Il 13 gennaio 1998 Alfredo Ormando si diede fuoco in Piazza San Pietro. Il suo fu un gesto di protesta contro la Chiesa e la sua posizione sull’omosessualità. Oggi ricordiamo Ormando come un corpo ribelle, un uomo che hanno tentato di silenziare anche di fronte all’estremo gesto di coraggio. L’obiettivo era quello di far dialogare la Chiesa sull’omosessualità, un dialogo ancora oggi infarcito di una retorica che non riesce a legare parole e fatti.

Il Vaticano tentò di nascondere la connessione fra il gesto e le colpe della Chiesa, arrivando persino a confiscare le lettere nelle quali il poeta spiegava i motivi della sua protesta estrema. Alfredo non era uno sprovveduto e conosciamo la verità delle sue motivazioni solo grazie a lui. “Penseranno che sia un pazzo perché ho deciso Piazza San Pietro per darmi fuoco […] È una forma di protesta contro la Chiesa, che demonizza l’omosessualità, demonizzando nel contempo la natura, perché l’omosessualità sua figlia“.

Il 13 gennaio, in ricordo del gesto di Alfredo Ormando, è stata istituita la Giornata mondiale per il dialogo tra religioni e omosessualità. La riflessione, la protesta e la pretesa di rappresentazione, la stessa di Ormando, sono oggi più che mai attuali. Per l’occasione lunedì 23 gennaio alle 18:30 sarà ricordato Alfredo in piazza Campo de’ Fiori (RM).

Alfredo Ormando - photo credits: web
Alfredo Ormando – photo credits: web

Chi era Alfredo Ormando?

La Chiesa cattolica produce da sempre esempi di martiri di grande successo. La morte di Alfredo il 13 gennaio 1998 però non è stata orchestrata dalla Chiesa, al contrario. Il gesto di Alfredo è stato eretico, ribelle e poetico. Un atto a rappresentazione di un’altra idea di fede, quella della non discriminazione. Ma chi era Alfredo Ormando?

Come per altri poeti la vita di Ormando non può essere omessa, perché è essenziale per capire le sue parole e il suo gesto. Alfredo Ormando nacque nel 1958 in provincia di Caltanissetta da una famiglia di contadini illetterati. Era un figlio non accettato né dalla società, né tantomeno della sua famiglia. Il rifiuto, le continue vessazioni anche da parte di fratelli e sorelle, lo portarono a trasferirsi in un seminario francescano per due anni. Non trovò la comprensione che sperava neanche tra i fratelli religiosi.

All’ombra dell’ennesimo rifiuto Alfredo matura il gesto estremo, l’atto dimostrativo contro il sistematico rifiuto della sua natura. Il 13 gennaio 1998 si dà fuoco in piazza San Pietro a Roma. L’attivista Lou (@ms.femme89), che oggi si troverà in piazza per leggere le lettere di Ormando, vuole sottolineare come il suo gesto non sia stato un suicidio. “Ormando ha deciso volontariamente di immolarsi per portare all’attenzione, non soltanto della Chiesa ma del mondo, il problema dell’omosessualità nel 1998, periodo nel quale era pesantemente penalizzata e patologizzata“.

Il Vaticano contro il gesto: cosa c’era nelle lettere di Ormando?

Alla morte di Ormando il Vaticano rispose con un tentativo di nascondere la protesta dietro alle gesta di un pazzo. Ciro Benedettini, portavoce del Vaticano, negò la connessione tra il luogo scelto per la morte e la discriminazione delle persone omosessuali da parte della Chiesa. Le parole del portavoce furono:

Nella lettera trovata addosso a Ormando, non si afferma in nessun modo che il suo gesto sia determinato dalla sua presunta omosessualità o da protesta contro la Chiesa.

Le lettere vennero rimosse, ma il poeta aveva previsto tale possibilità. Prima della partenza una delle sue lettere giunse alla redazione dell’Ansa di Palermo. In una lettera Ormando spiega:

Penseranno che sia un pazzo perché ho deciso Piazza San Pietro per darmi fuoco, mentre potevo farlo anche a Palermo. Spero che capiranno il messaggio che voglio dare: è una forma di protesta contro la Chiesa, che demonizza l’omosessualità, demonizzando nel contempo la natura, perché l’omosessualità è sua figlia

Il rapporto scollegato tra Chiesa e omosessualità: tante parole e pochi fatti

25 anni dopo il gesto di Ormando ci rimane una giornata, istituita l’anno seguente, per il dialogo tra religioni e omosessualità. Questa giornata punta alla riflessione, ma tra tante parole ci sono pochi fatti. Basta ricordare, come ha fatto Lou a una mia domanda diretta, che il Vaticano è ancora oggi quell’istituzione che si è espressa contro il Ddl Zan, contro l’educazione e la tutela delle persone.

Dalla morte di Ormando sono passati tre papi e ognuno di loro ha confermato il peccato e la non naturalezza dell’omosessualità. Da Giovanni Paolo II che descrisse la pratica omosessuale come una tendenza dalla quale non ci si può liberare, fino a papa Francesco considerato progressista, ma che ancora oggi non fa un passo indietro contro la colpevolizzazione del peccato di omosessualità.

Non un martire della Chiesa: il ricordo di Alfredo Ormando in piazza

Alfredo Ormando non è un martire della Chiesa, ma una figura dimenticata dalla nostra memoria collettiva. Il gesto contro l’omofobia della Chiesa non riguarda infatti solo la comunità lgbtqqicapf2k+, perché “non era solo un uomo gay, era anche un cittadino italiano“, ricorda ancora Lou.

Oggi, lunedì 23 gennaio 2023, si terrà un presidio in piazza Campo de’ Fiori alle ore 18:30. Si tratta di un luogo simbolico, l stessa piazza dove Giordano Bruno venne arso vivo come heretico impenitente, pertinace et ostinato. Le sue parole, come quelle di Ormando, lanciarono un messaggio: “Forse tremate più voi nel pronunciare contro di me questa sentenza che io nell’ascoltarla“.

25 anni dopo la protesta di Ormando, la Chiesa non ha cambiato direzione. Oggi più che mai le lettere del poeta, che saranno lette in piazza, sono la testimonianza della necessità di un dialogo e di un cambiamento che non può più aspettare. Chi può, chi vuole, chi deve è accolto oggi (lunedì 23 gennaio 2023) in piazza Campo de’ Fiori alle 18:30.

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Articolo di Giorgia Bonamoneta