Octopath Traveler 2 Recensione | Dopo esserci ripetuti fino allo stremo che vogliamo modernizzazione dei vecchi franchise, nuove emozioni, azione, situazioni in tempo reale verosimili e tanto altro riguardo Final Fantasy XVI (che non è nemmeno ancora uscito) eccoci qua. Felici come bambini di fronte a un Octopath Traveler 2 in stato di grazia pixelata, con grafica 2DHD, certo, ma sempre pixelata, battaglie a turni e classi, punti magia e pozioni che più classiche non si poteva.
Non è perfetto: molti dei problemi che affliggevano il suo predecessore non sono stati risolti, dimostrando che forse nemmeno erano problemi: erano scelte (problematiche). Gli otto protagonisti sono più carismatici, le loro storie hanno risvolti inaspettati e intrecci complessi. Però, restano troppo “antologiche” e distinte fra loro. Ciononostante, il voto che abbiamo attribuito all’esperienza parla da sé: Octopath Traveler 2 è comunque un gioiello brillante nel panorama dei GDR di stampo tradizionale, che sono oggi sempre più rari.
OCTOPATH TRAVELER 2 RECENSIONE | TESTATO SU PS5
(Disponibile anche su: Xbox Series X|S, Xbox One, PS4, Nintendo Switch)
VOTO: 8
+Trame singole dei protagonisti longeve, ben sviluppate e adulte.
+Il 2DHD lo ha inventato Octopath: come poteva non essere bellissimo nel sequel?
+Livello di sfida elevato, in pieno stile GDR old style…
-Le storie antologiche impediscono di comprendere il senso del party di personaggi
-…però ricorrere al grinding a volte è indispensabile
Octopath Traveler 2 Recensione, 8 personaggi in cerca di coesione
Gli otto racconti che Octopath Traveler 2 ci propone sono del tutto originali, indipendenti dall’Octopath Traveler originale. Il problema, è che con il titolo rilasciato inizialmente come esclusiva Nintendo Switch questo sequel condivide una struttura antologica, che compartimenta fin troppo le vicende dei singoli membri del team che controlliamo. La scelta, perché è una scelta decisa a questo punto, è quantomeno controcorrente. I giochi di ruolo a turni o meno che siano, tradizionali (non chiamateli JRPG, perchè a quanto pare i dev giapponesi la leggerebbero come un’offesa) sono da sempre story driven. Di più: la costruzione della storia conduce sempre inevitabilmente alla formazione di una squadra di combattenti. Un po’ per ovvi motivi ludici; un po’, perché la morale che sorregge la narrativa globale in qualsivoglia media premia sempre il lavoro di squadra, più che il risultato del singolo.
Ormai è così da un po’, in Italia come nel resto del mondo. Basti pensare al mondo del lavoro, dove il teamwork, le riunioni tra colleghi e quant’altro hanno soppiantato “il genio” che da solo prende la calcolatrice, l’abaco e svolta la giornata a tutti. A quello dell’arte, persino, dove ci sono meno Michelangelo, e più collettivi, artisti senza nome dietro ai quali spesso si cela più di una persona, o il cui successo dipende da campagne marketing alle quali collaborano team da decine di specialisti. Restando in tema Nerd, invece, ci sono i supereroi.
Ricordate quando in un film di Iron Man compariva solo Iron Man? Ecco. Lungi dall’essere un male: l’unione fa la forza. Di certo, però, tutte le alleanze hanno bisogno di una motivazione per formarsi. Mentre con il tempo verranno la familiarità, l’amicizia, i sentimenti: non siamo noi a dirlo, nè è un’imposizione da parte dei “poteri forti”: è la natura umana.
Per questo la direzione presa da Octopath Traveler 2 sorprende. Rappresenta come anticipavamo un unicum, nel quale vivremo otto trame distinte, otto emozioni diverse, con otto protagonisti caratterizzati uno meglio dell’altro. Senza mai far davvero intrecciare queste otto vicende, senza che si insinui il confortante calore della sodalità in quello che pare più un conglomerato di mercenari senza cuore, che un team su cui contare. Non potrebbe essere più lontano dalla realtà, dal momento che ciascun membro è, indipendentemente dagli altri, iper emozionale e sfaccettato.
Ci sono le missioni speciali, è vero. Per lo meno consentono a due eroi alla volta di legare idealmente tra loro collaborando alla riuscita dello stesso incarico. Ma la generale sensazione è di menefreghismo totale, sincero disinteresse all’altrui sfera: incomunicabilità. Emozioni potentissime, lo ripetiamo, ma inscatolate con otto fiocchetti di colore, dimensione, stile diverso. Ciascuna sola, in un mare di possibili interazioni che non si verificano mai.
