Celebriamo oggi un cantautore depresso e cupo a tal punto da spingere i giovani al suicidio: Claudio Lolli. Un cantautore impegnato politicamente era affiliato addirittura alle Brigate Rosse. Sul suo nome hanno pesato, fin dall’inizio della sua carriera, pregiudizi o pareri errati e distorti. Un autore certamente non sconosciuto, Lolli ha avuto alcuni riconoscimenti importanti, come sempre tardivi, e ha goduto di notevole fama negli anni Settanta, decennio che ha cantato e raccontato in dischi straordinari.
Chi era Claudio Lolli
Claudio Lolli nasce a Bologna nel 1950, in una famiglia piccolo borghese che avrà modo di criticare apertamente in alcune canzoni.
Le sue prime esperienze musicali avvengono all’Osteria delle Dame, di Bologna, nei primi anni settanta. Il giovane Lolli divora i testi cult della Beat Generation, ma le sue prime passioni non sono le canzoni di protesta del folk americano, bensì le hit pop dei Beatles. Dai fab four apprende l’arte della melodia e della dolcezza che caratterizzeranno il suo cantautorato.
Proprio al tavolo dell’Osteria delle Dame, nei primi anni Settanta, si cementa il legame con il suo mentore: Francesco Guccini. Tra un fiasco di vino e una chitarra, prendono forma quelle prime composizioni stralunate che illuminano squarci di vita quotidiana con lampi di poesia. Guccini ne resta stregato.
Proprio Guccini lo porta alla EMI. L’etichetta gli fa firmare un contratto e pubblica i suoi primi 4 LP. Il primo disco, Aspettando Godot del 1972, è arrangiato da Marcello Minerbi, ex leader dei Los Marcellos Ferial, che si rifà per le sonorità allo stesso Guccini, Fabrizio De André ed ai cantautori francesi degli anni cinquanta.
La carriera artistica e musicale di Claudio Lolli
Pur con le carenze tipiche degne di ogni opera prima, emergono alcune tematiche caratteristiche nei dischi successivi di Claudio Lolli: l’impegno politico, il disagio esistenziale, la critica all’istituzione familiare, l’anticlericalismo ed il senso della vita.
Il disco riesce nell’intento di far notare il giovane cantautore; alcune sue canzoni vengono trasmesse spesso per radio nelle trasmissioni dedicate alle nuove proposte. Il disco successivo, Un uomo in crisi. Canzoni di morte. Canzoni di vita del 1973, ricalca nelle atmosfere il precedente. Musicalmente l’album vede la partecipazione di Andrea Carpi, Piero Guccini (fratello di Francesco) e Stefan Grossman alle chitarre.
Il terzo disco pubblicato dalla EMI esce nel 1975, Il disco successivo, Canzoni di rabbia. Questo lavoro si avvale degli arrangiamenti di Ettore De Carolis, musicista “colto” e musicologo, già noto negli anni sessanta come membro del gruppo psichedelico Chetro & Co, in seguito collaboratore di Guccini, degli Alunni del Sole e di Alan Sorrenti. De Carolis modifica gli arrangiamenti delle canzoni di Lolli, aggiungendo le percussioni di Giorgio Battistelli alle chitarre di Roberto Picchi e dello stesso Lolli. Dal punto di vista compositivo, le tematiche si ripetono approfondendo la critica anticlericale ed il disagio esistenziale.
L’anno successivo viene pubblicato il suo album di maggior successo: Ho visto anche degli zingari felici. Un lavoro particolarmente colto, come può evincersi tra le altre cose dal fatto che, come riportato nelle note di copertina, scritte dallo stesso Lolli, l’anzidetto titolo del disco è la citazione di un film jugoslavo del 1967. Il disco nasce musicalmente dalla collaborazione di Lolli con il Collettivo Autonomo Musicisti di Bologna, composto da Adriano Pedini alla batteria, Roberto Costa al basso, Roberto Soldati alle chitarre e Danilo Tomasetta al sax e al flauto.
La crisi
Nonostante il successo del disco, il cantautore decide di non rinnovare il contratto con la EMI e di passare alla Ultima Spiaggia, un’etichetta discografica alternativa fondata da Nanni Ricordi.
Nel settembre del 1977 esce il disco Disoccupate le strade dai sogni, anch’esso strettamente legato all’attualità, in particolar modo ai fatti di Bologna dell’11 marzo 1977 e alla morte di Francesco Lorusso.
L’album, musicalmente più difficile rispetto agli altri, non riscuote il successo del precedente; Lolli ipotizza la pubblicazione di un disco dal vivo, ma la nuova etichetta discografica fallisce e il progetto viene accantonato.
Il cantautore decide di fare retro marcia e ritorna alla EMI. Nell’aprile del 1980 viene pubblicato Extranei, disco che raccoglie canzoni non strettamente legate all’attualità e che è particolarmente interessante per gli arrangiamenti, curati da Bruno Mariani e Danilo Tomasetta.
Il disco successivo esce nel 1983, Antipatici antipodi. Per questo lavoro la EMI fa le cose in grande: la copertina è disegnata da Andrea Pazienza e con il brano, Notte americana, Lolli partecipa alla trasmissione Azzurro in onda sulla RAI.
Il grande ritorno e la scomparsa
Negli anni novanta album come Nove pezzi facili, Intermittenze del cuore e Viaggio in Italia, riportano Lolli all’attenzione del grande pubblico.
Il 2000 è l’anno di Dalla parte del torto, forse uno dei dischi più significativi di questo periodo della sua carriera. Il titolo nasce da una frase di Bertolt Brecht, citata nell’interno della copertina “…dato che tutti gli altri posti erano già occupati, ci siamo seduti dalla parte del torto“. L’album contiene canzoni nuove ed alcuni pezzi storici riarrangiati per l’occasione.
Nel 2012 gli viene assegnato il riconoscimento alla carriera “Amilcare Rambaldi”, nel corso della Prima Rassegna “Storica e Nuova Canzone d’Autore” di La Spezia, organizzata dall’associazione culturale musicale Aspettando Godot.
Il 16 aprile del 2014 è tra gli ospiti di We Love Freak, un concerto in onore di Roberto “Freak” Antoni, scomparso il 12 febbraio; canta Angolo B, brano scritto con Dandy Bestia e Freak Antoni accompagnato dagli Skiantos e condivide il palco con Eugenio Finardi, Luca Carboni, Marco Carena, i Powerillusi, Omar Pedrini, Paco D’Alcatraz, Johnson Righeira e molti altri grandi artisti della musica leggera italiana.
A marzo 2017 pubblica il nuovo album, Il grande freddo. Questo disco è stato realizzato attraverso un crowdfunding lanciato via web. Vincerà la Targa Tenco nella categoria “Miglior disco dell’anno in assoluto”.
Malato da molti anni di cancro, da cui pareva essersi ripreso, muore il 17 agosto del 2018 all’età di 68 anni.
Alessandro Carugini
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