro matrimonio e la loro immagine pubblica non hanno retto al colpo e quell’opulenza è diventata motivo di vergogna: Tammy Faye si è ritrovata da magnate di un impero religioso ed economico a reietta in un battito di ciglia. Finte, probabilmente, ma pur sempre ciglia.

Un biopic poco ortodosso

Il ritmo del racconto è volutamente diluito ma l’intensità d’interpretazione della Chastain resta davvero un punto di forza straordinaria per questo biopic poco ortodosso. L’attrice non vuole scomodare il termine femminista per il suo personaggio perché non è questa l’etichetta che vorrebbe.

Certo, il pubblico italiano non ha la minima idea di chi sia questo personaggio e quindi l’impatto non può essere lo stesso d’oltreoceano. Il periodo storico non è dei più facili in sala per film che non siano cinecomics. Di fatto i cinema – complici restrizioni sempre più rigide per arginare l’emergenza sanitaria – sono diventati (nostro malgrado) un luogo culturale dove valga la pena andare solo per pochi, pochissimi titoli. Magari stavolta Tammy Faye e forse riuscirà a suscitare la curiosità degli spettatori, lo meriterebbe. Non fatelo per il personaggio, ma per quest’eccezionale versione del talento di Jessica Chastain. 

Claudia Di Giannantonio

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