Depilazione o no? Peli o no? La risposta è più che ovvia per chi legge. Questo perché, ormai, la depilazione è così diffusa come abitudine, che ci spinge a comportarci come se i peli non dovessero esistere. Ci sorprendiamo, infatti, nel momento in cui qualcuno decide di tenerli, specie se si tratta di una donna.
I peli maschili non vengono così ampiamente criticati e sono anzi considerati normali. Ci chiediamo dunque: perché per le donne non può essere lo stesso, da dove è nata la critica?
Depilazione femminile prima del Novecento
La depilazione ha una storia davvero lunga. Sin dall’antichità si mostrava con questa pratica di appartenere alle classi più elevate. Antichi Greci ed Egizi si depilavano. Esistevano oggetti pronti all’uso, particolari rasoi e pinzette e, addirittura, erano gli uomini a vivere la loro quotidianità più scoperti rispetto alle donne. Scoprire una pelle liscia e morbida era segno di una perfezione simile agli dei. Troppi peli, invece, erano associati ai barbari e questo era il motivo principale per cui la depilazione era anche abitudine degli antichi romani.
Altre testimonianze riguardo la depilazione risalgono all’Età Elisabettiana. Non si parla ancora di ceretta alle gambe o all’inguine, chiaramente. Tuttavia, non mancavano strategie per apparire con una fronte più alta e un’arcata sopraccigliare più severa. Si strappavano i primi capelli in alto e le sopracciglia, seguendo una moda che possiamo ritrovare nelle varie rappresentazioni storiche e nella ritrattistica.
La depilazione quindi esiste da svariato tempo. Tuttavia, non c’era bisogno di portare la lama alle braccia o alle gambe, tanto meno sotto le vesti. La motivazione iniziale, in realtà, è legata alla logica del vestiario. L’abbigliamento delle donne era molto coprente prima del Novecento, dunque il problema della visibilità dei peli in pubblico non si poneva affatto. Gli unici peli ad essere criticati erano quelli in mostra: viso, collo, avambracci.
Colpa della pubblicità: la svolta
Un ruolo determinante è stato quello della pubblicità. I primi rasoi da donna, nati intorno al 1914 grazie a King Camp Gillette, promossero campagne così aggressive e significative, da riuscire sin da subito ad influenzare le donne stesse, cambiando le carte in tavola. Restano significative le parole pubblcitarie sulla rivista Harper’s Bazar, del 1939: «Le calze alle caviglie all’università vanno bene, […] ma lo stesso non può dirsi su gambe pelose». E nel 1941: «Se noi fossimo il preside delle donne, imporremmo una tassa su ogni gamba pelosa del campus».
E più gli abiti scoprivano il corpo delle donne, più le pubblicità mostravano i peli come elementi di disturbo, sporcizia, corpi quasi estranei per i quali provare imbarazzo. Il picco della depilazione è arrivato nel 64, in America, quando secondo le statistiche si raggiunse il 98 percento delle donne depilate tra i 15 e i 44 anni.
Come sono cambiate le cose oggi?
Ci sono state lotte tra gli anni Sessanta e Settanta in merito alla depilazione. Costosa, imposta e imbarazzante è stata lo specchio del patriarcato che vuole una donna bambina di cui curarsi e non la libertà di chi può scegliere indipendentemente come apparire. La depilazione femminile, nonostante queste lotte, è passata di moda? No.
Ma non sono poche le manifestazioni di dissenso nei confronti di questa pratica, anche tra le più importanti dive del mondo dello spettacolo e della moda. Julia Roberts, Madonna, Lady Gaga, sono solo i primi nomi a farsi strada tra gli anni Novanta e i primi Duemila.
Ricorderemo senz’altro, più recentemente, il caso della foto su Instagram di Emily Ratajkowski nel 2019.
E se un tempo dalle donne ci si aspettavano sopracciglia sottilissime, il taglio adesso è soggettivo. Tanti stili ed espressioni diverse sono permesse. E in questo senso spiccano, in contrasto con le mode degli anni passati, le espressività di Dua Lipa e di Cara Delevingne.
I peli del corpo femminile stanno diventando più visibili nella cultura popolare e, mentre il problema è in circolazione da decenni, forse proprio ora stiamo per toccare una svolta.
Sia tra le celebrità che nel quotidiano, i peli sulle donne iniziano a spuntare con minor timidezza. Ancora, aumentano i nomi delle più famose tra le fila di chi mostra i peli delle ascelle: Jemima Kirke e Zazie Beetz (nel ruolo di Domino in Deadpool 2) sono state degli esempi .
Nel gennaio del 2019, Laura Jackson, una studentessa universitaria britannica, ha condotto una campagna chiamata ” Januhairy “, esortando le donne a farsi crescere i peli del corpo e a pubblicare selfie su Instagram.
Cosa possiamo prometterci?
Dunque la depilazione femminile è solo una questione di vista, forse. Un fattore estetico legato a che cosa? Quanto siamo abituate a vedere i peli? Potrebbe essere questo un modo iniziale per accettarli? Quanto li conosciamo e quanto ancora c’è da lavorare per allontanare stereotipi o false teorie che legano la presenza dei peli alla scarsa igiene o che portano la maggioranza ancora a pensare “si, però non sei femminile” ?
Prima di seguire i rigidi schemi imposti da imbarazzanti riti stagionali quali “la prova costume”, mettiamo alla prova la storia, senza sminuire o avvilire i peli, soltanto perché ci hanno insegnato che… “vanno tolti.”
Articolo di Sofia Pucciotti
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