“Se non date a Meta la possibilità di usare i dati degli utenti europei sui server con sede negli Stati Uniti allora l’azienda potrebbe decidere di spegnere Facebook e Instagram in Europa”.
Una vera e propria minaccia preventiva quella contenuta nel rapporto annuale di Meta alla Securities and Exchange Commission (Sec), la commissione di vigilanza della Borsa americana. Nascosta tra le righe ma neanche tanto: “Se non si dovesse adottare un nuovo quadro di riferimento sul trasferimento transatlantico dei dati, probabilmente non saremo in grado di offrire alcuni dei nostri prodotti e servizi più importanti, tra cui Facebook e Instagram in Europa”.
Il trasferimento di dati transatlantici, regolato dal Privacy Shield
La questione chiave sono i trasferimenti di dati transatlantici, regolati tramite il cosiddetto Privacy Shield e altri accordi tipo che Meta utilizza o utilizza per archiviare i dati degli utenti europei sui server americani. L’UE dovrà prendere una decisione e dirimere la questione. Nel luglio 2020 infatti, la sentenza Scherms della Corte europea di Giustizia ha sospeso il privacy di Shield (che sostituiva il Safe Harbour, a sua volta affondato nel 2015 da una sentenza europea) perché non forniva sufficienti garanzie che nel trasferimento di dati personali di cittadini europei in un Paese terzo venissero rispettati gli standard di privacy imposti in Europa, in particolare rispetto alle intrusioni delle agenzie di sicurezza nazionale.
Il presidente Biden ha tentato di trovare un compromesso durante il summit del giugno scorso con la presidente Ue, Ursula von der Leyen. Ma niente. Per questo adesso si sta lavorando a un accordo che non implichi modifiche legislative indigeribili per il Congresso Usa, ma che rafforzi regolamenti già esistenti, e che dia ai cittadini europei la possibilità più concreta di ricorrere (individualmente o tramite i governi) contro le violazioni della privacy. Un’intesa potrebbe essere annunciata prima del prossimo Trade and Tech Council di maggio.
E così la fotografia del momento vede l’Ue che vuole tenere il punto e proteggere la propria privacy, e le aziende americane che hanno paura di questa decisione. Zuckerberg in quanto CEO si è ufficialmente seduto al tavolo, con la sua velata minaccia. E ha lasciato parlare Nick Clegg, vicepresidente degli affari globali e delle comunicazioni: “Non autorizzare il trasferimenti avrebbe un impatto su aziende grandi e piccole, in più settori. La mancanza di trasferimenti internazionali di dati sicuri, protetti e legali danneggerebbe l’economia e ostacolerebbe la crescita delle imprese basate sui dati nell’UE, proprio mentre cerchiamo una ripresa dal Covid-19“.
E ancora: “Le aziende, fondamentalmente, hanno bisogno di regole chiare e globali per proteggere a lungo termine i flussi di dati tra Stati Uniti ed UE, e come più di 70 altre aziende in una vasta gamma di settori, mano mano che la situazione si evolve, stiamo monitorando da vicino il potenziale impatto sulle nostre operazioni europee”. Un portavoce di Meta all’AGI ha commentato: “Non abbiamo assolutamente alcun desiderio e alcun piano di ritirarci dall’Europa. Semplicemente Meta, come molte altre aziende, organizzazioni e servizi, si basa sul trasferimento di dati tra l’Ue e gli Stati Uniti per poter offrire servizi globali. Come altre aziende, per fornire un servizio globale, seguiamo le regole europee e ci basiamo sulle Clausole Contrattuali Tipo (Standard Contractual Clauses) e su adeguate misure di protezione dei dati”.
Claudia Di Giannantonio
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