Nuovi attacchi vicino a Tel Aviv, è la terza volta in una settimana. E’ successo martedì sera nella periferia della metropoli israeliana. L’autore è un 27enne della Cisgiordania che aveva dei precedenti penali per spaccio illegale di armi e terrorismo.
Si contano 5 morti, uno dei quali l’attentare stesso, ucciso dalla polizia a fine attacco, e un ferito.

Tel Aviv attaccata ancora una volta

Sono cinque le persone rimaste uccise negli attacchi recenti avvenuti vicino a Tel Aviv.
Questo è quanto riportato dai servizi di soccorso sul luogo dell’avvenimento, Bnei Brak, città ultraortodossa alla periferia di Tel Aviv.
Gli attentati sono avvenuti in due diversi luoghi della città.
La prima sparatoria è avvenuta attorno alle 20, ora locale. Una vittima è morta in un’auto, altre due sul marciapiede vicino. Una quarta persona è stata uccisa in un’altra strada, non lontana. E ci sarebbe anche una sesta persona rimasta ferita che ora sarebbe ora ricoverata in gravi condizioni.
La quinta vittima è invece l’assassino, che era in sella a una moto. Secondo le informazioni ufficiali non sarebbe un cittadino israeliano, ma proveniente dal villaggio di Ya’bad nel nord della Cisgiordania. Aveva già scontato sei mesi di prigione dopo l’accusa di legami contro il terrorismo e vendita illegale di armi nel 2015; poi aveva lavorato illegalmente in un cantiere edile a Bnei Brak.
Il secondo attacco, secondo quanto riportato da testimoni e soccorritori, si sarebbe svolto nella vicina città di Ramat Gan.

I recenti avvenimenti

Questi non sono i primi attacchi della settimana. Domenica a Hadera, nel nord di Israele, una sparatoria rivendicata dallo Stato Islamico (Isis) ha ucciso due poliziotti israeliani.
Il 22 marzo, a Beersheva, nel sud del Paese, quattro israeliani hanno trovato la morte in due attacchi. L’assalitore era un insegnante condannato nel 2016 a quattro anni di prigione per aver pianificato un viaggio in Siria per combattere nell’Isis e per alcuni sermoni in cui difendeva la sua ideologia.

Tra condanne e prese di posizione

Il premier Naftali Bennet ha innalzato lo stato di allerta, invitando i cittadini ad essere vigili. Non sembra però voler retrocedere, dichiarando ancora una volta che “Nessuno si sposterà da qui”. Ha poi convocato una riunione straordinaria di sicurezza sulla situazione in atto nel Paese. Alla riunione partecipano il capo della polizia, il ministro della Pubblica Sicurezza, il capo di stato maggiore dell’esercito e il direttore dello Shin Bet (il servizio di intelligence interna).
Il presidente palestinese Abu Mazen ha condannato l’attentato. “L’uccisione di civili palestinesi e israeliani non fa che aggravare ulteriormente la situazione mentre tutti ci sforziamo di raggiungere la stabilità”.
Subito da Gaza è invece arrivato il giubilo di Hamas e della Jihad islamica: “La lotta armata
continua, siano benedette le mani degli eroi”. Questo il pensiero espresso su twitter da Mushir al-Masri, un portavoce di Hamas. Ahmedal-Mudallal (Jihad islamica) ha dichiarato che l’attacco odierno segue i precedenti Beersheva e Hadera. “Ciò dimostra che la resistenza è in una nuova fase. È un’unica campagna che coinvolge tutti i palestinesi: a Gaza, in Cisgiordania, a Gerusalemme e nelle terre del 1948”, ossia Israele.

Beatrice D’Uffizi

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