“Per i fatti relativi a Cospito, a Bologna ci sarà un grave attentato”.È il contenuto di una telefonata anonima ricevuta martedì mattina dalla portineria dalla sede del Resto del Carlino. Lo scrive la stessa testata bolognese, parlando di una “voce giovane e maschile, senza accenti, con una lieve cadenza bolognese”. La chiamata sarebbe rimbalzata – scrive il quotidiano – da un numero interno, forse quello del vecchio centralino, ed è stata presa alle 08:05 durando nemmeno un minuto. È stata immediatamente avvisata la Digos. Tajani: “Minaccia anarchica contro l’Italia, l’ultima da Caracas”.

Il fatto si associa ad una lettera, ricevuta sempre ieri dal quotidiano bolognese, contro il presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il ministro della Difesa Guido Crosetto e, in generale, contro la politica del governo sull’Ucraina. “In caso di persistenza, saremo costretti a prendere dei seri provvedimenti”, recitava la missiva

Anche sul fronte di centrosinistra giungono le prime reazioni. “Sono inquietanti le notizie che vorrebbero la città di Bologna prossimo luogo di un “grave attentato” da parte di fazioni che solidarizzano con Alfredo Cospito. Esprimo la mia vicinanza alla redazione de “Il Resto del Carlino”, che ha ricevuto la telefonata minatoria, al sindaco Lepore e alla cittadinanza, e la mia più ferma condanna verso chi tenta di avvelenare la vita istituzionale del Paese attraverso violenze e intimidazioni”. Così Matteo Richetti, capogruppo di Azione-Italia Viva alla Camera dei Deputati. 

“Una minaccia di una gravità tale che deve fare riflettere tutti, nessuno escluso.Condanniamo fermamente questo atto che riguarda tutta la città. Le istituzioni, tutte, devono rispondere con grande fermezza nel contrastare simili atteggiamenti antidemocratici”, così in una nota i consiglieri comunali Samuela Quercioli e Gian Marco De Biase del gruppo BolognaCiPiace.

Anche il gruppo Uniti per l’Alternativa condanna fermamente il “grave episodio di minacce di matrice anarchica” e confida “nel lavoro degli inquirenti affinché i responsabili fi questo gravissimo gesto vengano individuati e assicurati alla giustizia”.

Alfredo Cospito, l’anarchico pescarese di cui tanto si sta parlando in questi giorni, è in sciopero della fame da più di 100 giorni e ieri è stato trasferito nel carcere di Milano Opera. Lo spostamento è stato fatto nell’ottica di farlo arrivare in un carcere provvisto di un centro medico, alla luce delle sue precarie condizioni di salute. L’anarchico, che da ottobre si rifiuta di mangiare per protestare contro il regime del carcere duro del 41 bis (a cui è sottoposto da maggio 2022), è molto debilitato, ha perso 45 chilogrammi di peso e il suo fisico è in grande sofferenza. Stando alle notizie emerse in questi giorni dal carcere della Sardegna in cui si trovava, Cospito fatica a muoversi (usa quasi sempre la sedia a rotelle) e ha problemi di mantenimento della temperatura corporea (infatti indossa un alto numero di vestiti uno sopra l’altro nel tentativo di scaldarsi). L’altra sera, proprio per cercare di scaldarsi, ha chiesto di fare una doccia ma è caduto nell’andare in bagno (perchè ha cedimenti) e si è rotto il naso. Per toglierlo dal regime di 41 bis e rimetterlo alle condizioni di dentenzione standard è partita una petizione che nel giro di pochi giorni ha giù raccolto un forte seguito.

Nato a Pescara nel 1967 ma torinese d’adozione, Alfredo Cospito è ritenuto dalla magistratura e dalle forze dell’ordine uno degli elementi di spicco della galassia anarchica.

Ma esattamente per quali motivi Cospito è in carcere? Per quali reati? E quale pena deve scontare?

Cospito si trova rinchiuso in carcere da 10 anni per la gambizzazione di Roberto Adinolfi, amministratore delegato di Ansaldo Nucleare, fatto che risale al maggio 2012. Venne arrestato quasi subito (insieme a Nicola Gai) e rinchiuso in carcere. La condanna, diventata definitiva nel 2015, prevede una pena di 10 anni e 8 mesi. Nel frattempo, sulla sua testa è arrivata una nuova condanna a 20 anni per l’attentato alla scuola allievi dei Carabinieri di Fossano (Cuneo) e per aver guidato la Fai, Federazione anarchica informale, per cui è accusato di associazione per delinquere con finalità di terrorismo. Ma per Fossano, in realtà, per cui Cospito è imputato insieme alla compagna Anna Beniamino, ora l’anarchico rischia l’ergastolo. A Fossano gli anarchici, nel 2006, misero delle bombe carta dentro due cassonetti davanti alla caserma: non si ferì nessuno ma gli ordigni erano diretti ai Carabinieri. L’arresto avvenne solo nel 2016 dopo lunghe indagini.

La vicenda processuale della caserma di Fossano è piuttosto complicata: il reato era stato classificato come strage semplice e la condanna era arrivata, in appello, a 20 anni. La Corte di Cassazione, però, ha avuto da ridiri e ha rinviato gli atti del processo alla Corte d’appello di Torino per un ricalcolo della pena, pensando dovesse essere più alta. Questo perchè secondo i giudici della Cassazione il reato giusto da contestare era quello di ‘strage politica’, ovvero attentato contro la sicurezza dello Stato e non strage semplice come è stato fino a ora. È uno dei reati più gravi del codice penale ed esclude il condannato dall’accesso a qualunque beneficio. Come mai? Perchè gli anarchici misero le bombe carta dentro i cassonetti, ma le programmarono con un’esplosione distanziata l’uno dall’altro. la prima bomba carta, cioè, doveva richiamare qualcuno dalla caserma, la seconda ferire o uccidere qualcuno. La Corte d’appello di Torino non è d’accordo e a dicembre ha portato il caso all’attenzione della Corte costituzionale, per capire se sia possibile applicare l’attenuante del fatto di lieve entità rispetto ad un’accusa di strage politica.