Chissà, ad alcuni potrebbe piacere, probabilmente c’è persino che preferisce questo approccio che lascia a ogni narrazione più spazio e tempo per lasciarsi capire. Di certo, il rischio di perdersi qualcosa è bassissimo. In chi vi scrive ora, però, rimane un sottofondo di malumore, ripensando alla squadra che non è una squadra, se non per scopi legati al gameplay.
Una tradizione destinata a sparire?
I giochi di ruolo a turni sono una tradizione destinata a sparire. Non lo diciamo noi, ma chi quei giochi li sviluppa e li vende. A riguardo di Final Fantasy XVI si è detto che non poteva essere altro che action. Pare che il senso di straniamento quando abbiamo di fronte un nemico che il nostro protagonista odia sia troppo, se non agiamo forsennatamente per abbattere l’antagonista. Stare fermi di fronte a lui aspettando di trovare la strategia perfetta, o aspettarsi che lui sia tanto gentile da non colpirci mentre pensiamo, insomma, pare essere diventato troppo per le generazioni attuali. Di nuovo, non sono pensieri nostri, ma il risultato di analisi svolte in ambito commerciale da Square Enix. Piuttosto che trovare una soluzione arzigogolata per movimentare le battaglie lasciando la struttura a turni, passare all’action è una risposta più immediata. Ci piace? Dipende.
Octopath Traveler 2 è un gioiello di game design. Semplice, immediato, a turni “come una volta”, ma non per questo poco dinamico o poco evocativo. Sarà per l’età di chi vi scrive (comunque non avanzata eh, sono nato nell’anno dello SNES n.d.r.)? Il dubbio sul perchè non si riesca più a immaginare un combattimento a turni senza annoiarsi, personalmente, ci sfugge. Forse, piuttosto, a essere tedioso non è la lotta in sé, ma il corollario di tradizioni che circondano i turni e il bilanciamento del potere offensivo, difensivo e degli HP forniti agli opponenti.
Di fatto, Octopath Traveler 2 va approcciato sapendo che dovremo per forza grindare livelli ed esperienza, prima o poi. Altrimenti, alcuni incontri avanzati lungo le storie di ciascun membro del party diventano un braccio di ferro eccessivamente estenuante. Proprio come per la divisione antologica delle storie di gioco, però, riteniamo che anche l’approccio “duro e come una volta” al reparto ludico e al grinding siano una scelta deliberata.
Già in Octopath Traveler questo era vero in nuce, esaltato nel sequel da una pletora di avversari più varia, estesa e con moveset più pirotecnici e spettacolari. Per questo Octopath Traveler 2 non è solo il figlio di un genere che sta collassando in favore di altri più frenetici. Potremmo dire che è proprio l’emblema di una tradizione destinata a scomparire: quella dei JRPG. Forse per questo, come accennavamo prima, gli sviluppatori di oggi sono avversi a questa definizione (JRPG). Non tanto perché li limita territorialmente, come è stato detto da alcuni, suggerendo che i Giochi di Ruolo Giapponesi siano diversi, non sempre in senso buono, dagli altri. Piuttosto, perché in una sorta di iniziale “damnatio memoriae” si vuole cancellare quel passato oggi così mal giudicato. Ai posteri, come si dice, l’ardua sentenza.
VERDETTO
Octopath Traveler 2 a noi è piaciuto tanto. Abbiamo gradito il suo gameplay lento, strategico, ma a nostro avviso mai noioso o frustrante. Se siete usciti indenni dai vecchi FInal Fantasy, Octopath è un bicchiere d’acqua fresca: già Triangle Strategy era molto più impegnativo, per dire. Che dire poi della narrazione, servita splendidamente dalla grafica in 2DHD così evocativa, eppure così semplice. Una tecnica in cui la fantasia del giocatore può liberarsi al meglio, più che nelle produzioni attuali iper definite. Delineate al millimetro del pelo di barba dell’NPC. Ne riconosciamo i limiti, gli spigoli vivi che possono pungere. Che pungeranno chi non mastica questo tipo di videogame da un po’, o non l’ha proprio mai digeriti. Per questo lo premiamo, nonostante tutto: sperando che non sia solo una delle “fantasie finali” che, stavolta, “finali” potrebbero esserlo davvero.