Jean Paul Sartre, l’esistenzialista che rifiutò il Premio Nobel

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Di Giusy Celeste

Jean Paul Charles Aymard Sartre è stato un importante filosofo, critico letterario, scrittore e drammaturgo. Noto esponente della corrente esistenzialista, nasce a Parigi nel 1905 e muore nella stessa città nel 1980. Sartre è sicuramente annoverabile tra gli intellettuali che hanno lasciato un segno indelebile non solo nel XX secolo ma nella storia della cultura. Tra le curiosità riguardanti la sua biografia si annovera il rifiuto del Premio Nobel per la letteratura del 1964 di cui fu insignito. La motivazione sarebbe legata al fatto che per il filosofo solo dopo la morte è possibile riconoscere il reale valore di un intellettuale.

Sartre e l’esistenzialismo: da ateo a credente

L’esistenzialismo è una corrente filosofica nata in Germania negli anni Trenta del XX secolo e diffusa successivamente anche in Italia e Francia. Si configura come una ricerca sull’esistenza dell’uomo, il quale essendo in contatto continuo con il mondo trascende sempre sé stesso. Tutto il senso dell’esistenza è posto nell’interiorità. La realtà è descritta dalla vita e non da ragionamenti a priori, per questo l’esistenzialismo si definisce “filosofia della vita” e non “filosofia della ragione”. Per Sartre la sensazione tipica dell’uomo è la “nausea” intesa come “orrore di esistere”.

Una delle tesi centrali de “L’essere e il nulla” è che il fine dell’esistenza non è raggiungibile dalle scelte umane in quanto l’uomo non ha deciso di esistere. L’esistenza dell’uomo, pertanto, sarebbe qualcosa di assurdo ed è inutile. In una rilettura successiva dell’opera, tuttavia, il filosofo mette da parte questa concezione così pessimista ponendo attenzione sul concetto di libertà: l’uomo “non è nient’altro che quello che progetta di essere”, in altre parole è “la somma dei suoi atti”, dunque è lui il responsabile di ciò che è.

“L’uomo non è niente altro che quello che progetta di essere; egli non esiste che nella misura in cui si pone in atto; non è, dunque, niente altro che la somma dei suoi atti, niente altro che la sua vita. Da questo possiamo comprendere perché la nostra dottrina faccia orrore a un certo numero di persone. Perché, spesso, esse hanno un solo modo di sopportare la loro miseria, ed è di pensare: le circostanze sono state contro di me, io volevo molto di più di quello che sono stato”.

Sartre da “L’esistenzialismo è umanismo”

Sartre era ateo poiché credeva che vi fosse un “Dio assente” che l’uomo dovesse sostituire. L’uomo era “l’essere che progetta di essere Dio”. Tuttavia pochi mesi prima di morire fu intervistato dal suo segretario di nome Benny Lévy, anch’egli filosofo, e durante questa intervista confermò una apertura al deismo, una filosofia religiosa razionalista che sosteneva l’esistenza di un Dio ordinatore esterno del mondo.

“Non sento di essere il prodotto del caso, un granello di polvere nell’universo, ma qualcuno che era aspettato, preparato, prefigurato. In breve, un essere che solo un Creatore potrebbe mettere qui. E questa idea di una mano creatrice si riferisce a Dio”.

Sartre

Giusy Celeste

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