Vladimir Putin ha ordinato l’invio dell’esercito russo in Donbass, come “missione di peacekeeping”. Questo è avvenuto dopo che lo stesso ha riconosciuto l’indipendenza delle due autoproclamate repubbliche separatiste dell’Ucraina orientale. Si tratta di Donetsk e Lugansk. L’Occidente, preoccupato per l’evoluzione della crisi russo-ucraina, ha condannato tali mosse.
Putin sta attuando un piano studiato nei minimi dettagli
Il pretesto della “missione di peacekeeping” non ha tratto in inganno l’Occidente, consapevole che le mosse del Presidente russo fanno parte di un piano ben articolato. L’Unione europea, il Regno Unito e gli Stati Uniti hanno già reagito all’avvenimento, comunicando un pronto intervento nella crisi tra Ucraina e Russia. In particolare, questi Paesi hanno annunciato alcune sanzioni nei confronti della Russia.
La giornata di ieri ha seguito una scaletta precisa, il cui via è stato annunciato da un Consiglio della Federazione Russa, trasmesso in televisione. Con un discorso alla nazione, il Capo dello stato russo ha annunciato il riconoscimento dell’indipendenza delle due autoproclamate repubbliche separatiste dell’Ucraina. Putin ha affermato che le operazioni militari contro i separatisti filo-russi sono un genocidio, per questo devono cessare nell’immediato. È questa la motivazione alla base della missione militare intrapresa dalla Russia in Donbass.
Non si sa se l’invasione russa si sia già verificata o se sia in procinto di esserlo, dei testimoni parlano di “blindati russi già presenti in Donbass”. Gli avvenimenti che si sono susseguiti nella giornata di ieri, in ogni caso, rappresentano l’inizio di uno scontro con la Nato, gli USA e l’Unione europea. Tra i paesi che potrebbero registrare un danno maggiore dalla situazione russo-ucraina presenzia l’Italia, fortemente dipendente dall’energia di Mosca. Più fortunati da questo punto di vista gli USA, che sono autonomi dal punto di vista energetico.
Michela Foglia
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