Un vero disastro per la democrazia se gli under 35 non dovessero andare a votare. Una realtà sempre più lontana dai giovani ai quali la politica sembra non interessare. Per chi ha meno di 35 anni, la politica sembra essere diventata l’ennesima rassegna di marchi tra i quali scegliere o non scegliere e la storia dimostra che politica e giovani sono sempre più lontani.

Affluenza giovanile e invecchiamento della popolazione

I dati storici sono quelli da considerare maggiormente per capire come si stia evolvendo la società e in che direzione si stia proiettando. Lo stesso vale per l’affluenza alle urne. In passato la partecipazione giovanile era molto più importante. Chi non andava a votare, lo faceva perché non gli era possibile, non per disinteresse.

L’affluenza generale nel secondo dopoguerra superava il 90% degli aventi diritto. Nel 1951, la popolazione italiana sfiorava i 48 milioni. L’età media all’epoca era 30 anni. Oggi supera i 45 anni. Un invecchiamento generale della popolazione dovuta anche alla fuga dei giovani all’estero. L’ISTAT prevede che entro il 2050, ci saranno circa 12 milioni di residenti in meno e che soltanto un nucleo familiare su cinque avrà figli.

La connessione con questi dati e la scarsa affluenza giovanile che si prospetta alle prossime elezioni è evidente. Una popolazione che invecchia sempre di più, costituita principalmente da chi ha già votato più volte e da chi forse si è stancato della politica. Di riflesso, i giovani non trovano interesse in una questione che non sollecita dibattito all’interno delle mura familiari. Con le politiche del 1979, si raggiunse ancora una volta il 90% di affluenza.

Facendo un balzo in avanti, si raggiunge quota 80% nel 2008. In sintesi, votano sempre meno giovani perché ce ne sono sempre meno e i veterani dell’urna smettono di recarsi ai seggi.

I giovani e la politica che non interessa

Oltre all’invecchiamento demografico, c’è stato nel corso degli anni un proporzionale disinteresse. Secondo gli ultimi sondaggi, il 42,7% dei giovani compresi tra i 18 e i 34 anni pensa di astenersi dal voto. Sondaggi eseguiti su un campione di poche migliaia di giovani, che significa che la percentuale potrebbe essere molto più alta. Il problema più grande, a quanto emerge dalle passate tornate elettorali, è un invecchiamento generale anche della politica.

Negli anni della DC, i giovani erano attratti dalle politiche del partito riguardanti il proprio futuro. All’epoca, la DC poteva contare su un consenso pari al 40% dei giovani. Successivamente, fu il PCI a raccogliere maggiore consenso tra i giovani con un 37% del totale. Cosa è cambiato da allora? Una politica forse invecchiata che non mette al centro i giovani?. La sfiducia collettiva nel sistema politico acuisce la riluttanza degli under 35 che si sentono dimenticati e abbandonati, soprattutto negli ultimi due anni. Un graduale e pericoloso disinteresse.

7 su 10 non andranno a votare

Una stima basata sui dati raccolti dai sondaggi finora, rivela che probabilmente saranno 7 giovani su 10 che non voteranno. Se le elezioni con la peggior affluenza mai registrata sono avvenute nel 2018 (72,91%), cosa accadrà alle prossime elezioni? La sfiducia verso la politica e le soluzioni che intende adottare per contrastare un periodo tra i più difficili che il mondo intero abbia mai conosciuto, non si rivelano efficaci per i votanti under 35. Tradotto, significa che qualunque cosa accada, qualunque partito governi, per i giovani non farà differenza.

Reduci da due anni di pandemia, crisi in Ucraina, crisi alimentare ed energetica, crisi climatica, crisi idrica, sembra che i giovani non abbiano alcuna speranza. La speranza in un cambiamento e una politica che tenga in considerazione i giovani spinge gli stessi a recarsi alle urne. Perdere la speranza, significa perdere i giovani e mettere a rischio il futuro del paese che appare di per sé già oscuro.