Per la prima volta vengono riunite cinque delle dieci tele, che compongono “Il fregio di Enea”, del pittore ferrarese Dosso Dossi. Le opere raffigurano scene dell’Eneide di Virgilio, che facevano parte della preziosa composizione del maestro ferrarese, allestita per il Camerino d’Alabastro di Alfonso I d’Este, tra il 1518 e il 1520. La prima mostra mai dedicata a questo ciclo. Opere provenienti dalle collezioni del Louvre Abu Dhabi, della National Gallery of Art di Washington e del Museo del Prato. Tale magnificenza è ospitata, alla Galleria Borghese solo per pochi mesi.
Un viaggio artistico alla scoperta del Rinascimento italiano con Dosso Dossi
Il fregio, di cui ad oggi sono state ritrovate solo sette tele, è stato realizzato da Dosso Dossi traendo ispirazione da alcuni episodi specifici del poema Virgiliano. Tratti dal primo, terzo, quinto e sesto libro, dove le vicende di Bacco e Venere (madre di Enea) si mescolano all’esaltazione della temperanza nei governanti e la celebrazione della fondazione della città, tra momenti di gioia e scene drammatiche. Il ciclo è legato in modo complesso e diversamente interpretato, agli altri dipinti allora presenti di Bellini, Tiziano, e dello stesso Dosso.
In mostra accanto a “Viaggio agli Inferi” (dal libro VI), appartenente a una collezione privata e per la prima volta esposto al pubblico, c’è “La peste a Cretese” (dal libro III ) direttamente dal Louvre Abu Dhabi , “L’arrivo dei troiani sulle coste libiche e giochi siciliani in memoria di Anchise” (dal libro V), “L’arrivo dei troiani alle isole Strofadi e l’attacco delle arpie” (dal libro III) proveniente dal Museo del Prado di Madrid , “La riparazione delle navi troiane e la fondazione di una città in Sicilia” (dal libro V) della National Gallery of Art di Washington D.C.
Siamo molto contenti di avere questa unica ricostruzione del fregio, pezzi che da poco sono riemersi. Alla fine del 1998, si cominciava a scoprire di più l’artista, se pensiamo alle mostra di Ferrara, i convegni a Los Angeles, in questo fine secolo sono stati condotti gli ultimi studi su Dosso Dossi. Dai paesaggi d’invenzione, estremamente originali, alle episodiche scene ispirate all’Eneide. Il maestro della pittura padana, è uno dei grandi protagonisti del rinascimento italiano. Un’abilità artistica, con cui riesce a fondere gli elementi che provengono dalla pittura veneta esempio quella di Giorgione (il paesaggio), e alcune suggestioni nordiche, come i pittori fiamminghi che erano numerosi alla corte estense.
– Francesca Cappelletti, direttrice della Galleria Borghese
Queste tele, in cui la vena fantastica e immaginifica di Dosso viene esaltata dalle storie della poesia antica, sono caratterizzate da colori vibranti, un’affascinante eccentricità e la straordinaria profondità e suggestione dell’intero campo prospettico. Composizioni brillanti che rappresentano l’inesorabile talento dell’artista ferrarese, che all’epoca conquistava nuova vitalità e riconoscenza nell’ambiente artistico cinquecentesco.
Il fregio di Enea: il tesoro italiano del rinascimento italiano
Il fregio di Enea arriva nella collezione di Scipione Borghese nel 1608, all’origine c’erano dieci tele, che raccontavano le storie di Enea, con l’esclusione di tutte le guerre d’Italia. Successivamente alla fine del settecento, la collezione viene acquistata dal pittore e direttore del Prado Josè de Madrazo, probabilmente durante il soggiorno romano (1803-1819). È lo stesso de Mandrazo, nel catalogo del 1856 della sua collezione, a descrivere il ciclo pittorico come quello che correva sopra “I Baccanali” di Tiziano nel camerino delle pitture del Castello di Ferrara.
