Le conseguenze della crisi climatica si fanno sentire anche nel nostro paese: ad oggi, il Po sta attraversando la peggiore crisi idrica degli ultimi 70 anni e sembra più una distesa di sabbia che un fiume. La mancanza di precipitazioni, le temperature sempre più alte e la riduzione dei ghiacciai alpini – riserve di acqua fossile – hanno fatto sì che il fiume raggiungesse livelli di secca mai visti prima. Questo rappresenta un grave problema, in quanto si rischia di compromettere gli equilibri ecosistemici e l’agricoltura si vede privata delle riserve di acqua nel periodo in cui ne ha più bisogno.
Il Po è in secca: cause e conseguenze
Lo stato di secca si sta portando avanti da gennaio a causa di un inverno privo di piogge e temperature più alte che hanno fatto sciogliere il manto nivale e compromesso i ghiacciai. Inoltre, secondo quanto riferisce l’Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po, i prelievi dal fiume non sono diminuiti e non si è rispettato il limite raccomandato del 20% sull’acqua disponibile, aumentando invece del 10%. Bisogna poi fare i conti con il cuneo salino: l’acqua del mare si infiltra sempre più facilmente nel Delta. Per l’Osservatorio permanente sugli utilizzi idrici nel distretto idrografico del fiume Po, l’intrusione salina è stimata attorno ai 23 km dalla foce.
La siccità che colpisce il Po sta mettendo in pericolo l’ecosistema della Pianura Padana e si riversa anche sull’agricoltura, mettendo a rischio i raccolti di riso, girasole, mais, soia e grano. Questo è quanto emerge dell’ultimo monitoraggio effettuato dalla Coldiretti, che vede in pericolo il 30% della produzione agricola nazionale a causa della mancanza di acqua. A rischio sono anche gli allevamenti: a causa delle alte temperature le mucche, nelle fattorie, vanno in stress producendo il 10% di latte in meno.
Martina Cordella