Benvenuti nell’universo femminile di LetteralMente Donna. Faremo un viaggio nella seconda metà del 900′ alla scoperta di una grande scrittrice recentemente rivalutata. Parlerermo di donne, di minori e di psiche. Abbiamo dedicato la puntata di oggi a Laudomia Bonanni

“Il libro dev’essere come un sasso che si butta per colpire”

In questo modo Laudomia Bonanni intendeva le sue opere che non erano scritte certo per una lettura tranquilla. I libri della Bonanni infatti sono pensati piuttosto per colpire il lettore con un autentico pugno nello stomaco. È un obiettivo che la scrittrice abruzzese si pone sin dall’inizio quando con la raccolta di racconti “Il fosso” conquista il premo di un importante salotto letterario che cambierà per sempre la sua vita. È questa l’opera forte con uno stile asciutto e disincantato che si distanzia dal neorealismo del suo tempo con cui la Bonnani conquista nientemeno l’approvazione di Eugenio Montale. Sono gli anni del primo dopoguerra in cui la scritttura si affianca anche un altra attività che segnò la vita della Bonnani come l’insegnamento e il lavoro con i minori.

Laudomia Bonanni e le tematiche dei suoi romanzi

Laudomia Bonanni, fonte laquiladonne.com

Nelle opere della Bonanni si nota da immediatamente una scrittura che esplora la profondità della psiche umana in tutte le sue contraddizioni. In particolare la scrittrice abbruzzese, tre volte finalista al Premio Strega e vincitrice del premio Viareggio e del Campiello, si concentra sulla condizione femminile e la sua complessità in rapporto alla realtà del suo tempo. Come si evince da romanzi quali “L’adultera” e “L’imputata” al centro della narrazione della Bonanni c’è la donna messa in crisi dalle inquietudini generate della sua esistenza.

Fragilità che sono il punto di partenza per parlare di tematiche forti come ad esempio la maternità e la sessualità in “Il bambino di pietra”. Elementi che la Bonanni ha da sempre portato con se e che sarebbero stati oggetto di nuovi straordinari romanzi se non avesse smesso improvvisamente di scrivere a causa del rifiuto del suo ultimo romanzo, “La rappresaglia“, da parte del suo editore nel 1985.

Stefano Delle Cave

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