Benvenuti nell’universo femminile di LetteralMente Donna. Faremo un viaggio tra la seconda guerra mondiale e la seconda metà del 900′ alla scoperta di una grande poetessa tedesca. Parleremo di dolore, Olocausto e premi Nobel. Abbiamo dedicato questa puntata a Nelly Sachs
“Per la sua lirica notevole e la scrittura drammatica, che interpreta il destino di Israele con forza toccante”
Queste le motivazioni con cui Nelly Sachs fu premiata con il Nobel alla letteratura nel 1966. Un giusto riconoscimento per chi nonostante il dolore aveva scritto pagine importanti di poesia. D’altronde la Sachs, di origini ebraiche, era stata costretta a lasciare la sua Germania a causa delle persecuzioni razziali e a rifugiarsi con la madre in Svezia. Riuscì a sfuggire ai lager nazisti ma portò per sempre i segni del dolore per l‘Olocausto nella sua pelle e nelle sue poesie. Dolore a cui si aggiunse quello per la perdita della madre nei primi anni 50 e il ricovero in cliniche psichiatriche per malattia mentale. Fatti che per fortuna non limitarono la sua scrittura proseguita nonostante la lunga degenza in clinica.
La poesia e i carteggi di Nelly Sachs
Come si evince dalla sue raccolte poetiche “Nelle dimore della morte” e “Le stelle si oscurano”, il linguaggio poetico di Nelly Sachs è drammatico, metaforico, oscuro e realista. Nei suoi versi emerge quel dolore e quel concetto di morte al centro della sua esperienza umana e poetica. Qui il dramma dell’Olocausto collide con i suoi lutti personali e viene espresso anche grazie ai riferimenti biblici e alla mistica ebraica che la Sachs aveva imparato a conoscere sin da giovanissima. Elementi che traspaiono anche nei suoi carteggi tra cui quello con il poeta e amico Paul Celan con cui condivideva il destino di esule e di sopravvissuto. Insieme all’amico poeta la Sachs con ostinazione cercò il proprio posto nel mondo attraverso la poesia.
Stefano Delle Cave