Il Presidente Emmanuel Macron perde la maggioranza assoluta al secondo turno delle elezioni legislative francesi, conquistando solo 245 seggi. Segue Nupes con 153 seggi, il Rassemblement national con i suoi 89 seggi ed i Républicains con soli 61 seggi. I partiti minori sono invece scesi a 29 seggi. Per queste elezioni l’astensione dal voto è decollata al 53,77%.
I risultati ottenuti sembrano comunque non sorprendere nessuno. Le proiezioni infatti avevano previsto questo ordine negli esiti, calcolando, più o meno tutte le ipotesi, che Ensemble! avrebbe conquistato solo 230 seggi, Nupes 149, il Ressemblement national 85 ed i repubblicani 76 seggi.
Macron perde su più fronti
Nelle proiezioni come poi nelle elezioni si vedono quindi emergere la sinistra ed anche la destra populista. Tutto ciò nel corso di un forte indebolimento della maggioranza presidenziale, ora molto lontana dalla maggioranza assoluta di 289 deputati e da quella ottenuta nel 2017 con 350 deputati. Il Presidente avrebbe ora dunque bisogno di almeno 50 deputati delle opposizioni per poter governare con tranquillità. Chiamata a commentare, la Prima Ministra Elisabeth Borne ha dichiarato che “questa situazione costituisce un rischio per il nostro paese”.
Oltre a non aver ottenuto la maggioranza, Ensemble! ha perso anche riguardo l’elezione dei rappresentanti. Sono molti infatti a non esser stati considerati: il presidente dell’Assemblée Nationale Richard Ferrand, la ministra della Sanità Brigitte Bourguignon, la ministra della Transizione ecologica Amélie de Montchalin, la segretaria per il Mare Justine Benin, l’ex ministro dell’Interno Christophe Castaner, il presidente del Giovani con Macron Ambroise Méjean, l’ex ministra dello sport Roxana Maracineanu, sconfitta significativamente, anche se per soli 180 voti, dalla candidata da Nupes Rachel Kéké,cameriera d’albergo leader degli scioperi all’Ibis Batignolles di Parigi.
La possibilità di scendere a compromessi
Al programma di Macron per rimanere impedì sembra non essere rimasta altra scelta che scendere a compromessi. La portavoce di governo Olivia Grégoire si mostra serena e afferma che “si verrà a patti con tutti coloro che vogliono far avanzare il Paese e costruiremo presto una maggioranza che sarà assoluta nell’Assemblée”, esprimendo però al contempo la sua “inquietudine per le forze estremiste così forti”. L’attuale Prima Ministra Borne sostiene che “le multiple sensibilità dovranno essere associate ed i buoni compromessi costruiti per agire al servizio della Francia. I francesi ci invitano ad unirci per l nostro paese”. In queste affermazioni la Borne trova l’appoggio del suo predecessore Gabriel Attal: “È una situazione inedita, che ci imporrà di andare al di là delle nostre certezze e delle nostre divisioni”.
Ma se per i leader, ai quali si aggiunge l’attuale sindaco di Meaux Jean-François Copé sostenendo che “un patto di governo è vitale tra Macron e Lr per lottare contro la rimonta delle forze estremiste”, il compromesso è fondamentale, per il presidente di partito Christian Jacob è qualcosa che non avverrà mai. “Siamo all’opposizione e resteremo all’opposizione”.
Ci sono in verità dei precedenti nel Paese che consentono di considerare seriamente la possibilità di un patto di governo. Nel 1988 infatti François Mitterrand riuscì ad ottenere soltanto 275 seggi (contro i 289 della maggioranza assoluta) e fu dunque costretto, con il governo Michel Rocard, ad allargare la maggioranza sia a sinistra con i 26 comunisti che a destra con i 40 centristi. Ancora prima era stato Charles De Gaulles, nella prima legislatura della V Repubblica (1958-1962), a non riuscire ad ottenere la maggioranza assoluta (conquistando solo 198 deputati su 551), dovendosi quindi poi alleare con il Ministro Michel Debré con il Centre national des indépendants et paysans. Bisogna però comunque ricordare che all’epoca l’articolo 49-3 della Costituzione consentiva al Presidente francese di governare con una maggioranza relativa ed ai disegni di legge d passare senza voto (salvo casi di approvazione di una mozione di sfiducia). A partire dal 2008 però la norma si applica solo alle Finanziarie e alle leggi sul finanziamento della previdenza sociale.
La vittoria dei populisti
All’annuncio dei risultati, i sostenitori della Nuova unione popolare ecologica e sociale si sono invece potuti sfogare in un urlo di gioia. La vittoria populista è infatti assolutamente significativa tenendo conto del sistema elettorale, uninominale a doppio turno, che tende a sottorappresentare le forze minori.
I sostenitori in visibilio hanno commentato più che positivamente il risultato. “Questo score è importantissimo. Ora bisogna vedere quali alleanze si formeranno, ma è certo che saremo in grado di portare un altro orientamento politico in Assemblea. D’altra parte, siamo inquieti per il punteggio del Rassemblement national, che è frutto della narrazione macronista secondo cui l’estrema destra e l’estrema sinistra sono uguali”. “Si tratta del miglior punteggio possibile per la Nupes e dell’inizio di un cambiamento. Finora la maggioranza ha governato senza una vera opposizione, adesso ci sarà un dibattito serio”.
Non manca comunque però la preoccupazione nelle dichiarazioni di chi commenta la vittoria. In particolare qualcuno ha dichiarato: “Sono soddisfatta, ma in parte sono preoccupata per il risultato importante del Rassemblement national. La prossima tappa per noi è rappresentare un’opposizione reale all’Assemblea. Ora è il momento di essere presenti e di restare insieme. Sapevamo che la maggioranza assoluta per la Nupes sarebbe stata un obiettivo difficile. Il rischio però adesso è che il Presidente per mantenere il proprio potere sposti l’asse della sua alleanza sempre più a destra.”
Ginevra Mattei
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