Per Scipione – che, oltre a essere proprietario anche del dipinto Enea che fugge da Troia di Federico Barocci, nel 1618 commissionò a Gian Lorenzo Bernini il suo primo gruppo scultoreo, Enea, Anchise e Ascanio – la vicenda di Enea come fondatore di Roma e di un nuovo impero aveva un profondo significato, legato all’esistenza del pontificato e al suo rapporto con la città. Il fregio, depurato dall’autore degli effetti negativi della passione amorosa e della guerra, offre Enea nella sua accezione più positiva: eroe e uomo incarnazione della pietas romana, che aveva trasformato il dolore dell’esilio in un’impresa che avrebbe riscritto il suo destino e quello del mondo.
Abbiamo cercato di evocare, in questa stanza, la ricchezza della pittura di Dosso e delle collezione estensi.
Francesca Cappelletti, direttrice della Galleria Borghese
Nei dipinti di Dosso Dossi è presente una sorta di paesaggio universale, un campionario di elementi: le coste, il mare, le colline, le città in costruzione, il paesaggio infernale, che Enea osserva scendendo nel mondo ultraterreno. Nello stesso tempo l’eroe in viaggio verso la fondazione di una nuova patria, sottolinea la centralità di Roma, nel Cinquecento e nel Seicento, per gli artisti europei.
Le cinque tele che raccontano lo stile originale e inconfondibile di Dosso Dossi, tra poesia antica e pennellate di colori brillanti e vivaci
La serie di tele offre uno sguardo approfondito sulla tecnica artistica del pittore ferrarese. La capacità di fondere la tradizione rinascimentale con un’originale visione personale. Un linguaggio pittorico ricco di simbolismo e di pregnanza emotiva. Il fregio di Enea si contraddistingue per l’abilità con cui Dosso Dossi riesce a coniugare la rappresentazione della natura con l’elaborazione di scene mitologiche e allegoriche.
L’artista presta particolare attenzione ai dettagli e ai rapporti spaziali, creando paesaggi di grande profondità, impregnati di realismo. Inoltre, le figure umane sono caratterizzate da una notevole espressività e da una cura minuziosa nella resa anatomica, che ne esaltano la tridimensionalità e la presenza scenica. Nel fregio di Enea, Dosso Dossi rivela la sua maestria nel maneggiare i colori e le forme, dando vita a un’opera di straordinaria vivacità e dinamismo. Un evento imperdibile per gli appassionati d’arte, che avranno l’opportunità di ammirare da vicino il talento e la genialità di uno degli artisti più innovativi del Rinascimento italiano.
L’opera imperfetta, che consacra Dosso Dossi nell’immaginario storico-artistico di tutti i tempi
Con questa mostra, infatti, la Galleria Borghese conclude il percorso intrapreso nel 2021, dedicato al paesaggio, per aprire un nuovo filone di ricerca dedicato al viaggio e allo sguardo degli artisti stranieri sull’Italia. La mostra è visitabile dal 4 aprile 2023 fino all’11 giugno 2023. Il biglietto ha il costo di 13 euro (intero), ridotto 18-25 anni al costo di 2 euro. Un viaggio immerso nell’arte ferrarese del cinquecento. Tra paesaggi irreali e storie mitologiche, che si fondono con la bellezza della linea pittorica. Tutto questo è il percorso che propone la Galleria Borghese, con l’installazione momentanea del Fregio di Enea. Un’esperienza assolutamente da non perdere.
“Ciò che non otteneva con la linea, il Dosso tentava di ottenere mediante i colori, perfino la violenza del moto passato dalle figure alle cose. E, nonostante il cartone di Raffaello, anche più tardi, il Ferrarese, dipingendo in parte il San Michele, «ex voto» di Alfonso I d’Este, […], per il recupero della città dalle mani del Papa, non riescì se non negli effetti coloristici, nei lampeggiamenti della corazza, nei contrasti di luce ed ombra, a ottenere agitazione di elementi, e, meravigliando, abbacinando, energia.”
-Adolfo Venturi su Dosso Dossi
Marri Irene
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