Giorgia Meloni e il suo nuovo esecutivo hanno confermato la proroga del Reddito di cittadinanza nella Legge di Bilancio 2023, apportando una serie di modifiche.
Come cambierà il reddito di cittadinanza?
Per il momento l’abolizione del Rdc è fuori discussione. Nonostante il discorso pronunciato dalla nuova premier Giorgia Meloni, in cui ha definito la misura pentastellata “fallimentare, sia per come è stata pensata, che per come è stata realizzata“, il reddito di cittadinanza è confermato. Ciò non significa, dunque, che la presidente abbia cambiato idea su quanto affermato. Per Meloni alla povertà bisogna rispondere con la possibilità di dare lavoro, ove possibile, non con l’assistenzialismo. Per questa ragione Marina Calderone, il nuovo ministro per il Lavoro, si è già adoperata per apportare una serie di correttivi al Rdc. L’intenzione del nuovo esecutivo è quella di togliere il reddito di cittadinanza a chi può lavorare, ma bisognerà attendere l’approvazione e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della Legge di Bilancio 2023 per sapere esattamente le modalità.
Perché il cdx ha confermato il reddito di cittadinanza?
Fondamentalmente la decisione da parte del Centrodestra di riconfermare il reddito di cittadinanza nella Legge di Bilancio 2023, è dovuta a due motivi. Il primo è che la nuova premier non può assolutamente trascurare i dati sulla povertà emersi dal report della Caritas. Il numero di poveri, secondo questi dati, avrebbe raggiunto una cifra allarmante: 5,5 milioni, nonché il 9,4 % della popolazione residente. La seconda motivazione si lega invece alla scarsità di tempo a disposizione dell’esecutivo per pubblicare il nuovo decreto-legge e far fronte al caro energia. Data l’impossibilità di sostituire il Rdc con una nuova misura, che necessiterebbe un’attenta valutazione, il centrodestra cercherà di modificare, in meglio dicono, quella già esistente.
Cosa cambierà?
Claudio Durigon, responsabile Lavoro della Lega, parlando del reddito di cittadinanza ha spiegato che l’intenzione è quella di realizzare una misura che dia “giustamente” sostegno a chi è nelle fasce di maggiore difficoltà e non è in grado di lavorare, e “più spronante per chi può lavorare”. Stando a questa dichiarazione gli aventi diritto saranno: disabili e non autosufficienti; persone con più di 60 anni; famiglie con minori a carico. Nel dossier in fase di elaborazione dovrebbero esserci modifiche quali:
- fissare una nuova tempistica di fruizione del sussidio (non più 18 mesi);
- rivedere la politica attiva: ovvero rafforzare i centri d’impiego.
- rendere più stringente l’incrocio tra domanda e offerta di lavoro, tracciando ogni offerta presentata ai beneficiari e sanzionando chi rifiuta.
Rossella Di Gilio
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