Conti in rosso nelle casse del Partito Democratico. E i 184 dipendenti andranno in cassa di integrazione a rotazione tra settembre e ottobre

Al Pd i conti non tornano. Il risultato è il primo bilancio in rosso dell’era Renzi. 9 milioni il passivo registrato dal Pd nel 2016.

Ora, per evitare il rischio di un pericoloso collasso finanziario, la prossima settimana il tesoriere del Pd Francesco Bonifazi incontrerà i sindacati per illustrare la situazione economica e le misure necessarie per riequilibrare i conti.

Quali sono i motivi di questa crisi? Non comincia con Matteo Renzi. Già nella gestione di Pier Luigi Bersani, le federazioni facevano fatica a far quadrare i conti.

Si parla di casi di assenteismo tra i dipendenti che tre anni fa costrinsero lo stesso Bonifazi a introdurre l’obbligo di timbrare il cartellino.

La sede del Partito democratico in via del Nazareno (Fonte: www.lettera43.it)

Stipendi di oltre 100 mila euro l’anno per dirigenti e funzionari.

Per la campagna del comitato “Basta un sì” il Pd ha speso 11.671.873 milioni di euro. E non è tutto. A questi si dovrebbero aggiungere le spese e le elargizioni sostenute in modo indiretto dal Governo Renzi nei mesi della campagna referendaria con i soldi dei contribuenti.

A peggiorare il bilancio ci sono anche i parlamentari, sempre di più, che non rispettano il dovere verso il proprio partito. Si pensi alla tournée dell’allora Ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, in Sud America, spacciata per “viaggio istituzionale”. Ma finalizzata a fare campagna in vista del referendum. Tournée costata ben 10 mila euro.

Negli ultimi tre anni, molte delle spese vive del Pd erano state coperte dalla Fondazione Open, forziere e braccio operativo dell’attività politica di Renzi. Ma dopo che quest’ultimo ha perso Palazzo Chigi, i grandi finanziatori hanno chiuso i rubinetti.

La sala interna della sede del Partito democratico (Fonte: ansa.it)

E tra poco ci sarà un’altra campagna elettorale da sostenere.

Insomma, i conti in rosso sono da capogiro e rendono ragione della sproporzione delle forze in campo per la battaglia referendaria. Ora come ora, il partito non avrebbe le risorse per sostenere la campagna elettorale. Il voto anticipato è saltato anche per questo?

Patrizia Cicconi