Una donna controcorrente e complessa, l’hanno descritta le persone che hanno avuto il privilegio di conoscerla professionalmente e socialmente. Oriana Fallaci nacque il 29 giugno del 1929 a Firenze. Cresciuta in una famiglia antifascista, a dodici anni ha fatto la guerra come staffetta partigiana.
È stata la prima donna, italiana, a divenire inviata di guerra e a scrivere di questo argomento come nessun altro, configurandosi come una delle penne più potenti del Giornalismo dagli anni Sessanta in poi.
Oriana Fallaci: una donna controcorrente
Un personaggio difficile da raccontare in quanto è stata la migliore narratrice di sé stessa e dei personaggi con cui si è rapportata per motivi professionali. Le giornaliste ai suoi tempi si occupavano di argomenti esclusivamente femminili come il cucito; lei ha rappresentato un punto di riferimento per le colleghe successive.
Era soprattutto scrittrice e amava farsi chiamare “scrittore” prestato al giornalismo, in quanto quest’ultimo è stato un mezzo per giungere alla scrittura dei suoi libri. Ciò che ha scritto non si è basato sulla fantasia, ogni cosa è aderente alla realtà e all’avventura professionale e umana che ha vissuto nel mondo. I suoi scritti, persino le lettere, sono caratterizzati da un forte rigore e verità. Coniugava la forza delle idee con la precisione della forma. Prestava un’attenzione quasi ossessiva per l’interpunzione, al fine di non ripetere le stesse parole e gli stessi concetti.
Oriana Fallaci, una testimone coraggiosa
Una donna emancipata, molto libera e che ha combattuto molte lotte. Una testimone coraggiosa della seconda metà nel Novecento: dalla seconda Guerra Mondiale all’attentato alle Torri Gemelle. In un’intervista afferma qualcosa di pericoloso: “la guerra ha un suo fascino, perché quando si esce vittoriosi da una battaglia, ci si sente vivi come non mai”.
Si è fatta largo in un mondo professionale fatto di uomini, ponendosi contro le ipocrisie e raggiungendo non solo le vette della qualità, ma diventando una donna in prima linea. Penna controversa che ha sempre suscitato polemiche: il suo giornalismo è stato aggressivo, le sue interviste erano una sfida a Boxe.
Penelope alla guerra
Pubblicato nel 1962, Penelope alla guerra è il primo romanzo di Oriana Fallaci. Racconta la storia di una donna che si trasferisce a New York, non ha paura di sfidare le convenzioni di una società maschilista. Viaggia alla ricerca della sua libertà e identità: con freddezza si disfa della sua verginità, si innamora di un uomo che si rivela omosessuale e affronta il triangolo in cui si trova coinvolta con lui e l’uomo che lui ama. Penelope viene chiamata Giò, probabilmente è l’io narrante di <<Lettera a un bambino mai nato>>.
Oriana Fallaci e le donne: Il sesso inutile
Nel 1960 lavora ad un’inchiesta sulla condizione delle donne da cui nasce il titolo di questo libro, Il sesso inutile. Spiega che, in ogni parte del mondo, le donne vivono in modo inutile, sbagliato, sia nei paesi musulmani in cui una donna vale quanto un cammello, sia in America dove vige il Matriarcato. Con quest’ultima parola venivano indicati i primi passi dell’emancipazione femminile.
La sua idea di femminismo è di tipo emancipazionista: le donne dovevano avere in società lo stesso ruolo degli uomini, non dovevano costituire una specie di categoria a parte. Racconta delle condizioni femminili in varie parti del mondo, concludendo il viaggio a New York.
Niente e così sia
Un diario in cui la prima inviata di Guerra racconta della sua avventura in Vietnam iniziata nel 1967. Ci trona dodici volte, qui definisce il conflitto “una sanguinosa follia“. Lo scrittore tenta di rispondere alla domande della sorellina Elisabetta <<La vita cos’è?>> rispondendo <<La vita è il tempo che passa tra il momento in cui si nasce e il momento in cui si muore>>. Questa risposta le sembra incompleta, l’interrogativo l’accompagna per tutta la durata dell’esperienza.
Un uomo
Scrive questo romanzo ispirato alla vita di Alekos Panagulis, il quale è stato l’ultimo amore di Oriana e vende tre milioni e mezzo di copie. Nel 1968, Panagulis è condannato a morte nella Grecia dei colonnelli per l’attentato a Georgios Papadopulus, il militare a capo del regime. Viene segregato e torturato in carcere per cinque anni, viene restituito brevemente alla libertà e torna in patria quando la dittatura si sgretola.
Viene eletto deputato in Parlamento, ma perde la vita in un misterioso incidente d’auto nel 1976. Tre anni prima esce dal carcere e incontra Oriana. I due si innamorano profondamente, vivendo una storia complice e battagliera. Lui è considerato un eroe politico, ma per lei è un poeta.
Lettera a un bambino mai nato
Un monologo commovente, drammatico e straziante pubblicato nel 1975. Una donna che aspetta un bambino, ma di lei non si sa nulla se non che è indipendente, vive da sola ed è forte. Affronta il dilemma se dare alla luce il bambino o continuare la sua carriera senza imprevisti. La maternità non viene considerata come un dovere, ma una scelta personale e responsabile.
Il monologo inizia quando lei si rende conto di essere incinta e si pone un interrogativo: basta volere un figlio per costringerlo alla vita? Assume le caratteristiche di una confessione di una madre forte e coraggiosa, impaurita. Il dramma matura con l’entrata di altri personaggi, testimoni incoscienti di quel meccanismo interiore che oscilla tra la rabbia e l’amore, giungendo poi all’accettazione della maternità.
Martina Puzone
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