Ci sono molte domande che ci poniamo noi che siamo arrivati dopo Tangentopoli, noi che non abbiamo vissuto lo scandalo che ha decretato la fine della Prima Repubblica.
Cos’è stato lo scoppio di Tangentopoli? Chi era coinvolto? Cosa emerse dalle indagini di Mani pulite? Perchè si diffuse così a macchia d’olio, e tanto facilmente, la corruzione? Da allora, cosa è cambiato?
Lo scoppio di Tangentopoli
Tutto iniziò il 17 febbraio 1992 a Milano. L’esponente del Partito Socialista Italiano ed amministratore del Pio Albergo Trivulzio, Mario Chiesa, venne arrestato. L’uomo fu colto in flagranza di reato mentre riceveva una mazzetta di 14 milioni di lire dall’imprenditore Luca Magni. L’operazione, messa a punto dall’allora sostituto procuratore Antonio Di Pietro e dal capitano dei carabinieri Roberto Zuliani, dà il via alla più clamorosa inchiesta giudiziaria italiana.
Il segretario del PSI, Bettino Craxi, minimizzò l’accaduto definendo Mario Chiesa un “mariuolo che getta un’ombra su tutta l’immagine di un partito”.
Le prime inchieste di Mani Pulite
Quello di Chiesa sarebbe stato soltanto il primo di una lunga serie di arresti di uomini politici inquisiti durante le indagini della maxi inchiesta passata alla storia col nome di Mani Pulite. Questo susseguirsi di indagini ed arresti cominciò a concretizzarsi ancor più quando Chiesa, dal carcere, iniziò a collaborare con i giudici, fornendo nomi e cognomi. In pochi mesi, le sue confessioni portarono all’incriminazione di amministratori pubblici ed imprenditori.
Provenienti da diversi partiti, i politici coinvolti vennero indagati per molteplici reati: dalla concussione alla ricettazione; dall’associazione a delinquere a violazione della legge sul finanziamento pubblico ai partiti. Le indagini partirono da Milano, ma si estesero presto in tutta la penisola, fino a Parma, Varese, Verona, Ancora, e giù fino a Reggio Calabria. Risultarono coinvolti sia politici locali che di rilevanza nazionale.
Quello che si evidenziò dalle prime inchieste di Mani Pulite, nel 1992, fu un uso sistematico delle tangenti, insomma un malcostume politico diffuso per aggiudicarsi gli appalti per strade, autostrade, aeroporti, metropolitane, ma anche istituti penitenziari ed enti pubblici di diversa tipologia. Oltre 5000 persone vennero indagate. Le indagini rivelarono anche la corruzione delle istituzioni che avrebbero invece dovuto controllare e reprimere i reati in cui finirono coinvolte.
Tangenti: un malcostume politico diffuso
Emerse, dunque, una complessa rete di scambi evidentemente corrotti e il coinvolgimento di diversi attori. Semplificandolo, il gioco funzionava pressappoco così: i politici facevano trapelare le informazioni riservate sui futuri appalti permettendone la manipolazione delle procedure. A turno, gli imprenditori coinvolti vincevano le gare. I politici spesso rendevano “pubblico” al partito di appartenenza questo loro coinvolgimento, così era il partito a riscuotere le tangenti e assicurare la riproduzione del sistema. In molti casi, dunque, furono gli interi partiti a rivelarsi corrotti.
Ma se le tangenti si erano imposte quasi come tacita regola nella regolamentazione dei rapporti tra politici e imprenditori, l’accordo tra le parti non poteva essere altrettanto tacito. La fiducia, anche se rafforzata da scambi di favori e minacce, non bastava a garantire il rispetto dei “patti”. Per questo, spesso si ricorreva all’aiuto della criminalità organizzata, che interveniva fornendo risorse di coercizione fisica per imporre il rispetto degli accordi e scoraggiare eventuali diserzioni o rinunce. I favori ottenuti da boss mafiosi, di conseguenza, non potevano che essere ricambiati con altri favori, ma di natura politica, quindi protezione e partecipazione alla spartizione delle tangenti.
Dopo Mani Pulite: cosa (non) è cambiato dallo scoppio di Tangentopoli
Dal 17 febbraio del 1992 tutti gli uomini più potenti dello Stato, sia economicamente che politicamente, sono stati messi sotto accusa. Prende il via l’enorme operazione giudiziaria passata alla storia col nome di Mani Pulite. La maxi inchiesta compiuta dalla magistratura milanese avrebbe messo in ginocchio tutto il sistema dei partiti che aveva fino a quel momento sorretto la Prima Repubblica, sancendone il crollo. Da allora, il cambiamento più evidente è avvenuto tra i partiti e i loro simboli: molti si sono sciolti, oggi non esistono più. Tuttavia, la nascita della Seconda Repubblica non ha portato il nostro Stato ad avere un nuovo sistema istituzionale, libero dalle tentazioni e lontano da ogni corruzione.
Gli effetti che doveva avere questa triste e scandalosa pagina della nostra storia politica non si sono ancora visti. Forse, sono addirittura lontani dal venire. Fondamentale è, però, che continuiamo ad approcciarci a questi eventi ponendogli e ponendoci delle domande. Che continuiamo a scandalizzarci ascoltando le risposte. Perchè un potere che prescinde da ogni corruzione è forse utopia, ma questi fatti sono realmente accaduti.
Giorgia Lanciotti
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