Todd Field, 58 anni, meteora del cinema americano indipendente, è tra i protagonisti dell’ultima stagione dei premi Oscar. Nei suoi due primi film “In the Bedroom” (2002) e “Little Children” (2006), ha dimostrato il suo interesse al racconto degli aspetti più morbosi del quotidiano, all’indagine psicologica dei suoi personaggi. Dopo un’assenza di sedici anni, partendo dalla scrittura della sceneggiatura ha dato vita al personaggio indimenticabile di Lydia Tár, interpretato da Cate Blanchett, un concentrato esplosivo di forza e fragilità, nei panni di una direttrice d’orchestra sull’orlo di un crollo esistenziale.
La caratterizzazione tanto minuziosa del personaggio lo rende incredibilmente reale. Non pochi sono gli spettatori che dopo la visione del film hanno cercato in rete informazioni sulla protagonista. Il tranello funziona per la costruzione a tavolino di una carriera internazionale, presentata allo spettatore in una delle prime sequenze, in una sala di teatro dove si svolge la lunga intervista tra Lidya Tár e il vero giornalista del New Yorker Adam Gopnik.
Chi è dunque Lidia Tár? E’ il primo direttore d’orchestra donna ad aver raggiunto l’ambito traguardo dell’EGOT (vittoria di un Emmy, un Grammy, un Oscar, un Tony). Allieva di Leonard Bernstein si trova a Dresda dove dirige la prestigiosa Dresdner Philharmonie, vive con la compagna (Nina Hoss), una musicista dell’orchestra e con la figlia adottiva.
Lidia Tár, l’interpretazione di Cate Blanchett
L’attrice australiana domina ogni scena, con la sua postura rigida che pian piano si guasta colpita da uno scandalo dalla risonanza virale. Ha imparato il tedesco e il linguaggio della musica. L’estremo realismo delle scene dei concerti e delle prove, si deve alla presenza della vera orchestra di Dresda. Incontriamo il personaggio che si prepara ad entrare in scena dietro le quinte. Le smorfie di tensione, il volto di cera, la scarica di adrenalina prima di salire sul podio. Il movimento della macchina da presa durante l’esecuzione di un brano, enfatizza il corpo dell’attrice, ogni sua movenza, dal busto alla bacchetta, ogni muscolo che si muove impercettibile. Le sue inquadrature dal basso regalano allo spettatore una visione privilegiata sull’artista all’opera.
L’attrice candidata all’Oscar per la sua interpretazione, riesce a rendere la distanza cinica di Tár spassosa, in diversi momenti del film, come ad esempio la sequenza con i vicini di casa, disturbati dal suono del pianoforte o quella della lezione in cui si scaglia contro un allievo. Lydia soffre di misofonia, un disturbo che la rende particolarmente sensibile ai suoni del mondo, ciò aiuta il suo processo creativo ma allo stesso tempo la rende vigile e sospettosa nel momento in cui diventa preda di manie di persecuzione.
Tár, il film diretto come se fosse uno spartito
La dimensione acustica è centrale per il film. Non è un caso che i tecnici del suono siano i primi a comparire nei titoli di coda. In un intervista Todd Field ha affermato che una stanza va accordata nello stesso modo in cui si accorderebbe uno strumento. Possiamo così pensare al regista come un alter ego del direttore d’orchestra. Il ritmo del film segue uno spartito ben preciso. La prima parte è sicuramente la meglio riuscita, l’attacco d’effetto che scuote il pubblico, una panoramica vertiginosa sulla sfera razionale e sotto controllo di una donna di successo. Un ordine che si rispecchia negli interni del teatro tedesco e nella casa di Tár, dall’architettura geometrica e dal design minimalista dominato dai colori freddi.
L’edificio stabile della fama inizia a vacillare con l’arrivo di una giovane violoncellista nell’orchestra e con le accuse contro Tár per abusi psicologici sui suoi musicisti/allievi. Gelosie e rancori minano la sicurezza della donna, che inizia a crollare e con lei anche il film si perde tra le strade del thriller psicologico in cui pochi indizi vengono sparpagliati maldestramente.
Il crescendo dell’inizio si riprende nel finale, con un ribaltamento totale delle premesse. Dall’elegante scena musicale tedesca ritroviamo Tár in un piccolo teatro di un paese sconosciuto del sud-est asiatico, dai paesaggi paradisiaci e i colori vitali, dove, seppur degradata a dirigere una colonna sonora di un videogioco dal vivo a una convention di fan, mantiene la solita postura, forse meno tesa, libera dal peso del successo.
Eleonora Ceccarelli
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