Benvenuti nell’universo femminile di LetteralMente Donna. Faremo un viaggio nella prima metà del 500′ alla scoperta di una poetessa eccezionale. Parleremo di amore, di assassini e di versi tormentati. Abbiamo dedicato la puntata di oggi a Isabella Morra e alle sue opere

“Trattata come una cosa, reclusa, tiranneggiata come una schiava (…) la pietà grande che sentiamo per essa si riversi sopra le superstiti compagne del dolore e sia principio d’opera riparatrice, che prepari il riscatto per tante vittime di violenza insane che gemono neglette nel carcere duro e inviolando della vita domestica italiana”

Così si scrive lo storico della letteratura italiana Angelo de Gubernatis a proposito di Isabella Morra . Quella di questa poetessa è estata un’esistenza drammatica. Una vita vissuta nel castello di Favale dove era stata segregata dai fratelli dopo la partenza del padre costretto all’esilio a causa della sconfitta di Francesco I di Francia che aveva appoggiato. L’unico conforto fu lo scambio epistolare che la Morra ebbe con il poeta e barone Diego Sandoval de Castro. Uno scambio di lettere che fu interpretato da i fratelli della Morra come una relazione extraconiugale dato un precedente matrimonio per procura del barone. Per questo fu deciso l’assassinio di Isabella con cento pugnalate e quello di de Castro a colpi di archibugio. Un tragico epilogo della vita di una poetessa il cui talento fu apprezzato solo in maniera postuma dopo la scoperta dei sui scritti. Ritrovamento avvenuto in seguito ad una perquisizione del suo castello per un’inchiesta sulla sua morte.

Lo stile di isabella Morra

Isabella Morra, fonte vistipollino.it

Di Isabella Morra ci sono pervenuti solo 10 sonetti e 3 canzoni di cui, mancando un’edizione curata dalla autrice, non conosciamo la datazione temporale. La sua produzione letteraria è stata però divisa in due stagioni. La prima, costituita dai primi 9 sonetti, segnata dal malessere e dalla speranza dall’evasione. La seconda, comprendente l’ultimo sonetto e le tre canzoni, contrassegnata dalla religione e dalla rassegnazione.

D’altronde in uno stile cupo, da lei stesso definito “amaro aspro e dolente”, ha espresso tematiche dolorose come l‘odio per un mondo che la soffocava, la sua speranza di evasione e la lotta contro la Fortuna o il destino negativo. Emozioni e sentimenti per cui questa poetessa per alcuni critici è una pioniera del romanticismo superando di gran lunga quel petrarchismo sui cui è improntata la costruzione dei versi della Morra. Parolo che sono anche poi arrivate ed esprimere il conforto della religione e la rassegnazione per un misero destino.

Stefano Delle Cave

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