Le badanti ucraine cinquantenni a Milano dichiarano senza remore la loro paura di dover partecipare alla possibile imminente guerra che si prospetta dal conflitto tra Russia e Ucraina. Nessuna di loro, giustamente, vorrebbe prendere in mano le armi.

Il conflitto tra Russia e Ucraina sta diventando sempre più aspro. A tal proposito per alcune donne sono ore di ansia e tensione. Si tratta di quelle donne Ucraine che qui, in Italia, hanno trovato la loro dimensione lavorativa e stabilità economica, per molte anche relazionale e umana. Si sente chiaramente la loro angoscia all’idea di dovervi rinunciare.

Badanti, ma soprattutto donne e madri: “Io e miei figli potremmo essere chiamati”

Come per Svetlana che racconta all’AGI:

“Ho 59 anni, ho fatto il servizio militare e so che le donne fino a 60 anni possono essere chiamate alle armi. Risponderei? No, mi chiedo cosa può fare una donna della mia età in guerra e poi vivo e lavoro da 13 anni ad Arese, faccio la Oss (operatrice socio sanitaria, ndr), mi piace aiutare gli altri. Ho la mia vita qui e sto bene”.

Svetlana, 59 anni, Milano

La donna è in ansia anche per i figli di 35 e 38 anni.

“Anche loro possono essere chiamati, uno dei due fa l’ispettore in carcere, per questo potrebbe essere tra i primi a prendere le armi. Eppure il mio popolo vuole la pace. Vuole essere indipendente ma vuole convivere pacificamente con gli altri Paesi”.

Svetlana, 59 anni, Milano

Il termine ”badanti” ovviamente racchiude tutta una serie di professioni, legate alla cura, che sono generalmente affidate ad una certa rosa di etnie. Le motivazioni sociologiche di questo fenomeno non sono da spiegare qui, ma certamente hanno ripercussioni su tutte quelle donne che ora, in Italia, si trovano in questa spiacevole situazione.

Sentiamo anche Olga che ha gli stessi timori di Svetlana, con una paura in più: 

“Non ho ancora i documenti per stare in Italia, ho un appuntamento tra quattro giorni e ho paura che l’Esercito mi chiami”. 

Olga, Milano

Una situazione totalmente inaspettata

Altre testimonianze si susseguonoe. La prima da una donna originaria del Donbass. La signora sostiene di non capire l’italiano; con lei una bielorussa sottolinea un importante concetto

“il popolo non vuole nessuna guerra, sono solo interessi politici ed economici

Tra le voci spicca quella di una donna ucraina, Valentina. Lei ha più voglia di parlare delle altre:

“Sto da 20 anni a Milano, faccio le pulizie. Ho due figli grandi e un nipote a Kiev, sono preoccupata che li chiamino a combattere. Li ho sentiti ieri e mi hanno detto di stare tranquilla e io cerco di esserlo e di affidarmi al Padre che vede tutto. Certo, mai mi sarei immaginata una situazione così…”.

Valentina

La Chiesa coi sacerdoti russo e ucraino

Tre giovani ucraini, uscendo dalla Chiesa, spiegano di saperne molto di più dei loro parenti in patria

“perché di questa cosa i media ne parlano molto più qui che lì…”

ma non hanno voglia di esprimere opinioni. Elena, una fedele che ha la mamma “mezza russa e mezza ucraina” e dice di avere “sei Paesi di origine” taglia corto:

“Sono una cittadina del mondo e questi sono solo discorsi politici, non di popolo, siamo tutti mescolati. Qualcuno sta soffiando sul fuoco. Non credo proprio che Putin voglia fare la guerra, a Mosca la gente è tranquillissima, sa che non ci sarà”.

Elena

Tatiana si spinge oltre:

“Sono gli americani a volere questa guerra, da noi nessuno la vuole”

Elena

Articolo di Maria Paola Pizzonia

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